Il castello di Florence era sempre stato, nella sua memoria, la dimora estiva del casato di Delapoire, e così Gillian, ultimo superstite della sua nobile dinastia, si incupì nel vedere il prato del cortile fiorito rivoltato dagli stivali chiodati degli invasori. Scrutando dalla sommità dell’antica Torre di Guardia, egli comprese che Mormul non avrebbe assediato lentamente il maniero, ma avrebbe assaltato le ultime difese alla testa dell’immenso esercito del Re Stregone. Quando i Carnefici irruppero dal doppio battente sul dorso dei propri mostruosi destrieri, Gillian comprese che la sua dinastia si sarebbe estinta quel giorno.
L’ingegno della Compagnia venne messo alla prova, ed essa si dimostrò sufficientemente scaltra per superare gli ostacoli della Torre; giunti ad una vasta sala adornata da una flora bizzarra che emergeva disordinatamente da ampie urne e vasi decorati, gli avventurieri scorsero una minuta figura, intenta a curare un fiore grande la metà di lei. La gnoma venne circondata rapidamente dagli alti uomini, i quali dopo averla rassicurata sulle proprie intenzioni ne appresero il nome, e poche informazioni su quel sinitro luogo: Morinne rivelò che si trovavano nel mondo di Mai, la spettrale prigione di Ghaurir dalla quale non vi era alcuna via d’uscita.
Morinne condusse la Compagnia sino ad un minuscolo studiolo, dopo aver rassicurato gli altri minuti abitanti della torre, che ella presentò con il titolo di Accademici, sulle intenzioni dei ‘giganti’. Mentre la Compagnia cercava di acquisire tutte le conoscenze possibili sul luogo nel quale era stata precipitata, Morinne rivelò che li avrebbe volentieri aiutati in cambio di un cristallo dalle proprietà magiche e musicali, custodito nella città di Settra. Elva, l’Osservatrice, aveva bandito gli Accademici dalle mura di Settra molto tempo fa, e gli avventurieri sospettarono che gli gnomi dal cuore malevolo avessero tentato in passato di rubare il cristallo.
Dopo essersi consultata brevemente, la Compagnia decise di accettare l’offerta di Morinne, che li condusse sino alla sommità della torre, dove tre mongolfiere munite di un rudimentale congegno ad elica ondeggiavano leggermente alla gelida brezza. Una sinistra nebbia copriva tutto il paesaggio circostante, bloccando la vista, e Morinne disse che questa era una benedizione, perché al di sotto della Torre si stendeva il ruggente mare oscuro, ove soltanto il Cacciatore poteva muoversi liberamente.
Gli gnomi dalle lunghe tonache nere consegnarono una bussola a Falstaff, che avrebbe sempre indicato la direzione per la città di Settra. Rivelarono loro che non avrebbero sentito alcuna fame o alcuna sete durante il viaggio: molti tra gli Accademici avevano tentato di spiegare questo fenomeno, ma erano giunti solo a teorie perlopiù contrastanti.
Ad ogni modo, fu impossibile determinare quanto tempo gli avventurieri viaggiarono su quel rudimentale congegno: nessuna luce filtrava sopra la nebbia, nessuna stella era visibile in quel cielo cupo. Eppure, nessuno di loro ritenne che il viaggio fosse troppo lungo, né troppo breve.
Quando avvistarono la città di Settra, gli avventurieri compresero che qualsiasi tentativo di avvicinarsi furtivamente era compromesso. Il loro vascello volante era troppo lento per le sinuose Viverne, sul cui dorso erano assisi guerrieri chiusi in armature argentee, ricoperte da sinistre rune. Quando furono obbligati ad atterrare, Crovont ricorse ad uno dei suoi sortilegi per comprendere la lingua dei guardiani di Settra, scoprendo così che attraverso la roboante voce dei loro elmi chiusi, i guardiani erano pronti a scortare l’intera compagnia al cospetto dell’Osservatrice.
Elva li attendeva nell’ampia sala del trono, sulla quale torreggiava un’immensa statua raffigurante un infante dalla testa mostruosa, priva di occhi e munita di zanne terribili. L’Osservatrice era una donna anziana dall’età incalcolabile, i cui occhi scintillavano di follia, e Theodor invitò i propri compagni alla cautela. Elva li apostrofò con l’appellativo di ladri, e rivelò che la giovane Adua ben conosceva l’antico terrore che si era rifugiato nel mondo di Mai. Proprio mentre gli avventurieri cercavano conferme nel volto sgomento della giovane druida, un suono possente vomitato da un corno risuonò forte nella sala: la città di Settra era sotto attacco, e i suoi guardiani si mossero per dare battaglia agli invasori.