Draskìr – 15 maggio A.D. 1298

Successe ancora, molte volte, lungo il viaggio di ritorno. Ne potrei raccontare di cose. Ma non so se potrei farlo in battaglia. Comunque non ha importanza. Non andrò più in battaglia. C’è già molta tristezza nel mondo, senza bisogno di altre guerre. Questa religione inutile. Grazie, Dio, di avemi insegnato. Grazie per avermi fatto capire. Vorrei scrivere. Ma mi prenderebbero per apostata. Allora preferisco vivere. Conoscere gli uomini. Mi piacerebbe poter leggere di più. A Benediktbeuren c’erano molti libri da leggere. Uno degli aspetti negativi della vita di un frate mendicante è quello di non aver a che fare con le biblioteche. Mi dispiace, ma tant’è.
In compenso sono molto stimato. I contadini, gli artigiani, persino i fabbri, per non parlare della povera gente e delle donne. Un tempo avrei pagato per tutto questo, anche se me l’immaginavo diverso. Comunque una bella donna è bella anche senza un vestito da nobile. E l’oste che ti è riconoscente per aver fatto nascere suo figlio è una comodità che molti nobili non possono permettersi. E ora non è come i primi anni, che non ero nessuno. Ho fatto bene a curare il Conte. Sì, va bene, tre giorni di tortura, ma ora ho la protezione. Tu ne sai qualcosa, vero?
Tu, tu. Non ti interessa come ti chiamo. È chiaro. Solo uno stupido potrebbe pensare che Dio ha un nome. Dio ha molti nomi. Sono gli uomini ad averne solo uno per chiamarlo.
Questa del vecchio Eteleberto ci sono stato un po’, ma alla fine l’ho capita, me l’hanno spiegata dei giocolieri di passaggio.

Brandàno il Crociato