Prologo

Non è forse un caso che sapienti eruditi ed eminenti ecclesiarchi si riferiscano al primo ventennio del XIV secolo come uno tra i periodi più prosperi del Regno di Cheemon. A distanza di poco più di trent’anni dalla tumultuosa Guerra delle Due Corone, infatti, erano pochi i segni ancora visibili del feroce conflitto, sebbene mai i soldati sopravvissuti al pianoro di Varquand avrebbero potuto cancellare dai propri incubi il ricordo dei mostruosi Carnefici che incedevano al suono tetro dei corni dello Xamen Inferiore.

Non è forse un caso che il lungo periodo di pace ebbe termine proprio con la morte di uno dei suoi più appassionati artefici: si narra che quando il triste mietitore giunse infine per ghermire l’ultimo respiro di Constantin Crownar, Reggente e Consigliere del Re, persino il cielo non seppe trattenere le sue disperate lacrime.

Fu così che il giovane Cristòph II, ultimo della sua stirpe, sedette solo sul Trono di Alabastro, prossimo alla soglia di quei nefasti eventi che tanti mali e tribolazioni avrebbero arrecato in seguito al Regno di Cheemon.

Tuttavia nessuno storico si preoccupò di tramandare ciò che parve allora insignificante, ma che avrebbe acquistato, negli anni a venire, enorme rilevanza; mentre il gelido inverno serrava le terre di Cheemon nella sua implacabile morsa, i congiunti della disgraziata stirpe di Lairenne si misero in cammino per ritornare al feudo promesso; ma il solco che i loro stivali tracciarono sulla neve, quel giorno, aveva il rosso colore del sangue.