Alla morte di Cartier Brenson, spirato poco più che trentenne, il suo unico figlio, Mathia, ereditò il titolo di barone del feudo, che era stato concesso al cavaliere al termine della guerra contro il Re Stregone. Tuttavia a causa della giovane età di Mathia, per alcuni anni i possedimenti furono amministrati da Sir Isembardo, che aveva servito come luogotenente di Cartier durante la battaglia decisiva che mise fine alla casata traditrice di Majid.
Sebbene Sir Isembardo avesse sempre tutelato gli interessi del giovane barone, Mathia non lo considerò mai come un amico del padre ma come un servo che di fatto usurpava il suo diritto di governare. Incoraggiato dalla madre, Ermengarda, Mathia rivendicò il titolo ben prima di raggiungere la maggiore età, senza nemmeno immaginare che la sua posizione esigesse anche delle responsabilità. Sir Isembrando, pur sapendo quali sofferenze l’immaturo Mathia avrebbe inflitto alle genti di Rorqeut, si sentiva ancora vincolato alla parola data all’amico Cartier, e cedette spontaneamente le redini del feudo al legittimo barone.
Come è facile intuire, il passare degli anni non ha fatto altro che rendere Mathia un uomo sempre più diverso dal padre, di cui a stento ricorda le fattezze del viso; di corporatura pingue e flaccida, il barone ha dimostrato in molte occasioni un’indole pavida con i potenti e sprezzante con i deboli, rivelando simultaneamente un carattere capriccioso e incline all’ozio e a più deplorevoli vizi.