Si narra che i Signori del Cerchio Nero vennero scelti personalmente dal Gran Sacerdote Akethmét dopo la caduta dell’immortale stirpe di Acheron. Essi erano tra i più talentuosi e potenti stregoni della propria era, ed ebbero modo di saccheggiare molta della vasta conoscenza rubata alla stirpe di Acheron. Durante i secoli, i Signori del Cerchio Nero avrebbero influenzato con le loro crudeli azioni gran parte del destino delle genti di Stygia, mentre la loro vita veniva prolungata innaturalmente dalla magia nera. C’è chi sostiene tuttavia, che almeno in una singola occasione, questi potenti e quasi immortali stregoni videro la loro stessa sopravvivenza posta nelle mani delle stesse mortali creature che avevano sempre disprezzato.
Kiran non accennava a destarsi, e Kadmos pensò bene che laddove le parole non bastavano, un sonoro ceffone avrebbe risolto il problema. Difatti, il colpo fu sufficiente per spalancare gli occhi dell’esterrefatto mago.
Mentre Kadmos ripeteva il gesto sugli altri compagni, Kiran si appoggiò ad una delle colonne della vasta sala, cercando di dipanare il mistero di ciò che era accaduto. Il simbolo di Acheron occupava il centro del vasto mosaico, nascondendo enigmaticamente il mistero che racchiudeva.
Kiran ricordava fin troppo bene l’accaduto: lui e i suoi compagni si erano battuti contro i Signori del Cerchio Nero, venendo letteralmente travolti dal potere stregato dei millenari adepti di Aketméth. Eppure essi erano ancora vivi. Se il bastone di Oberon non aveva potuto salvarli, cosa li aveva preservati dalla morte certa questa volta?
Mentre Dakkar e Isaac riprendevano i sensi, Kiran fu colpito dalla rivelazione con la stessa forza di un maglio. Non erano stati gli avventurieri a vincere sui demoni di Acheron, avversari troppo astuti e potenti per essere sconfitti dalle comuni armi mortali. Tuttavia, nella battaglia che si era combattuta, l’indomito spirito degli avventurieri non era stato completamente asservito ai voleri delle creature dell’Incubo, e così i loro involucri mortali erano stati preservati. Demoni si erano accompagnati a Deeva nelle sale del Cerchio Nero, e privi della carne dei corpi che era stata loro promessa, erano stati infine distrutti.
A confermare tutto ciò si unì il racconto di Xirtam, che rivelò di aver udito distintamente il fragore della battaglia ai piani superiori. Tenuto conto di quanto avevano appreso, gli avventurieri fronteggiarono una difficile scelta.
I Signori del Cerchio Nero erano indiscutibilmente avversari al di sopra delle loro possibilità, così come lo era stato il Gran Sacerdote Akethmét. Ma Deeva era nelle loro mani, e né Chandra né Dakkar l’avrebbero abbandonata agli altari di Seth. Gli avventurieri imboccarono quindi le scale per i piani superiori e giunti nella sala dove si era consumata la battaglia rinvennero il corpo senza vita di Jack Faust, il cui petto era stato lacerato laddove il demone era stato costretto a rivelarsi dal potere dei Signori del Cerchio Nero. Dietro l’altare, un ultima scalinata portava sulla sommità della torre, infelice teatro dell’ultimo atto che vedeva la genia di Seth e la stirpe di Acheron fronteggiarsi ancora una volta.
Dakkar emerse all’esterno, mentre una pioggia innaturale scrosciava sulle terre desertiche che circondavano la Torre del Serpente. I cinque Signori del Cerchio Nero si voltarono all’unisono, ma Dakkar e Andrey che ben ricordavano i loro terrificanti poteri, li aggredirono immediatamente, sperando di avere il tempo di abbatterli prima che formulassero i loro arcani incantesimi.
