L’orda dell’Artiglio di Gothmogh sopravvissuta al massacro delle porte di Meridian non aveva dimenticato le affilate spade degli uomini, e l’odio scorreva come fuoco vivo nel cuore dei perfidi Goblin. Fu così che quando i servi del serpente si azzannarono l’un l’altro, le creature della notte compresero che l’ora della vendetta era giunta.
Il giorno successivo le strade polverose e assolate di Remkha accolsero gli avventurieri che, come convenuto, si divisero dandosi appuntamento alla locanda del Boccale Spezzato al calar del sole. Leetha, Marcus e Doreah si recarono presso la grande arena dei gladiatori, per apprendere quante più informazioni possibili su Grecio, mentre Tamvolpe decise di visitare con discrezione le case del piacere della città vecchia, nella speranza di carpire uno dei possibili vizi del Giudice. Lucius, ancora incerto del suo ruolo in quella vicenda così grande, si attardò alla locanda, in attesa che la gente alta tornasse con qualche notizia interessante.
Sembrava che Grecio si fosse trincerato nella sua arena da molti mesi ormai, forse perché temeva qualcosa o qualcuno. Qualunque fosse la verità, era certo che egli non concedesse udienza ad altri visitatori fuorché gli uomini liberi che avevano dato prova del proprio valore, una tradizione che veniva rispettata da tutti i Giudici dell’Arena. Eppure, nessuno nella compagnia desiderava rischiare la propria vita in una letale battaglia tra le grida dei cittadini di Remkha, per i quali il sangue versato non era mai abbastanza.
Riunitisi intorno ad una frugale cena, gli avventurieri valutarono per molte ore il da farsi, mentre Tamvolpe e Marcus discutevano le alternative a loro disposizione. Ashira, presente alla conversazione, rivelò dopo alcuni tentennamenti, i suoi dubbi sulle recenti azioni di Thagroth, mentre Leetha annunciò che non avrebbe spezzato la vita di un uomo del quale conosceva così poco. La sanguinosa vendetta desiderata da Thagroth aveva troppi misteri e gli avventurieri decisero di indagare per proprio conto, trovando un’altro ingresso che li avrebbe portati al cospetto di Grecio, e decidendo da sé se egli meritasse o meno la morte.
Nonostante fiumi di parole fossero stati spesi su come affrontare quell’ennesimo confronto, alla fine gli avventurieri decisero di utilizzare la via del sotterfugio, e avvicinatisi audacemente ad uno degli avventori che aveva fama di essere in combutta con i Ratti di Zerke, lo persuasero a guidarli al di sotto dei canali di Remkha, sino ad un ingresso segreto tra le radici della monumentale arena.
Sebbene Golthagh li avesse messi in guardia sulla presenza di spaventosi alligatori, gli avventurieri decisero di sfidare la sorte, e si inoltrarono tra i cunicoli bui. La buona stella arrise loro, e gli spaventosi abitanti dei canali sotterranei non avvertirono nemmeno la loro presenza, mentre essi si muovevano silenziosi come ombre nella più fitta tenebra.
Abbattuto l’ultimo ostacolo con una poderosa spallata, Doreah si trovò innanzi alle guardie dell’arena, ma prima che le spade venissero incrociate, Tamvolpe riuscì a convincere gli armigeri di essere stato convocato da Grecio in persona. Anche se gli avventurieri ne erano all’oscuro, le guardie erano rese inquiete dagli ultimi insoliti avvenimenti occorsi nell’imponente costruzione, e così li condussero senza fare troppe domande sino all’ingresso del serraglio, ove erano custodite le bestie esotiche dell’arena.
Nel tentativo di sfuggire al confronto con il capitano degli armigeri, gli avventurieri si introdussero rapidamente oltre l’ampio doppio battente, evitando in questo modo di dover fornire improbabili spiegazioni sulla loro presenza.
Tuttavia, il serraglio dell’arena, che Oberon aveva custodito per più di un anno, nascondeva molte inquietanti sorprese per i suoi visitatori, alcune delle quali in grado di spezzare la vita dei suoi indesiderati ospiti.