Tra le fauci dei Distruttori

Gli eruditi concordano nel dire che la città di Uth-Drannor è la più antica tra le poche rimaste sotto il controllo della stirpe dei Nani. Le sue fortificazioni esterne sono imponenti e solide nonostante abbiano scrutato la Valle di Thaern per più di duemila anni. Nessuno può ricordare le fucine dalle mille vampe della solitaria Darkegad o le ricchezze smisurate sepolte negli abissi di Knazàrn l’Antica; eppure tra le ampie sale di Uth-Drannor è possibile scorgere ancora la fulgida gloria della stirpe di Drann, eco dei tempi remoti nei quali i Nani conquistarono e sottomisero al proprio volere le ossa stesse delle montagne.

Innanzi al Valico di Dargrimor, tra la neve e il ghiaccio, era stato allestito un accampamento piuttosto esteso, a malapena nascosto dagli alberi spogli che sorgevano aggrappati alle dure rocce delle colline. In quei giorni erano molti coloro che cercavano riparo tra le possenti mura di Uth-Drannor, vantando pegni di gratitudine e richiedendo che venissero onorate antiche alleanze: ma nessuno che non appartenesse alla stirpe di Drann veniva ammesso oltre i cancelli del Valico di Dargrimor.

I nobili di Ursathra attesero di poter conferire con i guardiani del cancello, all’ombra delle maestose sculture che si ergevano da entrambi i lati della Via dei Costruttori, e presentarono la loro richiesta, accompagnata dalla moneta donata loro da Gromnir alcuni giorni addietro. Tuttavia il robusto Nano che sbarrava loro il passo non si fece impressionare dall’urgenza nella loro voce e chiese loro di attendere, portando con sé la preziosa moneta.

Nell’attesa il gruppo valutò la possibilità di aprirsi la strada con la spada: l’impresa pareva disperata e ben al di sopra delle loro forze. La guarnigione dei Nani, oltre ad essere numerosa, disponeva di armi e corazze tali da scoraggiare qualsiasi aggressione. Tuttavia i timori dei nobili si rivelarono infondati, e dopo una lunga attesa vennero ammessi oltre i cancelli, tra le proteste dei viandanti ai quali veniva negato l’accesso.

Oltrepassata la maestosa Valle di Thaern in compagnia di dieci nani armati fino ai denti, i viaggiatori vennero scortati ai Cancelli di Uth-Drannor. Qui un Nano che indossava un mantello rosso con il simbolo della stirpe Reale di Ungrim li accolse e porse loro il benvenuto, invitandoli a seguirlo al cospetto di Re Eberk.

Non avendo molta scelta, i nobili di Ursathra accondiscesero alla richiesta, e al seguito dell’emissario del Re attraversarono ampi saloni e smisurate caverne, camminamenti sospesi che si affacciavano in baratri apparentemente senza fine: una città maestosa e imponente si dispiegava ai loro occhi e John rimase senza fiato nell’ammirare la maestria con cui erano state realizzate le strutture, le volte, gli archi della cittadella sotto la montagna; ogni roccia sembrava scolpita affinché la sua bellezza venisse esaltata alla luce tremolante dei bracieri e delle torce. Un violento incontro tuttavia attendeva i viaggiatori al termine di sì mirabile visione.

D’improvviso da una delle botteghe ai lati di una strada fiancheggiata da uno strapiombo si udì un fragoroso rumore seguito da molte grida: accompagnato da una nube di polvere e pietrisco, da una delle arcate buie emerse, proprio innanzi alla compagnia, una creatura terrificante. Alta, eretta sulle zampe posteriori, essa sembrava composta di roccia scura come lava pietrificata; nel petto tuttavia ardeva una fiamma rossa e incandescente, che illuminava il grottesco e mostruoso volto e le fauci irte di zanne. Subito si udì il suono potente dei corni da battaglia unito alle grida dei Nani, che lanciavano l’allarme o chiamavano i propri simili alle armi.

Il volto dell’emissario reale si contrasse in una smorfia di rabbia e impugnando le armi ruggì: “Un Distruttore è giunto al mio cospetto? Che dunque ascolti il tuono dei nostri  martelli!”, e apparentemente dimentico dei suoi importanti ospiti si gettò nella mischia; e poiché i viandanti che scortava erano tutto meno che cauti, lo seguirono nella battaglia senza alcun indugio.

Quando John giunse innanzi al Distruttore, questi aveva appena fatto a pezzi tre robusti nani, schiantandoli contro una delle pareti con una sferzata della sua lunga coda ossuta. Sebbene la creatura fosse circondata da ogni parte da Nani decisi ad abbatterla ad ogni costo, la sua corazza di pietra sembrava inviolabile; anche Brandano se ne accorse, e benedì senza indugio le armi dei suoi compagni, facendole brillare per un istante sul campo di battaglia.

Grazie agli incantamenti sacri di Brandano, le armi della compagnia ebbero ragione dell’invincibile costrutto, ma non senza che questi avesse dimostrato la propria forza: la corazza di maglia di John era squarciata in più punti, e il nobile di Ravendish aveva subito una profonda ferita al braccio sinistro. Brandano si occupò di medicarli come era possibile, cercando di soccorrere anche i Nani caduti sul campo di battaglia: la furia del Distruttore tuttavia aveva mietuto molte vittime.

L’araldo reale, finalmente tornato in sé, li esortò a seguirlo e a proseguire, rifiutandosi di fornire alcuna spiegazione; tuttavia i viandanti compresero che questo doveva essere il motivo per cui nessuno straniero era ammesso dentro la città, e che le sue strade erano probabilmente meno sicure di quanto potessero ritenere le genti che vivevano sotto il cielo terso.

Fu così che la compagnia si presentò dunque al Re Eberk di Ungrim, Signore di Uth-Drannor e alla sua corte, nella maestosa Kvazarvir, la Sala del Trono dei Re. Inginocchiatisi innanzi al Signore della Montagna Bianca, Martin notò non senza stupore che il suo antico maestro d’arme, Narth-Urn, sedeva su uno scranno riservato ai consiglieri del Re e ascoltava con attenzione il resoconto dell’araldo, che elogiava gli uomini presenti per aver preso parte alla battaglia e sconfitto uno dei Distruttori.

Al termine delle presentazioni, Martin prese la parola, e con voce accorata chiese l’aiuto del popolo di Drann contro la nera tenebra che avanzava da oriente; ma per quanto il suo appello fosse sincero, il cuore di Eberk rimase chiuso. L’amaro sapore della sconfitta arse nelle gole degli avventurieri: i Nani non avrebbero combattuto al fianco degli Uomini. Eberk di Ungrim li congedò; la loro missione era fallita.