Il Cancello degli Uccisi

Gli Estranei esiliati dai Principi Fenice attendevano il giorno in cui i loro immortali servitori avrebbero disserrato i chiavistelli che sorvegliavano il Cancello degli Uccisi. Ed invero la stirpe di Xotalanc sempre avrebbe graffiato nel buio, per restituire ai propri signori il dominio sul mondo ed eclissare la luce dell’ultima stella.

Incredulo, Dakkar si voltò verso l’uomo indicato da Chandra. L’armatura del combattente rifulgeva di rune stregate e nell’oscurità oltre la visiera del massiccio elmo brillavano due occhi bluastri e spettrali. Eppure Dakkar seppe nel suo cuore che la sciamana aveva visto il vero: Oliver, o ciò che ne era rimasto, era davanti a lui.

La disperazione di non poter aiutare in alcun modo il fratello gettò Dakkar nello sconforto, ma presto il suo sentimento si trasformò in risolutezza nell’adempiere l’ultimo desiderio che il suo congiunto gli aveva domandato: sopravvivere. Insieme ai suoi compagni, varcò la soglia della piana dei morti, ove si ergevano le tetre sommità delle Torri di Cenere, lunghe zanne rivolte verso il cielo nella loro eterna veglia del Cancello degli Uccisi. Boldar tuttavia non li seguì.

Uomini e Nani avevano combattuto fianco a fianco, e la stessa fortezza di Uthgard era stata eretta quale simbolo della loro alleanza: quelle sale non avrebbero mai dimenticato il tradimento degli uomini e la sofferenza inflitta alla loro intera stirpe aveva dato origine alla Legione dei Morti. Tuttavia, quel giorno un nano avrebbe combattuto di nuovo al fianco dei guerrieri umani, in una battaglia impossibile da vincere: Yaga disponeva di una schiumante marea nera, e gli orchi battevano le armi sugli scudi, ansiosi di dilaniare e distruggere i pochi avversari che li separavano dalla loro meta.

Dakkar gettò un ultima occhiata ad Olivier, fieramente schierato insieme agli altri che avevano condiviso il suo macabro destino. Ciò che era suo fratello gli rimandò un ultimo sguardo di addio: poi la compagnia si mosse in fretta verso le Torri di Cenere. Con un ruggito assordante, gli orchi si lanciarono contro la Legione dei Morti.

Dopo aver percorso svariate centinaia di metri, la Compagnia vide stagliarsi le sagome degli avventurieri che avevano perduto nella nebbia: Patrick e Dreela vennero subito loro incontro, precedendo la misteriosa donna che Isaac aveva già incontrato.

Nimloth parlò loro con voce asciutta: la stirpe di Xotalanc era vicina a conseguire il suo ultimo obiettivo, liberare gli Estranei dalla loro millenaria prigione. Entrambe le Torri di Cenere erano già tra i loro immondi artigli e il momento in cui la loro potente stregoneria avrebbe disserrato il Cancello degli Uccisi era prossimo. La sposa dei morti benedisse le loro armi, e concesse a Dreela e Chandra i pugnali stregati di Ira e Kiraj, rivelando che solo affondandoli contemporaneamente nel cuore dei loro nemici sarebbero stati in grado di disperdere la loro malvagia essenza dal mondo.

Chandra inviò il suo fedele compagno spettrale con Dreela, e la sciamana fece altrettanto; dopo i due gruppi si divisero, e augurandosi reciprocamente la miglior fortuna, ascesero simultaneamente le Torri di Cenere.

Dakkar e Kadomos in testa al gruppo si aprirono la strada a colpi di spada, mentre i propri compagni risalivano le impalcature erette intorno al pilastro centrale della torre. Tanto malconci erano gli appigli di cui dovevano servirsi che gli avventurieri rischiarono di precipitare ad ogni passo; eppure non si fermarono mai, se non quando raggiunsero la sommità della Torre.

Sull’ampio spiazzo della sommità della torre, si ergeva solitaria una figura spettrale, avvolta in un tetro sudario. Il resto della creatura sembrava evanescente, ed era possibile vedervi attraverso. Gli avventurieri non esitarono e si scagliarono contro lo Xotalanc, che riconobbe il pugnale di Chandra e urlò la sua rabbia nella lingua terrificante della sua razza.

La battaglia che ne seguì fu terrificante, e gli avventurieri furono costretti ad utilizzare ogni stratagemma per esporre il nero cuore pulsante dello Xotalanc alla letale arma di Chandra; tuttavia, ogni volta che il nemico diventava vulnerabile, qualcosa impediva alla sciamana di portare a segno il colpo decisivo, e fu così che la battaglia prosciugò completamente le risorse della Compagnia. Isaac infine cedette, crollando al suolo, Xirtam si piegò con la vista annebbiata. Proprio quando nulla sembrava poterli salvare, Chandra balzò oltre gli artigli dello Xotalanc e affondò il pugnale stregato nel suo petto, ponendo fine alla non vita dell’incubo.

Mentre la coltre malvagia che stringeva le Torri di Cenere cominciava a dissiparsi, i bagliori sinistri emanati dal Cancello degli Uccisi si spensero. In quell’istante Chandra comprese che gli spiriti irritati si erano placati, e la pace era ritornata nella Valle delle Ombre: la sua missione era compiuta.