Questo alto e snello individuo è certamente il commerciante di schiavi meglio conosciuto ad Enkara, nonché l’unico che abbia deciso di vivervi stabilmente. Come per tutti gli altri schiavisti, l’arrivo di Strom è stato più che provvidenziale per Alric, ed il volume dei suoi poco edificanti commerci si è letteralmente decuplicato, rendendolo ricco al pari di un usuraio di Remkha.
Tra i pregi di Alric, ammesso che ne possegga, non vi è certo l’umiltà: il mercante di schiavi ostenta palesemente la sua ricchezza, e la sua magione è tra le più grandi di Enkara, sorvegliata giorno e notte da dozzine dei suoi fedeli mercenari, infestata da uno stuolo di timorosi servi e vili ruffiani. Non è un segreto che egli non conduca più direttamente la propria nave lungo la rotta dello Stretto della Morte, lasciando il pericoloso compito ad uno dei suoi capitani e godendone i profitti.
Si dice che l’indole dell’uomo sia di non accontentarsi mai di ciò che ha, e per quanto concerne il potere, Alric ne è certamente ingordo. Sebbene sempre nuove ricchezze raggiungessero i suoi forzieri, Alric cominciò a bramare un nuovo tipo di prestigio, l’indipendeza dal tirapiedi prediletto da Strom, Quesado, che era abituato a comandarlo a bacchetta come uno degli schiavi che transitava a bordo della sua nave.
Tuttavia, Alric ben conosceva la fama di Quesado, e sfidarlo apertamente avrebbe significato la sua fine, forse per ordine dell’ammiraglio stesso. Cauto come solo una pantera avrebbe potuto essere, Alric ha prima ottenuto i favori di Mithrelle, l’unica a suo avviso in grado di opporsi apertamente all’ammiraglio.
Recentemente il suo piano sembra aver dato i suoi frutti, ed egli ha potuto finalmente manifestare la sua insofferenza per gli ordini abbaiati da Quesado, senza che l’assassino di Strom abbia potuto muovere un dito contro di lui. Le vuote minacce di Quesado hanno soltanto confermato la bontà del piano di Alric, sebbene sia evidente a tutti eccetto che a lui, che la sua brama di potere lo porterà un giorno a compiere un passo fatale.