Pochi uomini osavano avvicinarsi alla Prediletta di Seth, la cui sinistra fama era ben conosciuta da tutti i superstiziosi marinai di Stygia. Si narra che il suo pallido nocchiero avesse occhi di bragia, e molti ritenevano che egli accogliesse sul suo vascello tanto i vivi, quanto i morti.
Quando Sheeda aprì gli occhi ebbe solo modo di vedere la magra figura di Leetha che si rialzava: la prescelta di Elune era stata benedetta dal dono, e le sue mani avevano il potere di guarire persino le ferite più mortali. Tuttavia poca attenzione potevano dedicare i suoi compagni a questi prodigi, perché le lande avrebbero brulicato presto di Goblin, e solo poche ore li separavano dal tramonto. Doreah si mise risolutamente a capo del gruppo, millantando grande esperienza nel trovare un riparo ben nascosto ma lasciando piuttosto delusi i propri compagni alcune ore dopo, quando gli avventurieri, stremati, furono costretti a fermarsi sul fianco di una parete rocciosa e tagliente.
Privo di energie il gruppo decise di fermarsi per la notte, e i più saggi proposero dei turni di guardia, ben ricordando la minaccia dei Goblin e i loro spietati pugnali arrugginiti. Tuttavia non fu il bagliore dei sinistri occhi rossi dei Goblin ad attrarre l’attenzione di Leetha, bensì la luce tremolante di una lanterna. Marcus, la cui vista era incredibilmente acuta quella notte, vide che si trattava di cinque o sei viandanti, e decise di far sentire la propria voce. Quando tutti i loro compagni furono destati dallo strepitare del guerriero, il gruppo si mosse verso la strada, incontro ai viaggiatori.
Nonostante sperassero in una calda accoglienza, il primo impatto con Thagroth e i suoi tagliagole non fu certo piacevole: la tenebrosa Ashira sembrava ansiosa di lacerare altre carni sotto la sua bramosa lama, e il sinistro Gridler dagli occhi vuoti aveva già messo mano ai suoi pugnali. Tuttavia, non appena Thagroth si accorse della presenza di Lucius, arrestò le lame dei suoi, perché aveva compreso che la sua buona stella gli aveva nuovamente sorriso nel momento della vendetta.
I sei tagliagole erano diretti a Remkha, per saldare un vecchio conto aperto con un uomo chiamato Tholkad Beld, forse lo stesso che aveva, indirettamente, messo in catene gli avventurieri. Sebbene Marcus fosse giustamente dubbioso sull’identità di chi lo aveva messo nei guai, dopo una breve conversazione, gli avventurieri decisero di aiutare il gruppo di mercenari, a patto che in cambio li liberassero dai polsi di metallo che li identificavano come schiavi. L’accordo fu raggiunto, e Lucius avrebbe scoperto molto presto per quale motivo la sua piccola taglia aveva giocato un ruolo così determinante in quell’incontro notturno.
Il giorno successivo il numeroso gruppo giunse alle porte di Remkha, e mischiatisi alle grandi carovane e ai loro maleodoranti cammelli, gli avventurieri sgattaiolarono all’interno, attraversando l’affollata via della città vecchia. Nella calca, Altair e Sheeda non persero occasione per alleggerire la borsa di un paio di malcapitati, e il nobile esiliato si servì subito del bottino per acquistare abiti degni del suo rango. Anche i suoi compagni si recarono nei pressi di un affollato mercato per fare qualche acquisto, e Doreah fu ben felice di mettere nuovamente le mani su un robusto arco lungo.
Insieme al gruppo di Thagroth, gli avventurieri si recarono alla bettola del Boccale Spezzato, dove il nerboruto locandiere dalla pelle chiara offrì ciò che era avanzato dalla sera prima ai viaggiatori, ma tanta e tale era la fame di Tamvolpe che gli sembrò di non aver mai gustato cibo migliore di quello.
Come appresero nel corso del pomeriggio, la vendetta meditata da Thagroth sarebbe stata tutt’altro che diretta, perché Tholkad Beld doveva sapere il nome della lama che lo avrebbe ucciso. Per questa ragione, si sarebbe servito di Lucius per penetrare nella stiva della Prediletta di Seth, l’imbarcazione che aveva portato sui moli di Remkha un prezioso carico per il bersaglio della loro vendetta.
Sebbene il vascello fosse gremito di soldati dalla pelle d’ebano, gli avventurieri riuscirono più o meno rocambolescamente a salire a bordo senza essere notati, complice una notte scura e annuvolata. Tuttavia, Mentre Sheeda, Altair, Tamvolpe e Leetha stavano tentando di raggiungere i propri compagni, i soldati udirono i loro passi. La battaglia sembrava inevitabile.
Fu allora che un grido d’allarme eruppe dalla gola delle sentinelle: qualcuno stava aggredendo gli uomini sul molo; spade e coltelli fecero udire la propria letale voce tra le tenebre della notte. Approfittando dell’inatteso trambusto, gli avventurieri piombarono nella stiva, spalancata dall’interno dal piccolo Lucius.
Solo allora fu chiaro che Thagroth aveva un altro piano in mente, e che cercava un oggetto specifico sulla nave: un effige d’avorio di Seth. Quest’ultima però sembrava introvabile, e mentre il frastuono della battaglia aumentava di intensità all’esterno, il piccolo halfling si trovò improvvisamente innanzi ad un mostruoso sarcofago di pietra.
Timoroso di avvicinarsi, cercò con lo sguardo i suoi compagni, ma la sua vista incontrò soltanto la snella figura di Doreah, i cui occhi erano spalancati per lo stupore di una nuova, inquietante scoperta.