Brehon

Si racconta che Sir Brehon venne esiliato dal Regno di Ursathra per la sua indole violenta e sanguinaria, ma tali voci non corrispondono a verità. Certo la sua scelta di seguire il Principe Eirik destò non poca meraviglia, poiché mai il casato di Irunn era stato in alcun modo debitore dei discendenti di Undmar. Solo i saggi ritennero che altre motivaizioni avessero guidato il cavaliere nelle sue scelte, ma tutti si rallegrarono della sua partenza, poiché egli aveva nel tempo accumulato molti nemici, sebbene la maggior parte di essi preferisse odiarlo nell’ombra più che sfidarlo apertamente.

Alcuni mesi più tardi, quando il Principe Eirik decise di abbandonare la città maledetta di Shaileen, v’era un solo uomo che avrebbe accettato di prenderne il controllo nel nome del Re: Sir Brehon III di Irunn. La promessa del feudo e del titolo di Lord non potevano bastare per accettare quell’incarico tanto nefasto, ma si dice che Brehon lo accolse con gioia al pensiero del sangue che avrebbe sparso per costringere quella turbolenta e malsana città ad obbedire alla legge del Re.

Sin da allora follia e morte sembrano dimorare con persistenza nella città di Shaileen, schiacciata dallo sguardo minaccioso dei suoi svettanti templi di pietra nera, eretti in epoche remote per onorare divinità senza nome. Le esecuzioni sono diventate più comuni dei corvi tra le strette vie dell’antica città tempio, ma i dotti affermano che il pugno di ferro di Brehon riesce a stento a contenere la diabolica malvagità che affligge la città: durante la notte infatti, persino i più temerari soldati si affrettano a ritornare ai sicuri posti di guardia, ben lontani dagli obelischi maledetti e dagli sguardi delle grottesche gargolle di pietra; troppo spesso nel cuore delle tenebre grida inumane si levano dalle profondità dei templi blasfemi, ove nessuna creatura dotata di mente oserebbe recarsi volontariamente.

Lord Brehon tuttavia non sembra curarsene, come se il terrore della morte lo avesse abbandonato molto tempo addietro e la sua preoccupazione fosse unicamente di assicurarsi che sia l’alba che il tramonto siano tinti del vermiglio colore del sangue.