Nessuno conosce nei dettagli il passato del vecchio penitente, ma da fonti certe è ormai assodato che egli abbia accettato di unirsi alla Compagnia del Corvobianco negli anni che seguirono la disfatta del Regno di Gulnor.
Persino in gioventù il fisico di Rogar è sempre stato emaciato e debole, creando non poco contrasto con le numerose cicatrici che ricoprivano ogni parte del suo fragile corpo, testimonianze inconfutabili delle numerose battaglie a cui aveva preso parte. A creare ulteriore perplessità è il braccio destro di Rogar che, sempre occultato dai suoi stracci, appare inerte e rigido agli occhi di un osservatore distratto; ed invero il penitente utilizza esclusivamente la mano sinistra per portare a compimento ogni azione del suo misero quotidiano.
Eppure coloro che hanno avuto il discutibile piacere di viaggiare in sua compagnia, potrebbero essere stati testimoni del terribile segreto celato da quel corpo straziato: Rogar è infatti un abominio ed è in grado di mutare il proprio aspetto in quello di una raccapricciante e gigantesca creatura la cui semplice vista può incutere il terrore più profondo in coloro che sono costretti ad affrontarla.
Vi è inoltre la prova che la condanna che il penitente è obbligato a subire abbia in qualche modo allungato innaturalmente la sua vita. Nelle cronache di Malthus, che ebbe occasione di incontrarlo durante una delle numerose imprese della Compagnia del Cinghiale, egli lo descrive come “un uomo stanco e disgraziato che conduce una vita infelice nell’impari lotta contro la maledizione che grava sul suo sangue, prigioniero della perenne ricerca di un qualche perdono per le molte azioni innominabili che hanno macchiato, indelebilmente, la sua anima”.