Agguato a Plateau de Saclay

Nel 1275 la notizia che un discendente della stirpe di Oss fosse tornato per rivendicare la Corona di Engul serpeggiò tra le terre meridionali del Regno di Cheemon. Per quanto inizialmente venisse attribuito poco credito a questa diceria, lo spettro dell’antico regno di Gulnor riaffiorò nelle menti dei signori fedeli al Trono di Alabastro, e giorno dopo giorno il timore di una nuova guerra strinse sempre di più il cuore degli abitanti di Cheemon.

Dopo essersi ricongiunti a Narth, che nel frattempo aveva conquistato il diritto di battersi al cospetto del Re nella quinta giornata del torneo, il gruppo di avventurieri decise di recarsi nuovamente a Castello Vecchio, per sincerarsi della salute di Constantin e di Gwyn Turtle, assenti sin dal primo mattino.

Giunti al ponte levatoio però, i soldati della guardia reale interdirono loro il passaggio: Castello Vecchio sarebbe rimasto inaccessibile a chiunque non fosse stato convocato dal Re per il resto della giornata.

Narth era deciso ad entrare nelle sale della Torre Esagonale a qualsiasi costo, ma mentre i suoi compagni cercavano di persuaderlo alla diplomazia, tre cavalieri oltrepassarono la volta del barbacane; come ben presto sarebbe stato evidente, si trattava di Gustav Croquison e della sua scorta personale. Dopo un acceso scambio di battute tra uno degli sgherri del nobile e l’irruento nano, Gustav decise di intervenire, rassicurando con poche parole gli avventurieri sulla sorte di Constantin e riferendo loro che il ritardo di Gwyn Turtle era probabilmente dovuto agli accadimenti della mattina, e alla notizia della morte di Ashraf Majid.

Parzialmente soddisfatto, Narth decise di posticipare l’irruzione a Castello Vecchio, ma allietò il cammino dei suoi compagni brontolando per un ulteriore buona mezz’ora come solo una pentola di fagioli lasciata troppo a lungo sul fuoco saprebbe fare. Gli occhi del gruppo intanto cercavano avidamente Finn McCumhail, ed i loro passi li portarono inevitabilmente all’accampamento della Compagnia del Cinghiale.

Lo spettacolo che li attendeva non era certo rassicurante: Thork Borogar, a petto nudo, stava raschiando dal pelo corto e irto del suo cinghiale da guerra una colonia di parassiti, che si stava trasferendo momentaneamente sulla lunga barba del nano. Accolta con calore dal nerboruto avventuriero, la Compagnia si dispose intorno al fuoco, attendendo l’arrivo di Finn McCumhail che era solito trascorrere parte del pomeriggio con il vecchio amico. Aileen, approfittando della distrazione di Thork Borogar, sgusciò all’interno del carro coperto retrostante la grande tenda, con l’intento di curiosare.

Tuttavia il carro non era affatto incustodito: come presto avrebbe scoperto l’ignara locandiera, all’interno vi si trovava Maltus, disilluso e scorbutico Scriba della Compagnia del Cinghiale, il quale, dopo essersi lamentato a lungo del suo infausto destino, scacciò in malo modo la giovane, che non ebbe altra scelta che abbandonare precipitosamente l’interno e riunirsi ai suoi compagni.

Finn McCumhail nel frattempo era giunto all’accampamento, e dopo le dovute presentazioni il gruppo si gettò in una lunga conversazione con la Sentinella di Erin. Le cupe rivelazioni del paladino non lasciavano presagire nulla di buono, e la Compagnia si fermò nuovamente a riflettere su quanto era accaduto a Northgar alcuni mesi prima, e sul sinistro operato di Ernst Weber che certamente andava inserito in un piano più grande, del quale però non era facile distinguere i dettagli o gli intenti finali.

Esortati da Narth, gli avventurieri decisero di avviarsi verso la tenda di Benjamin Tuller, per esaminare gli effetti personali di Drimacus, visitando prima il padiglione di Gwyn Turtle per sincerarsi dello stato di salute di Constantin. L’attendente del Castellano di Northgar si trovava nella sua tenda, e riferì finalmente le intenzioni del Re: era probabile che Constantin sarebbe stato finalmente restituito al padre, come gesto di fiducia da parte della dinastia d’Amberville nei confronti del baronato di Luth Golein. Durante la breve conversazione, gli avventurieri rivelarono la sorte toccata a Benjamin all’attonito Gwyn Turtle, che prese immediatamente le difese dell’amico. Dopo essersi congedati da Gwyn, gli avventurieri si recarono verso la tenda degli attendenti di Émile Dernier.

Lungo la strada però, un individuo sospetto avvicinò la compagnia, richiedendo l’aiuto di Theodor. Pur sospettando una trappola, il sacerdote decise di stare al gioco, e seguì l’uomo sperando che questo azzardo avrebbe portato a rivelazioni decisive. Ritchie, sfruttando uno dei suoi incantesimi, seguì non visto Theodor, pronto ad intervenire nel caso le cose volgessero al peggio.

La Compagnia nel frattempo raggiunse la tenda di Benjamin Tuller, trovandovi una sgradita sorpresa: l’interno del padiglione era stato rivoltato, e il vecchio Matieu portava i segni delle percosse al viso e un braccio fratturato. L’anziano paggio rivelò che degli uomini senza uniforme avevano preteso di portar via gli effetti personali di Drimacus dalla tenda, e quando lui si era opposto avevano usato la forza. Nonostante il baule di Drimacus fosse stato trafugato, Matieu era riuscito comunque a nascondere il diario personale dell’attendente, che venne prontamente recuperato da Telehma.

Nel frattempo, Theodor venne condotto nella parte più bassa del Plateau, nelle tende in male arnese dei mendicanti, ed all’interno di una di esse il viso del giovane sacerdote venne raggiunto da un pugno di ferro. Quando Ritchie decise di intervenire, rivelando la sua presenza, due uomini stavano percuotendo brutalmente Theodor, parzialmente stordito dal colpo che gli aveva frantumato il setto nasale.

Reagendo rapidamente, la veste nera scagliò subito sul più robusto degli aggressori dei mortali dardi incantati, che posero immediatamente fine alla vita del corpulento sicario. Il secondo aggressore, dopo aver ferito Ritchie con un pugnale da lancio, tentò di fuggire, ma anche la sua vita venne strappata dal corpo da uno dei mortali incantesimi dello stregone. Dopo aver soccorso Theodor, e cercato invano sui cadaveri qualche traccia eloquente di eventuali emissari, il mago e il sacerdote risalirono il plateau per ricongiungersi ai compagni.

Quando finalmente la Compagnia fu riunita divenne chiaro che le domande poste nelle giornate precedenti avevano attirato sgradite attenzioni; inoltre, sebbene l’agguato fosse fallito miseramente, era forte in tutti gli avventurieri il sospetto che quel tentativo di mettere a tacere il sacerdote della Croce Nera non sarebbe stato l’ultimo, e che i loro invisibili avversari avrebbero certamente colpito presto e più duramente.