Si racconta che quando Voegel venne a conoscenza dello scellerato accordo stipulato dai suoi condottieri con gli oligarchi di Remkha, andò su tutte le furie. I pochi che avevano già visto di cosa era capace il Conte Pazzo, si affrettarono ad eseguire i suoi ordini senza porre alcuna domanda su ciò che aveva scatenato la sua ira, e abbandonarono appena possibile la Città di Rame al suo infelice destino.
A causa delle molte ferite subite, gli avventurieri decisero di ritornare alla Città di Rame, ma questo era più facile a dirsi che a farsi. Le creature nere, non più trattenute da Tholkad Beld, si aggiravano liberamente nel distretto di Kherd, e bersagliarono gli avventurieri con letali frecce acuminate. L’inseguimento fu però breve: i malvagi cacciatori risposero ai richiami che si levavano alle loro spalle, rinunciando alle prede umane che utilizzarono tutto il vantaggio per mettere quanta più distanza possibile tra loro e i ruderi del distretto minerario.
La marcia nelle tenebre fu penosa, e le ferite riportate dalla maggior parte della compagnia si riaprivano di continuo. Dakkar e Andrey camminavano sorretti dalla cupa forza della disperazione, ma la lama infernale aveva fiaccato il loro spirito, e difficilmente senza gli incoraggiamenti dei propri compagni avrebbero visto le mura di Remkha. L’alba quindi li sorprese ancora sulla via, ma rinfrancato dalla vista del sole del deserto, il gruppo si concesse qualche ora di ristoro. Non era ancora mezzogiorno quando finalmente giunsero in vista delle mura orientali, il cui immenso doppio battente tempestato d’ottone era però serrato.
Le sentinelle posero poche domande, e quasi senza attendere risposta schiusero l’uscio per gli avventurieri, forse rispondendo ad un ordine giunto tempestivamente. Ricordando l’accordo stipulato con Tholkad Beld, gli avventurieri fecero ingresso, ma si morsero la lingua nel vedere che nello spiazzo antistante erano stati impiccati gli uomini al servizio del Capitano delle Sette Lance che avevano incontrato la sera precedente. A rendere ancora più sinistra la loro visione, un uomo che indossava la livrea dei templari giunse, e quasi fosse al comando della guarnigione delle porte orientali, ordinò che gli avventurieri venissero passati sul posto a fil di spada.
Avere ragione della compagnia però non era impresa facile. Le lunghe peripezie e gli affanni patiti avevano reso gli avventurieri molto più coriacei, e Chandra scattò in avanti inchiodando il soldato della croce al suolo con la sua lunga lancia, mentre Dakkar e Kadmos si occupavano di tenere impegnati gli altri armigeri e Kiran scatenava il potere della sua stregoneria. Andrey piroettando di lato, raggiunse il camminamento grazie al quale era possibile risalire sulla merlatura, e i suoi compagni lo seguirono non appena videro apparire Arlan Edregh, al cui seguito giungeva un drappello di templari imperiali.
C’era troppo poco tempo per riflettere sugli accadimenti ai cancelli orientali, e gli avventurieri si lanciarono in una fuga precipitosa, ma a dispetto di tutte le avversità essi riuscirono a guadagnare la salvezza, sebbene piuttosto malconci. Intuendo che vi erano davvero pochi luoghi nei quali trovare rifugio, Jack Faust si risolse a condurli sino al tempio segreto di Kardys.
Il rischio che correvano era anche più grande di quello che li attendeva tra le strade di Remkha, tuttavia la presenza di Mithrelle bastò per garantire loro l’accesso alle aule consacrate di Kardys, ove Jack Faust, liberandosi dei propri cenci, rinacque come Sacerdote della Dea dell’Omicidio. Preparato alla cerimonia, Jack, che aveva acquisito molto della perduta memoria, accompagnò i propri compagni in una piccola sala, ritirandosi per celebrare il rito dovuto alla sua Signora. Mentre erano soli, gli avventurieri meditarono a lungo sul da farsi, preoccupati per l’assenza di Kadmos che non era riuscito a ricongiungersi con il resto del gruppo.
Deeva, dopo aver narrato del rapimento perpetrato da Zauhro, insistette per unirsi alla compagnia. Qualcosa nel suo animo tremava al pensiero di permanere nel Tempio di Kardys, e come ebbero modo di apprendere gli avventurieri in seguito, i suoi timori erano più che fondati.