Tra le fauci di Seth

Il sacrificio dei soldati di Derketo non era stato vano e nel tempo che era stato guadagnato tutte le spade fedeli alla croce erano state riunite a Khemi. Frater Alteo non avrebbe atteso il Signore del Deserto al sicuro dietro le mura di quella città blasfema, poiché il suo onore esigeva che il nemico fosse spazzato via in campo aperto, e che le lande che aveva per lungo tempo macchiato fossero mondate da una creatura così tanto malvagia. Fu così che le interminabili colonne di soldati che sorreggevano gli stendardi dell’Impero emersero dai neri portali di Khemi, per andare incontro al loro tragico destino.

Che il Seneth di Atma non fosse più luogo sicuro lo aveva compreso anche Kadmos, e sebbene il sangue gli ribollisse nelle vene il condottiero aveva dovuto lasciare che la sua donna venisse trascinata via dagli uomini fedeli all’impero. Giurando vendetta, Kadmos si unì nuovamente ai suoi compagni, e accettò di muoversi subito verso la dimora di Arlan Edregh, l’unico vero responsabile dei terribili disordini occorsi nella Città di Rame.

Fingendo di aver catturato Deeva, gli avventurieri oltrepassarono i cancelli, sorvegliati dalla guardia cittadina e da alcuni templari, ma si avvidero subito che la città est era piombata nel caos: incendi divampavano da alcune ricche ville dei patrizi della città di rame, e la tensione era al culmine. Decisi a compiere la loro missione, gli avventurieri si diressero con passo spedito verso la villa di Arlan Edregh, ma arrivarono tardi: una battaglia era già avvenuta negli ampi saloni che un tempo avevano ospitato la corte di ruffiani di Tholkad Beld, e nell’oscurità Tholmud aveva trovato la morte insieme a due dozzine dei propri uomini.

Mentre una parte del gruppo cercava di salvare la vita di Tholmud, la luce brillante dell’incantesimo di Kiran rivelò che sui cadaveri erano presenti spaventose ferite, mentre alcuni di essi giacevano completamente sventrati al suolo. La creatura che aveva provocato quella carneficina non tardò a mostrarsi: un immenso scorpione attraversò a velocità infernale la sala, costringendo gli avventurieri ad una disperata difesa. Durante la battaglia, Kiran, intuendo il gigantesco mostro traeva la sua vitalità da una fonte stregata, spalancò la porta antistante, sorprendendo uno dei sacerdoti di Seth nell’utilizzo di una misteriosa sfera nera. Ricorrendo ai suoi incantesimi, Kiran distrusse la sfera, ponendo fine contemporaneamente alla vita del sacerdote. Privo del sovrannaturale potere stregato, il gigantesco scorpione ridusse rapidamente le proprie dimensioni a quelle di un comune abitante del deserto, e Isaac pose tosto fine alla sua vita sotto il tacco del suo stivale.

Mentre gli avventurieri cercavano di riprendersi dalla battaglia, Arlan Edregh li sorprese dall’alto della balaustra più ampia, a ridosso della sala. Alle sue spalle era il nocchiero della prediletta di Seth, i cui occhi rossastri sembravano brillare nella tenebra. Arlan Edregh riconobbe l’onore delle armi agli avventurieri concedendo loro la possibilità di vivere se gli avessero consegnato Deeva senza combattere. Sebbene le loro ferite fossero profonde, nessuno della compagnia desiderava accettare la sconfitta, men che meno Jack Faust, la cui missione divina non lasciava spazio ad alcun dubbio. Così, quando Arlan Edregh discese nella sala, gli avventurieri si prepararono utilizzarono tutte le risorse che erano rimaste loro per abbatterlo.

Arlan rise dei loro attacchi, mentre nei suoi occhi divampava un odio e una furia ingigantiti dalle sabbie del tempo. Fiamme e morte divorarono i nemici di Seth, e l’intera compagnia venne distrutta in pochi istanti, ingoiata da un’accecante bagliore scarlatto.