Storici e sapienti non hanno ancora trovato comune accordo riguardo le presunte capacità veggenti con le quali antiche leggende adornano il millenario Oracolo di Yg. Eppure, come riportato dalle cronache di Malthus, sette giorni prima che le nere schiere di Vorlock giungessero alle porte di Ygvengar, la sacerdotessa Iskemora consegnò al più veloce dei suoi araldi sette enigmatici cristalli, affinché le vestigia del culto del dio serpente non venissero obliate per sempre.
Dopo aver letto il contenuto della lunga missiva trafugata nella tenda di Guilliman, un grave silenzio calò sulla compagnia, mentre ognuno dei suoi membri rimuginava sulle rivelazioni contenute in quelle pagine vergate dalla minuta ed elegante grafia del cardinale Theodor.
Le congetture del primo consigliere del Re sembravano folli e fantastiche al tempo stesso: Ygvengar, l’eco del cui potere era giunto fino ai nostri giorni attraverso i sette cristalli gelosamente custoditi dai maghi-veste, dormiva da più di mille anni sotto le placide acque del lago di Greveil! Il pensiero di una così grande rivelazione agitava l’animo di Dorian, poiché se l’ispirata ipotesi del Cardinale fosse stata confermata, sarebbe stato possibile riscrivere un intero capitolo della storia; un tale potenziale contributo irradiava un fascino irresistibile per qualsiasi erudito degno di questo nome.
Anche Marchesa era turbata: il pensiero che antichi manufatti connessi ad un mostruoso ed immortale Dracolich si trovassero così vicini al suo maniero la preoccupava non poco. Tutto ciò che aveva faticosamente costruito negli ultimi anni rischiava di essere distrutto dalla potenza di forze capaci di vincere il passare degli eoni, che il caso o il destino avevano posto proprio entro i confini del feudo Lairenne.
Infine Grinwald ruppe il silenzio, suggerendo di occultare la statuetta del dio serpente e proteggerla durante il corso della notte, per impedire che l’accesso alla città obliata venisse rivelato. Stando a quanto contenuto nella missiva del cardinale, l’arcano rituale poteva essere compiuto soltanto il plenilunio successivo alla festa di mezza estate, ed il paladino sperava che mantenendo sigillato l’ingresso per la notte imminente sarebbe stato possibile scongiurare ogni pericolo.
Lo stregone tuttavia storse il naso: si poteva gettare via in tal modo la possibilità, forse unica, di accedere a ciò che restava della città perduta? La compagnia discusse a lungo, ma si riservò di prendere una decisione soltanto al termine del banchetto, nella serata conclusiva dei Certamen dei cantori.
L’assenza dell’Alto Inquisitore sarebbe stata certamente notata, ma Bell rassicurò i propri compagni: il combattente ostentò sicurezza, avendo già pensato ad una strategia per evitare che la verità sulla tremenda dipartita del Signore di Anglosoir venisse a galla troppo presto.
Così quando il desco di Marchesa si circondò dei blasonati Signori delle Marche Occidentali, Bell si affrettò ad annunciare che l’Alto Inquisitore Guilliman aveva accusato un malore, ed aveva preferito rimanere nei suoi alloggi. Nella sua semplicità, tale improvvisata giustificazione avrebbe potuto ingannare i commensali, almeno per quella notte, eppure Dorian ebbe l’impressione che più di un ospite avesse già udito troppo, e si chiese quale reazione avrebbero avuto i nobili di Cheemon se avessero saputo che un loro pari aveva incontrato una morte violenta entro i confini del feudo di Lairenne.
Finalmente il banchetto ebbe termine, e prima di congedarsi tutti gli ospiti non lesinarono parole cortesi per la lietezza dell’evento faticosamente orchestrato da Marchesa: Mathia Brenson rinnovò i complimenti per il cibo sopraffino, Sir Lothario si mostrò eternamente grado per aver accolto con tanta grazia un cavaliere, concedendogli lo stesso scranno riservato ad un Lord, mentre Thorsten Vark si limitò a borbottare che l’evento avrebbe potuto essere di gran lunga peggiore. Ma nelle parole di Paul Quinsonn, che definì l’evento interessante e ricco di sorprese, la baronessa lesse l’avvertimento del Signore di Clarmont: la notizia della morte di Guilliman sarebbe arrivata, presto o tardi, alle orecchie del Re.
Congedati tutti gli ospiti, la compagnia decise di recarsi alla Torre Alta, ove giaceva il corpo senza vita di Nicodemo. Per quanto crudele fosse stato il suo destino, anche Dorian concordò sulla necessità di annientare il Nosferatu, poiché lo spirito del giovane stregone era ormai al di là di qualsiasi salvezza.
