Redrick è un uomo imponente e le cicatrici sulle sue braccia basterebbero da sole a dimostrare che ha affrontato innumerevoli scontri. Ad Enkara tutti sanno che ha accompagnato per molto tempo Turac sui campi di battaglia, e che il legame che li univa era stato forgiato dal sangue dei nemici. Lo stesso Redrick, rievocando le più dure prove sostenute, non manca mai di menzionare la presenza di Turac, l’uno di guardia alle spalle dell’altro nelle vorticanti mischie dove il loro acciaio temprato aveva sempre avuto la meglio contro qualsiasi difesa.
Eppure, da molto tempo ormai Redrick e Turac non si rivolgono più la parola, e quando l’imponente drakkar del corsaro rosso raggiunge i moli di Enkara non trova più il gigantesco fabbro ad afferrare l’altra estremità della sua gomena. Tra le vie di Enkara si mormora che la ragione dei loro dissapori sia dovuta al commercio di schiavi, pratica che Redrick ha abbracciato come ha fatto per molti altri eventi della sua vita, mentre Turac ha rifiutato in base alle convinzioni tramandategli dai suoi padri. Laddove il fabbro preferirebbe uccidere un uomo più che privarlo della sua libertà, Redrick trova perfettamente accettabile che i più forti mettano in catene chi non sa difendere la propria indipendenza: la loro divergenza di vedute era così radicale, che quando Redrick divenne un commerciante di schiavi Turac gli voltò definitivamente le spalle.
Cacopulos per primo trovò il modo di lucrare a causa di questa insanabile frattura, commerciando con Redrick metalli o utensili richiesti da Turac e vendendogli le armi realizzate da quest’ultimo, ben sapendo che entrambi i guerrieri alimenteranno questi scambi mossi dalla curiosità di avere informazioni l’uno sulle sorti dell’altro.
Si dice che il corsaro rosso sia un abile cartografo, e che molti superstiziosi capitani non si avventurerebbero mai sulle rotte adiacenti lo Stretto della Morte senza una mappa vergata da Redrick.