Volendo dar credito alle cronache di Celtio, i Cavalieri della Morte furono tra i più micidiali servi dei Conti Vampiro, immuni al trascorrere del tempo come i loro immortali padroni. Quando il Reame di Nosgoth cadde nell’oblio i Cavalieri della Morte si ritirarono per vegliare sugli ancestrali sepolcri dei Figli di Caino, affilando le loro spettrali lame in attesa dell’inevitabile resurrezione dei Signori dei Nosferatu.
Sir Mitchell scortò con passo veloce l’intera compagnia al cospetto di Sir Ponthioc, il quale si premurò di rassicurare la baronessa sullo stato dei preparativi per la solenne cerimonia religiosa che si sarebbe tenuta in occasione della giornata conclusiva del torneo. Tanti e tali erano stati gli eventi, che Marchesa si rammendò di non averne fatto parola né con Taddeo né con padre Ambrosio, ma le loro lagnanze avrebbero dovuto attendere un momento più opportuno.
Innanzi al grande padiglione dell’Inquisitore, il mastodontico Sir Orgoth sbarrò la strada al Gran Maestro dei Crociferi, ma prima che l’irato Sir Ponthioc potesse replicare, la gelida voce di Sir Glaive invitò la compagnia tra le ombre dell’anticamera degli alloggi di Guilliman.
Sebbene fossero stati invitati ad attendere, Marchesa si avvicinò al lembo del tappeto che fungeva da porta e scivolò con grazia dall’altra parte, seguendo non vista il nero mantello di Sir Glaive. Preoccupato per quell’azione precipitosa, Dorian si preparò al peggio; non dubitava certo delle rinomate capacità della baronessa, ma lo stregone sapeva che vi erano creature in grado di percepire la presenza degli uomini anche senza l’aiuto dei tradizionali cinque sensi.
Quando Marchesa giunse all’ingresso di un’area adibita a camera da letto, vide, oltre le possenti spalle di Sir Glaive, l’Alto Inquisitore ingerire un liquido scuro da un’elaborata fiala di vetro sporco. La baronessa memorizzò con attenzione il luogo in cui veniva riposto l’astuccio di legno intagliato, seguendo successivamente i movimenti dell’Inquisitore, che si apprestava ad indossare un lungo pastrano sulla tunica decorata.
Non appena si convinse che Guilliman era pronto ad incontrare i suoi ospiti, Marchesa ritornò sui suoi passi, silenziosa come un’ombra. Lo stregone si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo, e si rilassò soltanto quando la baronessa si unì ai suoi congiunti, prendendo posto tra loro come se nulla fosse accaduto.
Finalmente Guilliman giunse ad accogliere la compagnia, ostentando la consueta, affettata cortesia. Come concordato in precedenza con i suoi cugini, Marchesa non impiegò molto tempo prima di svelare il vero motivo della loro visita: il cadavere di Nicodemo era stato ritrovato ed i segni sul suo corpo rivelavano inequivocabilmente che il giovane mago fosse stato torturato. L’iniziale scetticismo dell’Alto Inquisitore venne demolito dai successivi commenti di Dorian, incapace di trattenersi ora che l’identità dell’uccisore di Nicodemo era prossima ad essere scoperta; ma la reazione di Guilliman colse di sorpresa tutti gli eredi di Lairenne.
Quando l’Alto Inquisitore si convinse che il corpo dello stregone era stato effettivamente ritrovato, si volse verso Sir Glaive accusandolo di tradimento con un sibilo terrificante. Per tutta risposta, il cavaliere estrasse la spada, pronunciando un sinistro avvertimento e annunciando la definitiva sconfitta di Guilliman.
Marchesa si alzò, e nel fingersi spaventata e vulnerabile si preparò invece ad impugnare le armi dissimulate tra le pieghe del suo abito; la baronessa aveva intuito che gli eventi stavano precipitando e niente avrebbe potuto arrestarli. Gli occhi di Gulliman si tinsero di un rosso acceso, mentre il viso, adesso deformato, rivelava lunghi e affilati incisivi. Con uno scatto, il Nosferatu trasse dall’aria una cupa spada d’ossidiana, e si scagliò contro Sir Glaive; ma Grinwald balzò in piedi e intercettò il colpo del non morto con il suo scudo, dando il tempo al cavaliere di indietreggiare, mentre Dorian salmodiava con voce atona un incantesimo che avrebbe protetto tutti coloro che gli stavano vicini dalla furia dei morti viventi.
