È consuetudine che coloro che desiderano fregiarsi dei colori dei Crociferi Neri debbano aver indossato il corto verde-mantello del reggimento degli Esploratori fino al giorno in cui verranno accolti nell’Ordine dal Gran Maestro. Tale usanza non prevede alcuna distinzione di lignaggio o casta, e non è infrequente che rampolli di illustri casati siano costretti a condividere il desco con disgraziati e miserabili genti.
Marchesa aveva appena scambiato qualche pungente commento con i suoi consiglieri e cugini, quando finalmente Mathia Brenson si unì ai suoi pari sul grande palco nobiliare. L’assenza del nobile del feudo di Rorqueut all’evento più importante del torneo aveva insospettito gli eredi di Lairenne ma sebbene Bell e Dorian fossero intenzionati a scoprirne la ragione, le loro osservazioni, equivocate, riuscirono soltanto a scatenare le ire del lord verso lo sfortunato e inerme Plinio, cacciato via a sganassoni e pedate dall’irascibile nobile nato. Mentre il non più giovane servitore subiva copiose e ingiuste percosse, Grinwald rilevò che Mathia Brenson non era l’unico illustre ospite assente dal palco durante l’Arena dei Cavalieri: anche l’Alto Inquisitore Guilliman aveva infatti deciso di trascorrere l’intera mattinata altrove, impegnato in chissà quali faccende.
Marchesa cercò di concentrarsi sul presente, e riprese posto sui comodi cuscini, mentre i paggi servivano un abbondante rinfresco in attesa che i cavalieri dimostrassero ulteriormente il loro valore durante la prima giornata della giostra. Eppure la prima lancia non si era ancora spezzata quando la Contessa Dijonn si destò dall’inopportuna pennichella, e scusandosi si congedò dai suoi pari per far ritorno al maniero. A nessuno sfuggì lo sguardo estasiato di Sir Ponthioc, quando la contessa gli restituì il mantello con cui il templare l’aveva gentilmente protetta dalle insidiose dita del vento estivo, come l’intensa commozione che suscitarono nel veterano le poche cortesi parole di ringraziamento della vegliarda feudataria.
Finalmente la Giostra dei Cavalieri ebbe inizio, ed i cugini di Lairenne si accomodarono meglio sui propri cuscini, gongolando al pensiero di vedere ancora una volta uno dei propri congiunti nella polvere: poiché Grinwald, motteggiato e punzecchiato per gli insuccessi fino ad allora inanellati, aveva deciso di partecipare issando lo stendardo del casato sulla sella del suo magnifico destriero bianco.
E quale giornata sarebbe stata per il prode paladino! Nè il campione dei Brenson, nè l’irsuto Cassio riuscirono a disarcionare la Sentinella di Libra che, forte delle sue vittorie, si trovò infine innanzi il temuto Cavaliere Verde, Sir Manfred von Holsenheim. Senza un istante di esitazione, Grinwald sfrecciò lancia in resta verso il suo avversario, ma numerose sarebbero state le lance spezzate prima che il campione potesse raccogliere la vittoria; e quando finalmente la polvere si posò, soltanto Grinwald rimaneva in arcione, poiché financo il migliore cavallerizzo dell’impero fu costretto a concedergli l’ambito onore delle armi.
A complimentarsi per la vittoria del campione della giostra fu anche Glen Dijonn, il nipote della contessa, che aveva preso posto sullo scranno dei Rohencaille per tutta la durata dell’evento. Marchesa registrò il timbro della voce e il volto severo del giovane, su cui erano incastonati gli stessi penetranti occhi grigi della venerabile Johanne.
I quattro amici festeggiarono le vittorie conquistate durante quella gloriosa mattinata sulla via del ritorno verso il maniero; Marchesa desiderava infatti cambiarsi d’abito, mentre Dorian intendeva finalmente dedicarsi alla lettura delle numerose lettere trafugate dalla scrivania del Maestro Antòn de Syonn, nella speranza che contenessero indizi per la soluzione della misteriosa sparizione di Nicodemo. Tuttavia ciò che scoprì in quel carteggio contribuì soltanto ad aumentare l’inquietudine dello stregone.
Tutte le lettere erano infatti vergate da una calligrafia sottile e decisa, firmate unicamente con la lettera E. Sebbene Dorian non avesse accesso a metà di quella conversazione, dedusse che il Maestro della Torre Nera era coinvolto in una vera e propria congiura che mirava a restituire la libertà nientemeno che al Re Stregone, prigioniero dal termine della guerra nelle segrete di Aghijon; un atto che, se confermato, avrebbe macchiato il suo intero Ordine dell’accusa infamante di alto tradimento agli occhi del Re del Trono di Alabastro. Incerto sul da farsi, Dorian decise per il momento di tenere per sé quella scoperta, informandone soltanto i suoi più stretti congiunti.