Andrey tuttavia scivolò sulla superficie resa sdrucciolevole dalla pioggia, mentre uno dei Signori del Cerchio Nero scagliò Deeva verso Dakkar, impedendogli di portare il suo colpo mortale contro Lieth. Tuttavia, quando ogni cosa sembrava perduta, un colpo terrificante fece tremare l’intera Torre del Serpente, costringendo tutti i presenti a voltarsi nella sua direzione: in arcione ad un mostruoso Drago d’Ossa, il Signore del Deserto osservava infine i suoi nemici con il suo immortale e gelido sguardo.
I Signori del Cerchio Nero erano pronti a quel decisivo confronto e riunirono tutte le loro terrificanti stregonerie per annientare il generale di Anklagor: tuttavia, per quanto il loro potere superasse qualsiasi altra manifestazione magica che Kiran avesse mai avuto occasione di vedere con i propri occhi, i Signori del Cerchio Nero riuscirono soltanto a disperdere la stregoneria che teneva insieme il corpo della cavalcatura scheletrica. Il Drago d’Ossa venne abbattuto, crollando sulla sommità della torre, ma il generale di Anklagor discese dalla sella e snudò la sua glaciale lama, per ghermire la vita di coloro che avevano osato sfidarlo.
Cosa potevano fare uomini dalla tempra eccezionale, ma pur sempre mortali, innanzi a tali creature il cui potere era così vasto? Dakkar, che stringeva protettivo Deeva su uno dei lati della torre, si guardò intorno per cercare una via di fuga qualsiasi, certo che né il coraggio né il suo acciaio potevano essere di qualsiasi aiuto in quel frangente. Eppure, talvolta non spetta alle creature più maestose decidere il destino di molti.
Persino Caronte comprese che il Cerchio Nero era sul ciglio della distruzione: adesso che lo aveva innanzi gli era evidente che nessun mortale avrebbe mai potuto abbattere il Signore del Deserto. Egli dunque si decise a rivelare l’ultimo segreto: soltanto la morte di Deeva avrebbe impedito l’ascesa di un nuovo impero di Acheron, e lo spalancarsi dei cancelli dei demoni al loro servizio. Sebbene inclini a diffidare delle parole del loro avversario, la verità si fece strada nel cuore degli avventurieri: sinché Deeva fosse stata in vita, non ci sarebbe stato scampo per nessuna creatura vivente.
Chandra non poteva credere a quel destino terribile, e mai avrebbe accettato che Deeva morisse per sua mano. Ma nello sguardo della regina trovò quella forza che cercava: ella non avrebbe concesso il ritorno del crudele ed immondo impero di Acheron, le cui mostruose cittadelle che gli avventurieri avevano visto sull’isola di Idra erano soltanto una pallida vestigia di ciò che erano in grado di realizzare le creature dell’Incubo. L’ultima discendente di Acheron aveva scelto il suo destino, e Andrey, intuendo che il tempo non era più dalla loro parte, ghermì rapidamente la sua vita con un preciso colpo pugnale sacrificale di Seth.
Mentre accompagnava il corpo dell’immortale regina al suolo, Dakkar vide il Signore del Deserto fermarsi. Nelle sue orbite vuote, due enigmatiche fiamme bluastre danzavano innaturalmente, ma non espressero né odio né risentimento. L’ascesa di Acheron era stata semplicemente rimandata; se di cento o mille anni aveva poca importanza, poiché il Signore del Deserto aveva smesso di occuparsi dell’avanzare del tempo da interi eoni. Il generale di Anklagor divenne lentamente evanescente sino a scomparire alla vista, e l’immenso esercito disumano che si era sollevato dalle sabbie per obbedire ai suoi comandi lo seguì nel suo arcaico sepolcro.
Lieth avrebbe volentieri posto fine alla vita degli avventurieri in quel momento, ma Caronte glielo impedì. Non per pietà, poiché egli, come tutti i Signori del Cerchio Nero, disconosceva questo sentimento, ma poiché gli avventurieri, loro malgrado, avevano reso un immenso servigio alla gloria di Seth. Dakkar non concesse un solo sguardo ai suoi spietati nemici, e raccogliendo il corpo senza vita di Deeva, emerse insieme ai suoi compagni dalla Torre del Serpente, per non farvi mai più ritorno.