E nessuno venne risparmiato, poiché la fame che li lacerava era più profonda degli sconfinati abissi del grande mare.
La compagnia salutò con gioia l’ingresso di Bell nella taverna del Sole Brillo. Il guerriero aveva riportato ferite profonde, e nei giorni immediatamente successivi alla sconfitta della strega di Morrowind non erano stati pochi a dubitare che potesse sopravvivere; ma la tempra del combattente aveva dimostrato, in quel disperato frangente, tutta la sua robustezza e Bell sedette al tavolo accanto a Grinwald, mentre Dorian si premurava di portargli uno stufato bollente, cucinato con le prelibatezze un tempo destinate ai crudeli mezzo-giganti.
Mentre il guerriero lavorava alacremente di mascelle, i suoi amici lo misero al corrente degli avvenimenti. Erano infatti trascorsi tre giorni dalla battaglia contro Zethrela, e molti eventi erano occorsi.
La compagnia del Corvobianco aveva braccato e affrontato Gauthier mentre Elinor accompagnava gli avventurieri contro la nera incantatrice. All’angolo e senza scampo, il mezzo-gigante aveva combattuto con furia cieca e l’ultimo dei suoi colpi era riuscito a spezzare lo scudo e il braccio di Valamir; ma prima che il gigantesco brigante riuscisse a sferrare il colpo fatale, la spietata lama di Irdre aveva reciso, di netto, la sua testa, adesso avvolta nel sacco insanguinato di Dismas, che intendeva reclamare la taglia offerta dal signore di Gundobad.
I corpi dei due mezzo-giganti e quelli dei banditi che avevano vestito a lungo le insegne di Lairenne erano stati dati alle fiamme all’esterno delle mura, mentre Marlon e Rogar erano stati sepolti al cimitero di Tullvéch, vegliati dalle lapidi, sobrie ma solenni, scolpite per loro da Mastro Dargo.
Sebbene il villaggio di Tullvéch fosse adesso libero dalla tirannia di Razàl e dai malefici di Zethrela, gli abitanti sopravvissuti erano perlopiù donne, vecchi e bambini. In quanto eredi del feudo, presto sarebbe toccato ai membri della compagnia premurarsi di ovviare alle tragiche conseguenze determinate dalle azioni del proprio avo; tuttavia, almeno per il momento, essi rinviarono tali decisioni poiché non avevano escluso che il Signore di Lairenne potesse essere ancora vivo.
Tutti gli avventurieri concordarono fosse indispensabile recarsi al maniero, e scoprire cosa fosse effettivamente accaduto tra quelle mura silenziose. Era impossibile tuttavia utilizzare l’accesso principale, poiché il ponte era interamente franato tra le acque del lago di Greveil. Essi avevano scoperto tuttavia che esisteva un secondo accesso, un molo che si affacciava a occidente munito di un sistema di carrucole e pulegge per consentire alle merci che avevano risalito il fiume Lemalier di raggiungere il castello senza passare per Tullvéch. Era necessaria un’imbarcazione, ma poiché non vi era traccia di quelle che erano state sequestrate dai mezzo-giganti, gli avventurieri si risolsero a costruirne una.
Nelle settimane che seguirono il tempo andò mutando, e le giornate si fecero ancora più fredde mentre il gelido respiro dei Monti dei Giganti discendeva impietoso sulle terre occidentali di Cheemon. Finalmente la bassa chiatta a remi preparata per loro venne completata, e un ghiacciato ma luminoso mattino di metà dicembre gli avventurieri si prepararono a lasciare Tullvéch, diretti al castello di Lairenne che vegliava severo su di loro.
Nessuno di essi aveva alcuna familiarità con le imbarcazioni, ma Bell e Grinwald remarono con vigore, mentre Dorian teneva diritta la barra del timone; a prua Marchesa scrutava tra le acque scure del lago, cercando di scorgere eventuali scogli traditori.
La traversata fu breve e finalmente essi poterono mirare il versante occidentale della scogliera. Oltre un’insenatura naturale si vedeva chiaramente una grotta invasa dalle acque, poco ampia ma dalla volta vertiginosa, entro la quale erano stati costruiti complessi marchingegni che permettevano a merci e uomini di risalire verso il maniero. La compagnia manovrò la piccola imbarcazione fino a raggiungere ciò che restava dell’antico molo di pietra, e assicurata la cima mise piede sulle consumate lastre, nere come basalto.
