Il doppio volto di Yaga

Quando la notizia degli eventi che scuotevano l’oriente del mondo conosciuto raggiunse la lontana cittadella di Andergast, lo sguardo dei cavalieri si incupì, ma essi non ne furono sorpresi: perché sempre la tenebra si ritira dopo la sconfitta e prepara il suo vendicativo ritorno.

Il mostruoso abominio si sollevò, e Isaac gli si gettò contro senza esitazione mentre alcuni dei suoi compagni soccombevano ai tetri sortilegi dello sciamano orco. Andrey, approfittando dell’oscurità della caverna, si avvicinò silenziosamente allo sciamano mentre la battaglia infuriava, ma uno spuntone di roccia gli artigliò la caviglia proprio mentre stava per colpire, e l’orco fu veloce ad avvolgere l’assassino in una gabbia stregata. Tuttavia, mentre lo sciamano si avvicinava con un pugnale ricurvo, il nero sortilegio che animava le ossa scricchiolanti dell’abominio venne meno, ed egli fu costretto a darsi alla fuga, lasciando Andrey malconcio ma vivo.

Senza indugio, l’intera compagnia si gettò all’inseguimento dell’orco, attraversando cunicoli e buie sale, perlopiù deserte, sino a giungere ad uno stretto passaggio, sbarrato da una porta. Mentre Dakkar e Kadmos sfondavano l’ostacolo ricorrendo alla forza bruta, udirono un gemito di orrore e dall’altra parte del passaggio trovarono l’orco agonizzante al suolo, ai piedi del tetro bastone che reggeva le molte teste decapitate di uomini e altre creature.

Dakkar, che avrebbe voluto strappare tutte le informazioni possibili all’orco pregò Chandra o Kiran di intervenire, ma la magia che stava uccidendo lo sciamano si rivelò troppo potente, ed egli spirò, strangolato da mani invisibili. Nel frattempo Xirtam si avvide della presenza di una parete costituita da sbarre metalliche, poste obliquamente a delimitare una parte della caverna: parte di esse era tenuta in piedi grazie ad una robusta serie di catene, ancorate da tre grossi chiavistelli d’acciaio e bronzo. Dall’altra parte delle sbarre vi erano due prigionieri: un orco e un uomo.

Ricorrendo alle sue capacità, Andrey disserrò con semplicità i tre chiavistelli, e la catena venne rimossa, causando la caduta di alcune sbarre trasversali e permettendo alla compagnia di penetrare all’interno della rudimentale cella. L’uomo era molto malridotto, ma la febbre che lo divorava aveva origini che nulla avevano a che vedere con le sue condizioni fisiche: la mente di Sigfried, che apparteneva allo stesso contingente del fratello di Dakkar, delirava di un destino peggiore della morte, ed egli cercò di convincere Dakkar a desistere dalla sua ricerca; il guerriero però non avrebbe mai abbandonato il suo congiunto a quel triste fato.

Nel frattempo, Xirtam utilizzò la sua conoscenza del linguaggio nero per interrogare l’orco, il cui nome era Yaga, apprendendo che si trattava anch’egli di uno sciamano. La lingua di Yaga si ricopriva di veleno ogni qualvolta veniva nominato Czigo, ed egli accennò al fatto che lo stregone eseguiva gli ordini di un altro padrone: per questa ragione, Yaga era disposto a consegnare l’estremità della mappa agli avventurieri, certo che in questo modo, Czigo non sarebbe riuscito più a ritrovarla.

Non appena fu libero, Yaga si impossessò del bastone sciamanico, suscitando non pochi timori in Kiran che ne intuiva il potere: tuttavia la compagnia scelse infine di fidarsi, e Yaga tenne fede alla sua parola, rivelando il nascondiglio segreto della mappa che tanto avevano cercato. Quando riunirono le due estremità dell’ampio tappeto, la Compagnia discusse sul da farsi, mentre Yaga ascoltava il dialetto umano con occhi socchiusi. Infine la pietà prevalse, e gli avventurieri scelsero di lasciare in vita lo sciamano, sebbene a quel tempo essi non potevano nemmeno immaginare quali sciagure sarebbero scaturite da quel caritatevole gesto.

Manatea fu lesta a guidare gli avventurieri ad un luogo riparato nella foresta di Yrglis, dove Xirtam e Andrey, con l’aiuto del tocco di Isaac, furono in grado di tracciare il percorso verso la Valle delle Ombre. Dopo aver molto discusso, la compagnia scelse di partire alle prime luci dell’alba, senza rientrare a Kaltegar, determinata a scoprire una volta per tutte i misteri che si celavano oltre il Cancello degli Uccisi.