Nel primo pomeriggio, la baronessa e il suo seguito ripresero posto sul palco nobiliare per assistere alle gare degli arcieri. Tale competizione tuttavia non attirava l’interesse della blasonata nobiltà di Cheemon, e assisi sugli scranni vi erano in effetti dei rappresentanti minori delle varie casate. Cassio era presente per i Quinsonn mentre Breena occupava il seggio di Rohencaille; Plinio, con un evidente livido sul volto, era rannicchiato sullo scranno di Brenson, mentre con grande sorpresa di Grinwald, dama Morwen era giunta per rappresentare il casato di Vark.
Marchesa prese posto, immaginando che il primo pomeriggio sarebbe stato perlopiù noioso, ma dovette ricredersi quando Sir Mitchell, templare dell’ordine inviato per rappresentare il feudo d’Anglosoir, si scagliò con veemenza prima contro Grinwald e poi contro Breena, che lo aveva disarcionato durante la prima giornata della giostra. Inaspettatamente, Cassio prese le difese del capitano di Rohencaille, e parole incandescenti volarono tra i cavalieri prima che la baronessa adoperasse il suo carisma e il suo titolo per sedare ogni rissa.
L’attenzione di Marchesa tuttavia non si era allontanata anche dagli altri nobili presenti, e fu così che intuì che il cuore di Morwen era avvinto da uno dei partecipanti alla competizione degli arcieri: si trattava di Daedric Ellion, l’ambasciatore di Leaglys presso il feudo di Quinsonn, la cui mira formidabile gli avrebbe permesso quel giorno di sbaragliare qualsiasi avversario e conquistare il titolo di campione al termine della contesa.
Poiché Grinwald era intenzionato a partecipare alla misteriosa Grasomachia, i nobili di Lairenne decisero di spendere un po’ di tempo passeggiando per la fiera, osservando con curiosità i numerosi saltimbanchi e gli improvvisati stalli dei mercanti. D’un tratto tuttavia alcune grida attirarono la loro attenzione, e la compagnia fu testimone della fuga di un giovane ragazzo che si faceva strada agilmente tra la folla, nel tentativo di sfuggire alla cattura da parte di tre uomini abbigliati come bracconieri, che urlavano al suo indirizzo improperi e imprecazioni di ogni sorta.
Mentre il giovane scappava, uno degli inseguitori si fermò il tempo necessario per caricare la sua pistola-balestra e tirare verso la schiena del giovane, ma Bell fu più rapido e si frappose, ricevendo in pieno petto il dardo e salvando il ragazzo da sicura morte. L’arcano incantesimo sussurrato da Dorian pose fine alla fuga del tagliaborse, che si afflosciò inerte tra le braccia di Grinwald. Il paladino si accorse del probabile bottino che il giovane stringeva ancora tra le dita, ma si mostrò restio a restituirlo immediatamente ai tre cacciatori. Quando la milizia, richiamata da Marchesa, si fece avanti, i tre bracconieri si diedero inspiegabilmente alla fuga, inseguiti dai miliziani.
Marchesa avrebbe potuto delegare l’intera faccenda ai suoi Signori della Legge, ma l’insolito comportamento di quegli aggressori la spinse a decidere di risolvere l’incidente in prima persona; aveva inoltre riconosciuto il ragazzo, Jami, che aveva sconfitto il giorno prima al lancio del ferro di cavallo.
Dopo essersi consultata con i suoi cugini, la baronessa decise di perdonare il ragazzo e lo lasciò andare, concentrandosi sulla refurtiva. Si trattava di uno scrigno di modeste dimensioni che recava una bizzarra incisione sul coperchio, due rombi giustapposti in modo asimmetrico. L’occhio attento di Marchesa rivelò tuttavia che la custodia non era soltanto chiusa, bensì protetta da una trappola insidiosa, cosa che accrebbe ancora di più l’interesse della compagnia.
Jami aveva rivelato di aver rubato lo scrigno da una delle tende dei mercanti della fiera, quindi Dorian dedusse che il simbolo non raffigurava l’emblema di un casato, ma probabilmente rappresentava una specie di firma di uno dei commercianti che erano giunti all’evento. La sua ipotesi venne confermata meno di un’ora più tardi, quando la compagnia trovò infine il carro con il simbolo del mercante, innanzi al quale era stata eretto un padiglione di modeste dimensioni.
I quattro amici sostarono all’ombra di uno degli stalli, e fingendo di interessarsi alla mercanzia bisbigliarono tra loro per decidere il da farsi. Il presentimento di essersi imbattuti in un evento importante aveva avvinto inspiegabilmente loro cuori, ispirandoli ad agire con la massima prudenza.