E’ mattina presto e me ne rimango qui a vegliare la finestra: i pensieri si fanno fitti in questi momenti… da quel poco che so, il viaggio che conduce al Dio non è mai stato semplice per nessuno. Così tante tentazioni e dubbi, un’infinità di possibilità per cedere alla disperazione e al dolore di queste ferite che ricoprono il mio corpo, all’odio e al sangue raggrumato dei goblins che lordano le mie vesti e il mio simbolo sacro… alle volte mi piacerebbe essere come Falstaff e la sua inguaribile noncuranza verso tutto ciò che concerne argomenti come lo spirito e l’anima: un involucro di carne e acciaio scaraventato in questo posto freddo e infestato da oscure creature, senza che abbia un qualsivoglia destino da compiere o una strada da percorrere. Lo osservo con un sorriso mentre russa, poi torno a guardare fuori, puntando gli occhi sulla neve e lasciandomi inebriare la mente dall’aria gelida mattutina. Inspiro profondamente… proprio qui, in questa logora locanda, davanti all’alba che sorge vedo comunque la mano di Elric che disegna il mio fato… spero solo di essere abbastanza forte da saperne distinguere sempre bene i tratti. Finché sarà così ci sarà sempre speranza per me… e per loro.