La Torre del Serpente

Si racconta che quando l’immenso drago d’ossa si mostrò al di sopra dello smisurato esercito del Signore del Deserto, il coraggio dei guerrieri dell’Impero venne meno, e i ranghi dei crociati vacillarono innanzi a tale orrore: fu allora che Frater Alteo si issò sulle staffe del suo corsiero, e la sua voce come una cascata dirompente affogò le fiamme della paura ed infuse sacra determinazione nei suoi guerrieri. Impugnando la lunga lama benedetta, il Sommo Sacerdote della Croce urlò la sua sfida all’empia stirpe di Acheron, seguita dal tuono della cavalleria pesante: la battaglia per il dominio delle terre di Stygia ebbe infine inizio.

La carovana a cui si erano uniti era finalmente giunta a destinazione, attraverso l’infausto viaggio ai confini dell’Alto Deserto. Chandra strinse i denti, mentre le ferite inflitte dalle immonde creature non morte che avevano dovuto respingere bruciavano ancora sotto gli stracci che nascondevano la sua pelle chiara dalle inquisitrici occhiate dei robusti eunuchi di guardia alle porte della Torre del Serpente.

Accanto a lei, Deeva e Arlan Edregh sembravano altrettanto provati. Il giovane patrizio, il cui corpo era stato liberato mesi prima in qualche modo dal diabolico spirito di Aketméth, aveva scelto di unirsi a Deeva per sconfiggere il gran sacerdote di Seth, sperando in tal modo di placare l’ira del Signore del Deserto. Il pensiero che le immonde orde risorte dell’immortale generale di Anklagor stessero dirigendosi proprio alla torre del Serpente raggelò il sangue nelle vene di Chandra: il nemico sarebbe stato sia all’interno che all’esterno, e sebbene la sua vita fosse stata messa in pericolo in molte occasioni mai si senti così stretta tra le malevoli forze che minacciavano di distruggere l’ordine naturale del mondo.

Tuttavia, risolutamente, gli avventurieri seguirono i pellegrini a cui si erano mescolati oltre il pesante doppio battente della Torre del Serpente, i cui ingressi si trovavano riparati dalle tempeste del deserto, al termine di una profonda gola di pietra. Sebbene la temperatura più fresca all’interno inducesse sollievo al corpo degli avventurieri, le loro menti non ebbero tempo di accorgersene, tanto erano concentrate su ciò che li attendeva: i pellegrini si sarebbero sottoposti ad un ordalia, ed essi non avevano ancora deciso se continuare a nascondersi facendo altrettanto, o rivelarsi e affrontare l’inevitabile scontro che ne sarebbe seguito.

Nella vasta sala antistante, circondata da possenti colonne, i pellegrini si apprestarono a sostenere l’ordalia, sotto gli occhi indolenti di numerosi ospiti drogati e lo sguardo vigile dei sacerdoti di Seth. Sebbene Xirtam fosse inizialmente propenso a sottoporsi alla prova, che sembrava essere piuttosto semplice, cambiò immediatamente idea quando il terzo pellegrino venne risucchiato sul fondo della bassa vasca che stava attraversando, tingendo con il suo sangue l’acqua dalla quale non riemerse. Anche gli altri pellegrini, dopo aver assistito alla terribile morte, avrebbero volentieri ripiegato sui propri passi, ma una volta entrati nella Torre del Serpente non avevano altra scelta che sottoporsi alla prova. Mentre uno dietro l’altro i pellegrini si preparavano ad affrontare il loro destino, gli avventurieri decisero di agire: Dakkar, fingendo di voler mettere piede nella vasca si avvicinò sino alla sua estremità, per poi decapitare con un violento fendente la testa di uno degli eunuchi.

Gli avventurieri scattarono come un sol uomo, scavalcando i corpi indolenti degli schiavi drogati e avventandosi sugli eunuchi, mentre i sacerdoti di Seth cercavano scampo nella fuga. Pronto a tutto pur di fermarli, Kiran invocò il potere della magia che aveva appreso tra le sale di Oberon, illuminando il vasto corridoio con lampi di energia bruciante che ebbero il collaterale effetto di lasciare il segno sulla schiena ricoperta di cicatrici di Dakkar e di scaraventare sul ciglio dell’inferno Andrey.

Gli eunuchi sopravvissuti si rifugiarono al di là di arcaici battenti di bronzo, oltre una vasta sala che accoglieva in un pozzo verticale i pellegrini che avevano superato la prova, tremanti ed in attesa che il proprio destino si compisse.

Rivolte le loro attenzioni verso il doppio battente, gli avventurieri vi si accostarono per saggiarne la robustezza, e con grande sorpresa questo si schiuse, come mosso da volontà propria; nella sala, inciso sull’arcaico pavimento di pietra, il marchio di Acheron li attendeva per rivelare il suo ultimo, micidiale segreto.