Madrigale per Monna Elisabeth scritto nella taverna del Profeta

In un boschetto trova’ pasturella
più che la stella – bella, al mi’ parere.
Cavelli avea biondetti e ricciutelli,
e gli occhi pien’ d’amor, cera rosata;
con sua verghetta pasturav’ agnelli;
[di]scalza, di rugiada era bagnata;
cantava come fosse ‘namorata:
er’ adornata – di tutto piacere.
D’amor la saluta’ imantenente
e domandai s’avesse compagnia;
ed ella mi rispose dolzemente
che sola sola per lo bosco gia,
e disse: “Sacci, quando l’augel pia,
allor disia – ‘l me’ cor drudo avere”.
Po’ che mi disse di sua condizione
e per lo bosco augelli audìo cantare,
fra me stesso diss’ i’: “Or è stagione
di questa pasturella gio’ pigliare”.
Merzé le chiesi sol che di basciare
ed abracciar, se le fosse’n volere.
Per man mi prese, d’amorosa voglia,
e disse che donato m’avea ‘l core;
menòmmi sott’ una freschetta foglia,
là dov’i’ vidi fior’ d’ogni colore;
e tanto vi sentìo gioia e dolzore,
che ‘l die d’amore – mi pàrea vedere.