Lorcas

Lorcas Maillere naque a Syonn intorno al 1260, al termine della lunga guerra che per trenta interminabili anni aveva insanguinato le strade tra Gulnor e Cheemon.

Non è molto ciò che si sa sulla vita di questo saggio vegliardo, ma i dotti concordano nell’asserire che gli fu rifiutato in gioventù l’accesso alla prova che gli avrebbe concesso di indossare le solenni insegne di Libra. Non era la fede che mancava nel cuore di Lorcas, ma la sua acuta intelligenza lo portava troppo spesso a dubitare dei dogmi inflessibili della dea della giustizia, o almeno questa era la convinzione del maestro dell’Ordine delle Spade di Delivrer.

Privato del sogno di diventare un paladino, il giovane Lorcas affidò la sua vita alle strade del mondo, e forse fu in quel periodo che si instillò nella sua mente la convinzione di poter trovare, tra polverose pergamene e rari manoscritti, la cronaca di ciò che era accaduto alle lame sacre dello Scudo di Libra, perdute durante l’ultima difesa di Northgar quasi trecento anni prima.

Con la grande pazienza che lo aveva sempre contraddistinto anche negli anni più giovani, Lorcas diede quindi inizio ad una lunga ricerca che lo portò a vagare tra abbazie e monasteri, incoraggiato dalle testimonianze che descrivevano l’inaspettato quanto breve ritrovamento di Martirio nel 1275 e la sua successiva scomparsa nello stesso anno ad opera dell’assassino dai mille volti.

Tuttavia le insistenti domande di Lorcas unite alla crescente influenza del Culto della Croce, gli procurarono negli anni molti nemici: e così, giunto oltre la soglia dei quaranta inverni, egli fu costretto a trovare rifugio presso un remoto villaggio del regno di Cheemon, dove si guadagnò da vivere insegnando a leggere e scrivere ai fanciulli e raccontando le storie più edificanti che circondavano il mito di Delivrer.

Lorcas tuttavia non aveva mai abbandonato del tutto i suoi propositi, e molti anni più tardi l’inaspettata visita di un paladino di Libra, Arthurius, riaccese nel suo cuore la determinazione a compiere ciò che si era ripromesso in gioventù. L’anziano sapiente, i cui capelli si erano ormai tinti di un candido biancore, si rimise dunque in cammino, intenzionato a concludere la cerca delle venerabili lame che meglio di qualsiasi altro simbolo rappresentavano, ai suoi occhi, la celeste equità della dea della giustizia.