La fonte della vita

In quell’epoca senza speranza, gli immortali soldati più fedeli alla regina vennero legati e gettati nei pozzi più profondi, ed i generali Ygviri sottrassero con la forza la fonte della vita all’Oracolo che avevano giurato di proteggere. Ed essi infatti preferirono regnare per sempre nella tetra oscurità degli abissi anziché affrontare le invincibili armate dei figli di Caino.

Il largo cunicolo sotterraneo aveva condotto la compagnia in un ampio vestibolo, le cui pareti erano segnate dal passaggio del colossale Guardiano del Tempio. Fradici e ancora provati dalla dura battaglia, gli avventurieri sostarono innanzi ad un gigantesco doppio battente, le cui pareti metalliche erano gremite di un’iconografia antica e malevola.

Fu Marchesa ad avvicinarsi per prima, esplorando la fredda superficie con dita esperte, ma arretrò subito quando il portale di bronzo si schiuse, lasciando filtrare la danzante luce di numerose torce.

Grinwald si portò tosto in avanti, e la mano corse all’impugnatura della sua spada mentre scrutava con curiosità e apprensione ciò che si trovava oltre quell’empia soglia, seguito dai suoi compagni di sventura.

Alte e svettanti colonne, scolpite a guisa di serpi contorte, affiancavano il largo passaggio che culminava in una vasta sala pentagonale, dal cui soffitto giungeva il bagliore obliquo dei violacei cristalli che si aggrappavano agli antichi edifici di Ygvengar: la volta della sommità centrale del tempio era infatti spalancata, e Dorian trattenne il fiato nel mirare le turbinose e cupe acque del lago di Greveil, cercando di capacitarsi dell’inimmaginabile potere che da secoli le respingeva, proteggendo il cuore stesso della città perduta.

Irrorata da una luce spettrale, al centro della sala si distingueva la sagoma di una grande fontana entro la quale si bagnava un’arcaica statua d’ossidiana, dedicata senza dubbio al culto di Yg; per via degli zampilli guizzanti e irregolari, le tenebrose spire sembravano a tratti prendere vita, sovrastate dalle spietate fauci del Grande Serpente, spalancate ed immobili. Poco distante, i molti occhi delle maschere di cinque guerrieri Ygviri sorvegliavano la sala, le spalle rivolte alla terribile statua nera.

Ben prima di giungere in prossimità del vasto atrio, Bell arrestò l’avanzare dei suoi compagni con un rapido gesto della mano guantata: gli occhi acuti del condottiero avevano scorto altre ombre tra le colonne sulla sinistra, che nascondevano certamente un secondo ingresso. Era evidente che non erano i soli ad aver raggiunto in gran segreto la fonte della vita, e ciò rese i nobili di Lairenne più guardinghi che mai.

Uno degli intrusi si nascondeva dietro una delle spire di pietra, oltre una delle arcate meno illuminate. D’un tratto un violaceo bagliore si posò sul suo volto teso e angosciato, e Grinwald riconobbe immediatamente le fattezze del Signore degli Echteli.

Avvolto nelle vesti consumate di un predatore di tombe, Edrick sembrava intento a seguire il movimento di un’altra figura, che lo precedeva di poco e Marchesa indovinò per prima che si trattava di Nefni, la sua consorte, miracolosamente scampata alla trappola che li aveva inghiottiti nelle viscere del tempio di Yg.

Innumerevoli domande assalirono gli avventurieri in quel momento, tanto da spingerli ad indugiare, nascosti nelle ombre. Il Signore degli Echteli li aveva forse seguiti all’interno del palazzo? O era stata Nefni, dopo averli condotti ad una trappola mortale, a ricongiungersi al suo consorte per rubare la fonte della vita?

Il fruscio di vesti lacere strappò gli avventurieri dalle loro congetture: il consumato stregone dal volto scarnificato li aveva raggiunti, senza dubbio dopo essersi accertato della sconfitta dello scaglioso guardiano del tempio Fu soltanto allora, quando Dorian vide il furioso odio animare quei cremisi abissi che erano diventati gli occhi di Zaerthliti che la veste nera comprese le terribili implicazioni delle menzogne perpetrate dal più giovane Signore degli Echteli.

Durante la sua incursione nel tempio, Edrick non si era imbattuto in una schiava, bensì nella regina Yskemora stessa. Egli l’aveva aiutata a sfuggire la custodia dei suoi gelosi guardiani, e la sacerdotessa immortale era giunta adesso vicinissima alla fonte della vita che un tempo le apparteneva.