Disgraziatamente la piattaforma che avrebbe consentito loro di risalire verso l’alto sembrava bloccata ad una considerevole altezza, ma Dorian si fece avanti e recitate le formule di un arcano sortilegio sollevò dalle acque ossa vecchie e contorte, che combinandosi insieme formarono una rudimentale scala, sorretta unicamente dalla magia del necromante. Bell non ebbe esitazione e saggiata la robustezza di quella macabra apparizione, risalì fino alla piattaforma sospesa, seguito presto dai suoi compagni.
Senza perder tempo, Bell e Grinwald si mossero verso la gigantesca ruota dentata, di cui potevano vedere solo la metà superiore. Ma prima che potessero togliere il fermo, il grido di Marchesa li costrinse a rivolgere la propria attenzione verso il molo.
Non morti, affogati chissà quanti anni prima, emergevano adesso lentamente sulla banchina, formando un macabro corteo diretto alla piccola imbarcazione. Una ad una le abiette creature vi salirono a decine, fino a quando la chiatta, gravata dal loro peso, non iniziò a imbarcare acqua e ad affondare. Senza poter intervenire, gli avviliti avventurieri poterono soltanto seguire con lo sguardo il fato del loro mezzo di trasporto, trascinato sul fondo del lago da mani empie, gonfie e macilente.
Non potevano tornare indietro, quindi andarono avanti. Bell e Grinwald azionarono la gigantesca ruota, e lentamente portarono in alto la piattaforma, fino a raggiungere un basamento di pietra, collocato a più di trenta metri d’altezza, su cui si affacciavano stretti gradini intagliati nella roccia che sparivano nel cuore della scogliera.
Gli impavidi avventurieri si inoltrarono per il buio corridoio, dopo aver bloccato il fermo della piattaforma mobile che li aveva portati a quella vertiginosa altezza; e dopo alcune centinaia di gradini, Bell, che apriva la fila, vide nuovamente la luce del sole e varcato un cigolante cancello di ferro si trovò infine all’interno del cortile del castello di Lairenne.
Non vi era anima viva ad accoglierli, e su tutto gravava un pesante senso di abbandono. L’attenzione di Bell fu catturata dall’ingresso di una delle torri, il cui doppio battente era stato messo a dura prova da un assalto tanto recente quanto furioso. Marchesa tentò invano di scalare le pareti della torre per raggiungerne la sommità, ma dopo una non troppo rovinosa caduta decise di lasciare a Bell e Grinwald la possibilità di dimostrare la loro forza. I due guerrieri smantellarono lo stallo di un mercante poco distante e misero insieme una specie di ariete, con il quale, molto rumorosamente, abbatterono la porta d’ingresso.
La torre era stata adibita ad armeria in un tempo non troppo remoto, ma il suo unico occupante si era lasciato morire all’interno di fame e di sete. Qualunque cosa si trovasse all’esterno lo aveva spaventato più del fato terribile a cui si era consegnato.
La compagnia cominciò a esplorare gli edifici che si affacciavano entro le mura del grande castello, raccogliendo sempre più disperate testimonianze di quelli che erano stati i suoi occupanti. Man mano che la verità si faceva strada nelle loro menti, essi non poterono che provare pietà per gli abitanti del maniero, divorati vivi da creature raccapriccianti e beffarde, la cui origine, per il momento, era impossibile da spiegare.
Fu allora che la videro: la statua equestre del loro avo, che si ergeva al centro del distretto dei mercanti, era priva della testa e del braccio… e sull’alto basamento su cui poggiavano quegli zoccoli orgogliosi più di cinquanta teschi umani li scrutavano dalle loro vuote orbite, mentre innumerevoli ossa biancheggiavano alla sua base insieme a ciò che restava di abiti sporchi e laceri.
Così il fato aveva accordato agli avventurieri l’infelice compito di scoprire quale orrore avessero affrontato gli abitanti del castello di Lairenne… e se ciò che impietosamente aveva strappato la carne dalle loro ossa si annidasse ancora tra i vuoti saloni del maniero della morte.