L’usanza di indossare mantelli neri, sdruciti e lisi per i lunghi viaggi nelle terre selvagge, risale agli anni in cui Erk Mc Morn strinse alleanza con il popolo della montagna. Sin da allora, il mantello nero è considerato il simbolo che segna l’iniziazione dei giovani guerrieri ai ranghi degli Uskarii, e gli audaci esploratori della frontiera orientale di Istmaar lo ostentano con fierezza e orgoglio.
Era trascorsa soltanto un’ora dall’aggressione dei non morti alla fortezza di Kaltegar, e l’accampamento era ancora in subbuglio. Ordini secchi venivano impartiti, mentre i picchetti di guardia al perimetro venivano triplicati. Logan Thaern intendeva inviare un manipolo consistente di uomini per garantire la sicurezza dei dintorni della fortezza, ma l’opposizione di Brann Mc Morn gli avrebbe negato la vitale collaborazione dei suoi esploratori. Mentre i nobili discutevano sul da farsi, gli avventurieri si riunirono intorno ad uno dei fuochi da campo, dove Chandra mise al corrente i suoi compagni di ciò che aveva appreso.
D’un tratto, uno dei soldati degli Ankaster si avvicinò agli avventurieri per consegnare un insolito messaggio alla sciamana. Il minuto foglio di pergamena conteneva soltanto l’invito a seguire il soldato, sebbene quest’ultimo fosse evidentemente ignaro del compito che gli era stato affidato, e avesse già iniziato a muovere i suoi passi verso il luogo che gli era stato designato. Intuendo che interrogare il soldato non avrebbe dato alcun risultato, gli avventurieri decisero di seguirlo così come era suggerito dal messaggio.
Raggiunto il limitare della fortezza, il soldato si unì ad un drappello degli Ankaster, e mentre gli avventurieri si erano prudentemente fermati per decidere il da farsi, una figura familiare emerse dalle ombre: si trattava di Goya, l’assassino che apparteneva alla stessa confraternita di Andrey, che gli avventurieri avevano incontrato poco più di tre anni prima sull’isola di Idra.
Apparentemente, Goya era al servizio di Jean Ankaster, e condusse gli avventurieri all’esterno della fortezza, attraverso una delle brecce del barbacane. Celati al limitare della foresta si trovavano otto cavalieri, tra i quali spiccava il capitano della guardia personale di Jean Ankaster, Patrick, e l’esile figura di Dreela.
Patrick spiegò che il suo signore aveva ordinato di recuperare una certa tela, apparentemente molto preziosa, dalle mani dell’insediamento dei Votli. Dreela li avrebbe guidati laggiù soltanto se Chandra fosse stata d’accordo, e ancora una volta la sciamana fu costretta a prendere una difficile decisione. Dakkar mise in guardia i propri compagni dal cattivo affare che sarebbe sorto nell’opporsi ai desideri di Jean, soprattutto se potevano apparire poco importanti come recuperare un oggetto da un insediamento di selvaggi. Tuttavia, poiché gli avventurieri ben intuivano il valore della tela, decisero di unirsi agli Ankaster e Dreela nel viaggio.
Durante il percorso, Dakkar ebbe modo di conoscere meglio Patrick, e si accorse che il capitano della guardia non era privo di valore, né combatteva esclusivamente per denaro. La sua fedeltà verso gli Ankaster era pari a quella di Kadmos per i Thaern, e i due concordarono di evitare nel limite del possibile, uno scontro aperto, giungendo ad un accordo circa la tela da recuperare.
Chandra nel frattempo ebbe modo di scambiare le sue impressioni con Dreela, e lentamente la verità si fece largo nella sua mente, confermata dai ricordi di Andrey: l’immenso ragno che aveva corrotto l’intera regione, distruggendo tutto ciò che gli Elfi avevano edificato non poteva che essere la Prima Oscurità, il cui nome era conosciuto soltanto dai più anziani tra gli elfi. Perché la visione fosse tornata con tanta forza in quel momento però, né Chandra né Dreela avrebbero saputo dirlo con esattezza.
Giunti nei pressi dell’insediamento dei Votli, Dreela si accorse presto dell’assenza delle sentinelle; il grido di avvertimento di Andrey giunse troppo tardi, e decine di orchi armati di lunghe scimitarre e mazze chiodate si riversarono sui cavalieri. La cruenta battaglia mise a dura prova gli avventurieri, soprattutto a causa della presenza di un misterioso stregone che quasi spezzò la vita di Xirtam e Kiran. Gli avventurieri tuttavia si batterono come demoni, e al fianco di Patrick e dei suoi uomini trucidarono gli orchi sino all’ultimo, senza però trovare traccia del misterioso stregone.
Raggiunto l’insediamento, i peggiori timori degli avventurieri trovarono conferma: gli orchi avevano attaccato i Votli, accerchiando il loro insediamento e massacrandoli tutti, prima di irrompere nelle loro povere capanne. Facendosi forza, gli avventurieri si accinsero a cercare la tela, sebbene avessero poche speranze di trovarla. Isaac invece cercò di scuotere Dreela, vinta dall’orrore causato dalla distruzione dell’insediamento, venendo così a scoprire che esisteva un nascondiglio segreto in cui venivano custoditi gli oggetti più preziosi della tribù.
Sebbene nessuno si aspettasse di trovare la stoffa in quel luogo, Dreela ritornò cingendo proprio il bramato tappeto tra le braccia. Tuttavia, quando gli avventurieri lo dispiegarono, dovettero fronteggiare un’amara sorpresa: la tela era stata recisa, ed essi ne stringevano soltanto una delle due metà. Dopo aver riflettuto lunghi istanti, Chandra decise che troppe domande esigevano risposte, e si preparò ad eseguire il rituale necessario per interrogare gli spiriti dei Votli caduti, affrontando per la prima volta gli irati spettri degli uccisi.