Gli oligarchi di Remkha si erano affidati ad Arlan Edregh per ristabilire l’ordine nella città, e sembrava che il suo recente accordo con i crociati potesse garantire la sicurezza nelle strade della Città di Rame, vessata da continui crimini e tumulti. Si dice tuttavia, che Arlan Edregh avesse altri obiettivi e che consegnò deliberatamente la città ai crociati ben sapendo che questo sodalizio avrebbe avuto effimera durata.
Il giorno successivo, gli avventurieri discussero a lungo il da farsi. La profezia di Oberon aveva condannato Remkha, e Marcus non voleva trovarsi nei paraggi quando le fiamme avrebbero avvolto la città. Eppure Leetha sapeva di non potersi sottrarre a quel confronto: le spire di Seth promettevano una malvagità troppo grande, e la fuga di quel giorno avrebbe potuto esigere un prezzo molto alto da pagare nel futuro.
Alfine della lunga conversazione, gli avventurieri decisero di passare all’azione, e di confrontarsi nientemeno che con Tholkad Beld stesso nella sua dimora. Dopo molte congetture, essi si risolsero per spacciarsi per invitati alla festa, come seguito di una nobile di Narnen. Questa parte sarebbe spettata a Leetha, e mentre Lucius si procurava i camuffamenti necessari all’imbroglio, Marcus e Kalten si adoperavano per costruire una sorta di rudimentale palanchino, che oltre a presentare degnamente la nobile di Narnen avrebbe celato alla vista le armi più grandi, nel caso le guardie all’ingresso della villa avessero deciso di disarmarli.
Quando Leetha prese posto sul traballante palanchino, quest’ultimo scricchiolò in maniera piuttosto preoccupante; probabilmente se la giovane elfa non fosse stata così esile, l’intera struttura messa in piedi alla bell’è meglio dai suoi compagni sarebbe crollata rovinosamente nel momento meno opportuno. Nondimeno, dimostrando un coraggio o un’avventatezza tipica degli avventurieri, essi si misero in cammino, raggiungendo al calar del tramonto la villa di Tholkad Beld.
Le guardie all’ingresso, per quanto sospettose, si risolsero a far passare gli avventurieri e la nobile di Narnen, convinti dalla requisitoria di Aaran, che aveva minacciato ogni sorta di pena capitale possibile per coloro che attardavano l’ingresso della principessa e della sua scorta.
Con somma sorpresa degli avventurieri, erano molti i patrizi di Remkha che mantenevano vicina la propria scorta armata nella stessa sala da ballo: un chiaro segno che l’atmosfera tra i principi della città era tutt’altro che distesa. Gli armigeri avevano preso posto ai lati di una vasta sala da ballo, pronti a difendere i propri signori con l’acciaio se necessario, mentre i nobili sedevano su comodi sofà, intenti a fare e disfare alleanze tra loro. Era infatti un’epoca di tumulti, e molti tra essi temevano il tradimento dei propri pari.
Leetha prese posto in mezzo a loro, affiancata da Aaran e Lucius che per l’occasione recitavano rispettivamente la parte del consigliere e del giullare, mentre Marcus, Doreah, Kalten e Lytharius si disposero alle spalle del sofà, pronti ad intervenire.
Non passò molto tempo prima che il loro ospite si mostrasse: Tholkad Beld, seguito dal suo luogotenente Zahuro, entrò nella sala, e dopo aver rivolto ossequiose frasi di rito ai patrizi che lo onoravano con la loro presenza, si diresse con disinvoltura verso il piccolo seggio presso il quale si era accomodata Leetha. All’incedere di Tholkad Beld, i ruffiani sbiancarono in volto e soltanto quando egli mostrò di voler conferire con la nobile di Narnen tirarono un sospiro di sollievo: qualunque fosse l’intento del Capitano delle Sette Lance, egli non avrebbe rivolto la sua attenzione su di loro per quella sera.
Tholkad Beld si accomodò sul sofà, fronteggiando direttamente Leetha. Il mercenario scrutò con occhi acuti la sacerdotessa di Elune e la apostrofò con parole taglienti, come se avesse saputo vedere dietro i veli che mascheravano la vera identità dell’elfa; tuttavia, Leetha riuscì a sostenere il proprio ruolo in maniera credibile, e mentre Tholkad Beld rispondeva ad una delle sue domande, un grido squarciò l’apparente calma della sala, interrompendo immediatamente la melodia di Riltar.
Tholkad Beld si mosse subito per investigare, intimando ai suoi ospiti di non lasciare la sala, ma Lytharius decise altrimenti, e si mosse per scoprire cosa stava succedendo. Purtroppo, raggiunta la soglia della grande abitazione, scoprì a sue spese che orrende creature per metà uomo e metà rettile stavano cercando di penetrare nella villa.
Giunti in soccorso di Lytharius, che per l’occasione era sul punto di morire, gli avventurieri riuscirono ad aver ragione degli aggressori, mentre Tholkad Beld ed i suoi armigeri barricavano gli accessi della villa. Dimessi i propri travestimenti, gli avventurieri chiesero dove era stato portato il palanchino che celava le loro armi, e il Capitano delle Sette Lance li indirizzò correttamente con un sorriso beffardo, riservandosi di incontrarli più avanti: gli era infatti più chiara adesso l’identità della nobile di Narnen, e Leetha seppe che avrebbe dovuto scegliere con molta cura le parole del loro prossimo incontro.