Nessuno tra gli abitanti di Enkara avrebbe mai dimenticato la notte in cui le navi di Strom giunsero all’isola di Idra. Le vele del Teschio Rosso garrivano quali araldi della sua volontà di conquista, e gli uomini della milizia di Enkara lontani dai campi di battaglia da troppo tempo, non riuscirono ad arrestare la violenta irruenza degli uomini dell’ammiraglio. In una sola notte ogni resistenza venne schiacciata, e la testa di Carsen, governatore vassallo dello Shaddastan, venne impalata nella piazza del mercato, affinché fosse ben chiaro chi fosse il dominatore di Enkara da quel giorno in avanti.
Non molte lacrime furono versate per la morte di Carsen, ma dopo alcuni mesi anche i più ostili avrebbero rimpianto i giorni in cui lo Shaddako vigilava su Enkara: Strom aveva proclamato di essere stato scelto dal gran Sacerdote di Khemi per governare la città, ma di fatto schiacciò la popolazione con ulteriori vessazioni, ed autorizzò i suoi soldati a compiere qualsiasi angheria desiderassero nei confronti degli abitanti. Nonostante molti vennero ridotti in schiavitù, sempre nuovi schiavi transitavano sui moli di Enkara, alcuni dei quali per non ripartire mai più.
Non ci volle molto prima che i più audaci si organizzassero per ribellarsi al nuovo tiranno, ma Strom dimostrò una crudeltà ben superiore a quanto erano pronti i combattenti di Enkara: in risposta all’omicidio di tre dei suoi soldati, fece imprigionare altrettante dozzine di abitanti tra uomini, donne e bambini e li fece ardere vivi innanzi al suo palazzo. Quel giorno coloro che desideravano rovesciare il dominio di Strom compresero che era necessario perseguire strade più tortuose, e che la via diretta avrebbe soltanto decimato gli abitanti di Enkara.
Durante i mesi che seguirono vi furono pochi ma decisivi tentativi di attentare direttamente alla vita di Strom, sempre seguiti da sommarie esecuzioni capitali. Eppure uno di essi merita di essere menzionato, in quanto racconta di una veloce saetta che, trapassando l’elmo da parte a parte, si era conficcata profondamente nel cranio dell’ammiraglio. Tuttavia anziché cadere al suolo esanime, Strom aveva strappato la freccia con violenza, spezzandola tra le sue dita guantate. Questo superstizioso racconto, passato di bocca in bocca tra gli abitanti, ha alimentato la convinzione che sia impossibile uccidere Strom, e che la sua vita sia preservata da qualche nera benedizione dei lontani altari di Khemi.