Tuttavia i suoi cugini si dispersero immediatamente: Bell snudò le armi e si scagliò con coraggio sull’Inquisitore, mentre Marchesa balzò al di là dell’anticamera, intenzionata a trafugare l’astuccio che Guilliman aveva lasciato incustodito nella sua camera da letto.
Sebbene i colpi di Bell fossero sferrati con micidiale precisione, il Nosferatu ne sembrava totalmente immune e poiché Grinwald non indietreggiava, Guilliman concentrò i suoi micidiali attacchi sul fedele di Libra. Il paladino, trovandosi in difficoltà, invocò l’aiuto di Sir Glaive, il quale per tutta risposta schiantò la sua lama con violenza sulle spalle del combattente sacro, obbligandolo a ritirarsi come meglio poteva per sfuggire a quel vile ed improvviso tradimento.
Dorian aveva appena avuto il tempo di evocare un incantesimo per assistere Grinwald quando Sir Orgoth apparve all’ingresso della tenda, e come rispondendo ad un silenzioso comando, si scagliò sullo stregone brandendo la gigantesca alabarda. Il Mago Veste riuscì per un soffio ad erigere uno scudo d’ossa stregato che assorbì gran parte del violento colpo, ma la fragile barriera non avrebbe arrestato per molto tempo quei brutali fendenti. Bell e Grinwald non persero tempo e accorsero subito in difesa dello stregone, obbligando il colossale guerriero alla difesa e sottraendo Dorian alla violenta mischia.
Nel frattempo Marchesa si era impossessata dell’astuccio di Guilliman, e aveva scoperto, occultata da un lungo tappeto, la fossa che il Nosferatu utilizzava per nascondersi alla luce del giorno. Tuttavia, poiché la battaglia continuava ad infuriare, la baronessa abbandonò le sue ricerche e corse in aiuto dei suoi compagni, giungendo in tempo per vedere Grinwald costringere in ginocchio il gigantesco Sir Orgoth, mentre la lama di Bell ne recideva il capo con un fendente netto.
Sir Glaive intanto aveva squarciato la parete della tenda con un vibrante colpo di spada, e quando un raggio di sole colpì direttamente la pelle di Guilliman, questa avvampò tra le fiamme. Bell e Marchesa, agendo all’unisono, si lanciarono insieme verso la parete dell’anticamera con le proprie armi affilate, strappandola per la maggior parte e lasciando che la luce del sole avvolgesse completamente il Nosferatu.
Mentre la blasfema carne dell’abominio bruciava tra le fiamme, Sir Ponthioc fece irruzione nell’anticamera seguito da un gran numero di Crociferi Neri. Sir Glaive, le cui fessure dell’elmo in corrispondenza degli occhi emanavano i bagliori di una sinistra fiamma bluastra, conficcò la punta della propria lama al suolo e la sua armatura cadde immediatamente in pezzi, come fosse stata improvvisamente svuotata del suo occupante.
Innanzi a quegli eventi sovrannaturali, Sir Ponthioc ordinò ai suoi templari di abbassare le armi, e Dorian si avvide che il Gran Maestro doveva aver studiato a fondo le principali vulnerabilità degli spaventosi non morti, poiché i suoi occhi rivelavano senza dubbio che aveva chiaramente compreso la natura di Guilliman, adesso che aveva assistito alla sua disfatta.
Circa due ore più tardi, dopo essersi convinta del sincero rammarico di Sir Ponthioc, ignaro di aver protetto e scortato un abominio alla corte di Lairenne, la compagnia si ritrovò nuovamente unita nella Domus Ospitalis realizzata all’interno della chiesa di Tullvéch, ove Grinwald, gravemente ferito, era stato soccorso dalla grazia concessa alla sacerdotessa Maya.
Fu allora che Marchesa trasse, dall’astuccio rinvenuto nella tenda dell’Inquisitore, una lunga lettera vergata dalla mano del Cardinale Theodor. Eppure nessuno, in quei giorni tenbrosi, avrebbe mai potuto immaginare che le rivelazioni contenute in quelle poche pergamene avrebbero cambiato, per sempre, il destino degli eredi di Lairenne.