Il destino della Città di Rame

Gli storici concordano che nessuno avrebbe potuto salvare la Città di Remkha dal suo terribile fato. Troppe malvagità si erano addensate a lungo sopra e sotto le sue vie di mattoni gialli perché l’antica dimora dei maestri degli schiavi potesse resistere. E quando giunse l’Ora del Serpente, tutto ciò che c’era di buono tra le sue lastricate strade, venne meno.

Il serraglio dell’Arena era indubbiamente un luogo strano e arcano, e persino Golthagh si stupì nel vedere le creature bizzarre che vi erano contenute. All’insaputa di tutti, il maestro del serraglio aveva trasformato quel luogo in una sorta di labirinto, i cui corridoi lastricati erano illuminati da luci stregate dai più disparati effetti.

Sebbene parzialmente intimoriti dalle creature presenti, gli avventurieri non si persero d’animo, e cominciarono ad aggirarsi tra i meandri del sotterraneo, sfidando forse avventatamente un gigantesco orso gufo, trascinato nel serraglio dai remoti picchi della Falce Rossa.

Tuttavia, il loro girovagare li avrebbe portati innanzi ad una creatura dall’aspetto meno minaccioso ma dall’indole decisamente più subdola: un Mutaforma dell’Alto Deserto. Intuendo il vantaggio nel poter avere un simile alleato, Tamvolpe lo aiutò a rimettersi in forze, e il Mutaforma prese immediatamente le sue sembianze.

Continuando la loro esplorazione, gli avventurieri si imbatterono finalmente in Grecio, o quel che ne restava: il Giudice infatti aveva trovato la morte nelle buie sale del serraglio, incredulo nello scoprire in che modo Oberon aveva trasformato quel luogo.

Mentre Leetha chiudeva gli occhi della guardia del corpo morente, Tamvolpe istruì il Mutaforma su come recitare il ruolo di Grecio. La bestia si nutrì subito del sangue del grasso Giudice, assumendone le sembianze.

Dopo molto vagare, giunti nel lato orientale del labirinto, gli avventurieri si imbatterono finalmente nell’uomo che aveva creato il luogo stregato. Oberon, ferito probabilmente da una delle sue creature, giaceva sul ventre, dopo aver cercato invano scampo attraverso una buia sala.

Tuttavia, dopo essersi sincerata del suo buon animo, Leetha decise di aiutare il vecchio stregone, ed egli, la cui vista acuta poteva sondare il futuro, rivelò loro il destino di Remkha e sebbene fosse grato delle cure della giovane chierica di Elune, confermò loro che la sua ora stava per giungere.

Oberon non volle dir altro: il suo compito doveva ancora essere concluso, ma non poteva condividerlo con gli avventurieri. Tremò quando capì che Grecio altri non era che il tremendo Mutaforma, ma non si oppose al piano degli avventurieri di donare la libertà ad una creatura dal cuore così malvagio.

Il vecchio stregone li accompagnò per varie sale, cangiando la luce stregata in modo che non li potesse danneggiare. Quando giunsero all’ingresso, si ritirò, lasciando che il labirinto impedisse ai suoi nemici di raggiungerlo prima che potesse portare a termine il suo compito. Il Mutaforma lo seguì con il suo sguardo crudele sinché non scomparve alla vista, e per un istante Marcus ebbe l’impressione che la creatura intendesse seguire il vecchio e vendicarsi della lunga prigionia a cui era stata sottoposta. Invece il Mutaforma rimase al suo posto e accettò di assumere il ruolo di Grecio, garantendo la salvezza degli avventurieri e una sicura via di fuga attraverso l’Arena di Remkha.

Eppure, mentre salivano gli umidi gradini, Leetha pensò in cuor suo che questa creatura dai poteri così temibili avrebbe potuto arrecare infiniti danni alla stirpe degli uomini, e i saggi sacerdoti di Elune concordano che mai il suo cuore fu più vicino alla verità.