Incerti sul da farsi, gli avventurieri cercarono di prendere tempo, ma Zaerthliti trasse fuori dalle sue vesti una verga argentata e la diresse verso l’ombra di Yskemora. Eppure, un attimo prima che la saetta mortale venisse scagliata, Edrick lo scorse, e si gettò verso di lui, frapponendosi allo stregone e alla sua amata. Con un fragore assordante, dalla bacchetta magica si sprigionò un fulmine abbagliante che squarciò il pettò di Edrick, scaraventando il suo corpo ustionato sul freddo pavimento di marmo.

Il clamore fu seguito dal ruggito dei soldati Ygviri, e quattro di essi, brandendo lunghe lance, si gettarono verso le colonne ove la compagnia aveva trovato riparo, mentre il quinto, afferrato un corno istoriato e contorto, vi soffiò con forza, empiendo il salone di un’eco sorda e minacciosa.

Fu allora che Yskemora, scavalcando senza cura il corpo senza vita di Edrick, coprì in pochi balzi la distanza e si immerse tra le scure acque della fontana; Grimwald e Bell sebbene gravemente feriti, snudarono le armi, preparandosi a respingere il furioso assalto, ma Dorian esortò i suoi compagni ad avanzare, poiché temeva che la sacerdotessa fosse guidata da un terribile e inconfessabile scopo. Zaerthliti si fece scudo dei guerrieri della compagnia a sua volta e raggiunse i bordi della grande vasca, seguito a breve dal passo rapido di Marchesa.

Le grida di numerosi Ygviri irruppero dai numerosi ingressi, insieme al trapestio degli stivali chiodati e allo sferragliare di rugginose armature. Grinwald e Bell indietreggiarono senza dare quartiere, battendosi spalla a spalla e cercando di proteggere i propri compagni, ma era evidente che non avrebbero potuto arginare la furia dei brutali guardiani di Ygvengard molto a lungo.

L’ipnotica litania dell’Oracolo di Yg, immersa per metà innanzi alla tetra effige di Yg, fu di breve durata, ed esplose in un grido terribile, seguito dal tremito della terra stessa. Il pavimento di marmo si spaccò letteralmente in pezzi, e la compagnia fece appena in tempo a gettarsi all’interno della vasca prima che la terra  sottostante si innalzasse come una grezza colonna di pietra, che con uno scossone arrestò la propria ascesa a pochi metri dalle nere acque del lago sopra le loro teste.

Bell, la vista annebbiata a causa del sangue, bloccò istintivamente il fendente di uno degli Ygviri ed imprimendo più forza possibile lo decapitò, facendo forza sulle gambe per non cadere in avanti. Con l’acqua che gli arrivava fino alla cintola, cercò di indietreggiare verso Grinwald, mentre più di dieci soldati Ygviri, avanzano verso di loro, trascinandosi anch’essi all’interno della vasca della fontana.

Quando Dorian riuscì ad asciugarsi gli occhi vide Iskemora reggere con entrambe le mani un bordone stregato, alla cui sommità splendeva una gemma candida e grezza. Zaerthliti sollevò nuovamente la sua bacchetta magica, ma la saetta venne attratta dalla gemma bianca e balzò indietro, colpendo in pieno petto l’antico Signore degli Echteli e scaraventandolo oltre il parapetto della fontana. La veste nera ne seguì la caduta, e si accorse con orrore che i soldati Ygviri si erano ammassati alla base della colonna di pietra su cui era situata adesso la fontana, e numerosi come le formiche stavano scalando la parete rocciosa, attratti irresistibilmente dal bagliore della fonte della vita.

Marchesa si avventò sulla sacerdotessa, ma non riuscì a vincerne la forza, e questa la scaraventò indietro, urlando empie invocazioni al suo terribile patrono. L’oscurità che li sovrastava finalmente si squarciò, e con il suono roboante di un violento terremoto la città perduta riemerse rabbiosamente dal profondo del lago di Greveil.

Circondati da pareti d’acqua, avventurieri e Ygviri, fradici e schiacciati ai bordi della vasca, videro nuovamente la luce del sole brillare sopra di loro, e quando le acque ricaddero, il grido di esultanza di Yskemora sembrò, per un istante, sovrastare persino il fragore di quell’assordante frastuono.