La danza degli avvoltoi

Cortesi rapaci con maschere di dannati danzano intorno alla fragile dama bianca: chi tra loro nasconde la lama fatale? Così si consumavano i pensieri della baronessa, alla vigilia della sua prova più grande.

Dopo aver scambiato le ultime proprie impressioni, gli eredi di Lairenne si accinsero a seguire Bell, che scostato bruscamente il tappeto decorato che fungeva da porta, varcò senza indugio la soglia del piccolo padiglione che recava impresso lo stesso simbolo riprodotto sullo scrigno trafugato meno di un’ora prima dalle mani di Jami.

All’interno dell’angusto spazio erano collocate altre scatole di legno simili a quella che i nobili avevano recuperato, affiancate ad un modesto arredamento e ad un pagliericcio scombinato su cui era seduto compostamente un grasso e barbuto mercante che indossava una blusa dai colori stinti e un paio di braghe larghe che affondavano in stivali alti sopra il ginocchio.

Incredulo alla vista dei cavalieri, l’uomo si alzò di scatto con sorprendente agilità, sgranando i suoi penetranti occhi striati d’azzurro. Gli bastò un attimo per ricomporsi tuttavia, e immediatamente si prodigò in un goffo inchino, sventolando il suo ampio copricapo piumato in segno di ammirazione.

Il mercante si presentò con il nome di Mousinièr, giunto alla baronia di Lairenne nella speranza di vendere i suoi raffinati prodotti, e si affrettò a mostrarne un campione ai suoi inattesi ospiti: da una custodia oblunga saltarono fuori saponette intagliate che catturarono l’attenzione dei nobili nati per i colori e la cura dei dettagli con le quali erano state realizzate.

Tuttavia lo scrigno recuperato da Bell aveva ben altro contenuto: quando il mercante dischiuse il lucchetto con una delle numerose chiavi in suo possesso, il tappo di sughero di un’ampolla affondata nella paglia fece capolino per mostrarsi agli occhi curiosi degli eredi di Lairenne. La custodia della lozione pallida era inoltre  stretta da un legaccio di cuoio che la teneva equidistante dalle pareti del cofanetto, senz’altro per evitare i danni dovuti a qualche imprevisto e malevolo scossone.

Mousiniér spiegò che si trattava di una pregiata lozione profumata, ricavata da rari fiori sminuzzati e filtrati secondo un’antica ricetta. Tuttavia il mercante, per quanto sollevato dal rinvenimento del maltolto, negò ogni coinvolgimento nell’inseguimento di Jami, sostenendo che i tre mercenari che lo avevano accompagnato lungo il viaggio dovevano aver agito per proprio conto, poiché a causa dell’esoso compenso richiesto erano stati congedati al loro arrivo. Mousinièr fu comunque in grado di identificarne uno dalla descrizione fornita da Bell: la vistosa cicatrice a croce sulla guancia sinistra doveva certamente appartenere a Jacob, il capobanda di quegli uomini che avevano fatto della violenza la loro professione.

Eppure Marchesa, che aveva notato la trappola con la quale era protetto il contenuto dello scrigno, non si accontentò delle spiegazioni del mercante e decise di tenere per sé la lozione; Mousinèr gliene fece dono a malincuore, nella speranza di ricevere, oltre alla benedizione della baronessa, anche una sostanziosa donazione prima della sua partenza da Lairenne.

Vi erano ancora alcune ore di luce, e così la compagnia decise di attardarsi presso la fiera del torneo per consentire a Grinwald di partecipare alla popolare Grasomachia, sebbene le regole di quella bizzarra competizione non fossero familiari ad alcuno di loro.

Di certo furono in molti a stupirsi nel vedere la blasonata Sentinella di Libra a torso nudo affannarsi nell’inseguimento di un terrorizzato maiale ricoperto di fango e pece, affiancato da una ventina di boscaioli e contadini del luogo, tutti intenti a cercare di strappare dal collo della malabestia il campanaccio che avrebbe garantito quella vittoria dal sapore tutt’altro che epico. Molto fu detto  durante quell’evento, ma basti sapere che al termine della giornata Grinwald avrebbe fatto ritorno a palazzo fregiandosi dell’agognato premio, proprio quel dannato maiale che tanto sudore gli aveva fatto versare poche ore prima!

Così, al termine della Grasomachia, Grinwald e Bell si incamminarono per ritornare al maniero, il primo per potersi concedere un salutare quanto necessario bagno, oltre a trovare una sistemazione per il suo nuovo famiglio, mentre il secondo per conferire con Skjorn: Bell intendeva infatti porre Mousinièr sotto stretta sorveglianza , e aveva deciso di incaricare ancora una volta le Crozze di Narnen, sebbene la discrezione non fosse chiaramente il loro pregio migliore.

Marchesa e Dorian decisero invece di attardarsi ancora tra gli spettacoli della fiera, e finirono per assistere alla seducente “danza dei non troppi veli” ad opera di una delle gitane del circo dei Festosi Giramondo. Nonostante la grazia nei movimenti, l’attenzione di Marchesa fu catturata piuttosto dal viso della giovane danzatrice, Selima, e sebbene la ragazza non si fosse mai liberata del corto velo che nascondeva in parte il volto, la baronessa notò che i suoi occhi, privi di pupilla, tradivano la sua origine Shaddaka, e si chiese se ci fosse qualche segreta ragione che aveva spinto la gitana ad un viaggio così lontano dalla propria casa.

Sarebbero trascorse poche ore prima che la compagnia si ritrovasse nuovamente unita per il ricco banchetto, anteprima del Gran Ballo che tradizionalmente avrebbe allietato la conclusione del primo giorno del torneo. In quella speciale serata, i bardi si sarebbero sfidati nel primo appuntamento dei Certamen dei Cantori, ansiosi di mostrare i loro talenti alla corte di Lairenne.

Tuttavia Marchesa, insospettita dall’insolita assenza di piccati confronti tra i suoi ospiti, aveva avuto la sensazione che qualcosa le fosse sfuggita durante quel primo giorno, e così poca o nulla attenzione prestò alle melodie dei bardi, cercando invece di carpire qualche ulteriore informazione dai suoi ospiti; ottenne senza sforzo un primo ballo con l’Alto Inquisitore Guilliman, che si mostrò un eccellente e raffinato danzatore. La baronessa ebbe conferma che l’attenzione dell’Inquisizione si era concentrata sull’Angelo di Bertrando, eppure al termine della cortese conversazione, Marchesa temette di aver rivelato più di quanto aveva appreso allo scaltro Inquisitore.

Prima che la serata volgesse al termine, l’elegante baronessa volteggiò nella sala anche con Mathia Brenson, che si dimostrò un ballerino assai meno capace. L’insistenza con la quale il barone di Rorqeut chiedeva notizie sul cuoco di corte, Pumello, insospettì Marchesa la punto da decidere di non mangiare alcunché provenisse dalle cucine del suo fidato cuoco almeno per tutto il giorno successivo.

Quando la serata si concluse, i quattro amici si riunirono per scambiarsi le proprie impressioni, ma tra quei sussurrati commenti nessuno si accorse dell’umore rattristato di Grinwald; poiché nonostante i tanti successi conquistati in quella lunga giornata, l’eccessivo zelo aveva forse suggerito al paladino parole troppo audaci per l’orecchio dell’austera sacerdotessa di Morr, ricevendone in cambio soltanto uno sguardo di inequivocabile e gelido disprezzo.