Il cadavere di Nicodemo giaceva freddo e immobile, e sebbene agli occhi dei profani nulla sembrasse cambiato, Dorian si avvide subito che qualcosa non andava come avrebbe dovuto. Mentre lo stregone si attardava sulla salma, Marchesa si ritirò nello studio di Anton de Syonn, e tra quelle silenziose mura consultò con calma i suoi tarocchi.
Quando lo stregone emerse dalla sala in cui era custodito il cadavere di Nicodemo, il suo sguardo emanava perplessità. Il risveglio di un Nosferatu era materia molto complessa e piena di contraddizioni, ma alcuni segni erano da sempre stati giudicati inequivocabili. L’assenza di alcune caratteristiche in Nicodemo spinse Dorian a sospettare che qualcosa di ancor più terribile fosse accaduta in seguito alla corruzione del sangue del giovane mago. Qualcuno o qualcosa aveva sapientemente interferito in quella blasfema mutazione, annientando per sempre lo spirito di Nicodemo.
Impensierito dalle nuove scoperte, prima di lasciare la Torre Alta, Dorian invitò i suoi cugini a raggiungere le ossa dell’antico drago, sepolte sotto il maniero, oltre le venerabili cripte dei loro avi. Superato l’ingresso, gli avventurieri percepirono come sempre la forza latente dell’Angelo di Bertrando, che attraversava il loro spirito come un’onda leggera; ed al cospetto del colossale Dracolich, Dorian si armò del liuto di Nicodemo, cercando di risvegliare il potere dei sette cristalli di Ygvengar con la melodia scoperta dal giovane stregone.
Ma l’effige di Yg, sebbene incantata, non rispose alle note eseguite dalle dita impacciate del mago, così Dorian decise di verificare se i fori presenti nel basamento potessero in qualche modo ospitare i sette cristalli. Con grande sorpresa dei nobili di Lairenne, quando Dorian avvicinò il primo dei manufatti ad uno dei pertugi, questo ne venne risucchiato all’interno da una forza paragonabile a quella di un potente magnete, e nemmeno le abili dita di Marchesa riuscirono in qualche modo ad estrarlo dal suo nuovo alloggiamento.
Dopo aver discusso brevemente, gli avventurieri decisero di collocare tutti i cristalli all’interno del basamento dell’effige di Yg, e quando finalmente anche l’ultimo dei preziosi manufatti fu sistemato al suo posto, Dorian rivelò ai suoi compagni la sua intenzione di andare fino in fondo: trovare e varcare la soglia della città perduta di Ygvengar.
Inaspettatamente, Marchesa si disse subito d’accordo. Inizialmente sfavorevole ad una sì pericolosa cerca, che avrebbe potuto rianimare il temuto Dracolich, la baronessa si era convinta del contrario dopo un’attenta lettura dei suoi tarocchi; le carte l’avevano ammonita: non era più il momento dell’eccessiva prudenza, e quella nuova missione prometteva un sicuro successo. Anche Bell era propenso all’azione, e Grinwald, che avrebbe preferito un piano più saggio e meno audace, si convinse infine che se un manufatto temuto dai Nosferatu era davvero nascosto tra le sale della città perduta, l’ordine delle Lame di Delivrer non avrebbe esitato ad inviare il migliore dei paladini alla sua ricerca.
Alcune ore più tardi, i nobili di Lairenne si trovavano seduti su una piccola imbarcazione, attendendo pazientemente al centro del grande lago di Greveil che la notte si facesse vecchia. Le luci di Tullvéch iniziarono a spegnersi una ad una, mentre ad una certa distanza, sulla riva destra, i fuochi che delimitavano gli accampamenti della nobiltà delle marche occidentali venivano tenuti in vita dalle solerti sentinelle. Gli imponenti contrafforti del maniero di Lairenne dominavano il paesaggio, tetri e lugubri persino in quella notte di luna piena.
Dorian d’improvviso avvertì l’arcano potere sprigionato dall’effige di Yg, posta sulla prua, e avvertì immantinente i suoi compagni, che aguzzarono gli occhi scrutando in ogni direzione per cogliere i segni che avrebbero rivelato l’ubicazione della porta nascosta.
Ma quando l’ingresso della città perduta fu infine visibile, era già troppo tardi. Bell lanciò un grido d’avvertimento mentre il mostruoso gorgo generato al centro del lago di Greveil iniziò a risucchiare voracemente la fragile imbarcazione dei nobili di Lairenne. Né la forza dei guerrieri né gli incantesimi dei maghi avrebbero potuto sottrarre la minuta chiatta alla violenza di quelle acque turbinanti.
Cercando di appigliarsi come potevano al supporti e ai ganci della piccola barca, gli avventurieri fecero ricorso a tutto il proprio coraggio per non urlare tra le cascate d’acqua che già li infradiciavano, mentre la sentinella di Libra pregava con forza la dea di non abbandonarli a quel tragico destino.
Ma, così cantano i bardi, la tenebra al centro del gorgo era talmente oscura da non temere nemmeno la luce della splendente spada della dea della giustizia.