Le Sale di Uthgard

Quando le nebbie si chiusero sulla Valle delle Ombre, essa venne celata e dimenticata, lentamente cancellata dalla storia dei popoli delle terre orientali. Tuttavia, vi era un popolo che in quel tempo vi dimorava, e che non avrebbe mai ceduto le sale di pietra erette con tanta fatica, simbolo di un’alleanza dimenticata dai giorni di Thorbad. Il clan di Dargrimor, isolato dal resto del mondo, continuava a combattere tenacemente attraverso i secoli i suoi raccapriccianti nemici, e così sarebbe stato sino alla fine del mondo.

A Chandra sembrava che il cuore stesse per esplodere, tanto batteva forte contro la sua cassa toracica durante quella folle corsa. L’orda di orchi che avrebbe dovuto assalire le mura di Kaltegar era discesa nella valle, come un gigantesco sciame di insetti. A migliaia si dirigevano verso il passaggio tra le ampie statue di pietra, ove gli avventurieri avevano eretto il loro rifugio; certamente avevano visto il fuoco dell’accampamento la notte precedente, e le lame ricurve e nere bramavano il loro sangue. Chandra sapeva di non potersi fermare, ma i suoi piedi non le obbedirono e cadde stremata.

Isaac era poco avanti e al grido strozzato di Chandra si fermò. La corsa dell’intera compagnia l’aveva portata nel cuore della densa nebbia che avvolgeva come un sudario la valle delle ombre, ma gli orchi in sella a terrificanti lupi scuri li avevano quasi raggiunti, guidati dall’olfatto che tra le nebbie superava di gran lunga la vista. Isaac si parò innanzi a Chandra e preparò lo spadone, mentre la sciamana invocava l’aiuto dei suoi amici con tutto il fiato che le era rimasto.

Dakkar, Kiran, Kadmos, e Xirtam si strinsero intorno ai propri compagni, e si prepararono ad affrontare i soverchianti orchi e i loro ringhianti destrieri. I cavalcalupo li circondarono, ombre nella fitta nebbia, mentre una creatura raccapricciante si faceva innanzi. Era un terribile ragno di Mekli, e a cavalcarlo era Czigo, lo stregone asservito ai malvagi intenti della tenebra.

Quando Kiran lo vide, sussultò nel riconoscere nelle sue mani uno dei leggendari bordoni magici di Elragh, meta della sua ricerca. Tuttavia, strappare dalle grinfie del suo nemico il potente artefatto era in quel frangente quasi impossibile. Czigo pretese la mappa, ma ostinatamente la compagnia oppose il proprio rifiuto. La battaglia sembrava inevitabile, una gigantesca ombra scura saltò oltre la nebbia, travolgendo Dakkar con la propria immensa mole.

Non si trattava però di un lupo dalle luccicanti zanne aguzze, ma di un robusto cinghiale, cavalcato da un irsuto nano armato con una poderosa ascia a due mani. Anche se non potevano saperlo, il clan di Dargrimor era giunto sul nebbioso campo di battaglia per combattere gli orchi.

Il ragno di Mekli si ritirò tra i ranghi degli orchi, e lo scontro ebbe inizio. La compagnia colse quell’unica possibilità per trovare scampo dalle lame nere e cercò di fuggire mentre Nani e Orchi si davano battaglia; ma il suono del cozzare delle armi si era da poco affievolito alle loro spalle quando la Compagnia, persa nella nebbia, si imbatté in un altro gruppo di nani, in sella alle loro gigantesche cavalcature da guerra. Avendoli inizialmente scambiati per orchi, i Nani spronarono i loro cinghiali, ma per fortuna uno di essi si avvide in tempo dell’errore, riconoscendoli quali esseri umani. Le affilate asce intarsiate di rune vennero abbassate e Xirtam, che aveva appreso qualche parola del dialetto nanico, avvertì i propri compagni che essi intendevano portarli al cospetto del Re.

Circondati dai Cavalcacinghiale, gli avventurieri vennero condotti tra la nebbia, ed i loro occhi riuscirono a distinguere i massicci contrafforti soltanto quando ormai erano giunti all’imponente cancello. La fortezza perduta di Uthgard si ergeva maestosa innanzi ai loro occhi, pieni di stupore.

Thrar Dargrimor accolse gli avventurieri in modo formale e freddo, ma non vi era traccia di inimicizia nelle sue parole. La discendenza di Nimloth, a cui i Nani si riferivano con il nome di Liebke, la sposa dei morti, era ritornata ad Uthgard nel momento cruciale, così come recitava la profezia degli spiriti; tuttavia Chandra non si aspettava che lei e Dreela, che il fato aveva voluto sorelle, fossero unite da un destino che ancora non riusciva a spiegarsi.

Dopo una lunga sosta, nella quale gli avventurieri rinfrancarono i loro spiriti e ricucirono i tagli e le ferite che i combattimenti avevano lasciato sulla loro pelle martoriata, Thrar concesse loro un’altra udienza, nella quale narrò parte della lunga storia di Uthgard e del clan di Dargrimor, che mai aveva lasciato la sorveglianza delle torri nere. Tuttavia, da secoli ormai un’ombra si era impossessata dei bastioni che vigilavano sul Cancello degli Uccisi, e da allora essi le avevano ribattezzate Nagath-kerad, le Torri di Cenere, il luogo in cui si rifugiava l’ombra.

Sebbene gli avventurieri confessassero di non disporre di alcun arma speciale per contrastare i nemici dei nani, alla fine si risolsero per proseguire verso le torri, oltre le Sale del Silenzio di Uthgard, dove si svolgevano costantemente scontri tra i nani e la stirpe maledetta di Xothalanc, impegnata nel dissennato tentativo di schiudere il Cancello degli Uccisi e liberare gli Estranei che dimoravano oltre la sua soglia.

Quando tornarono alle stanze che erano state loro destinate, Chandra si chiese quale destino avesse incontrato Dreela, e quale verità si nascondesse dietro alle inquietanti rivelazioni del sire dei Nani. Come sempre tuttavia, niente avrebbe potuto prepararla a ciò che avrebbe appreso prima del termine del suo tormentato viaggio nella Valle delle Ombre.