Atma

Nata a Remkha da una famiglia di umili origini, Atma trascorse la sua infanzia tra i moli della Città Vecchia e le pentole sporche della taverna Seneth del padre, apprendendo già molto giovane l’arte della seduzione dalle schiave che allietavano le notti degli indaffarati marinai che transitavano per la Città di Rame. A quattordici anni Atma era già considerata una tra le più belle ragazze della Città Vecchia, ed il suo fascino era accresciuto da risposte acute e da una mente sempre vigile. Tuttavia le offerte dei mercanti di schiavi si facevano più generose di giorno in giorno, sinché il padre, che ben conosceva le doti della figlia, pose Atma davanti ad una prova terribile: ella avrebbe condotto gli affari della taverna Seneth per un solo giorno, ma se non avesse guadagnato una somma pari all’offerta più alta che aveva ricevuto, sarebbe stata venduta come schiava. A nulla valsero le grida di protesta, il pianto e la disperazione di Atma, il padre fu irremovibile: il giorno si avvicinava e quando la giovane comprese che non avrebbe potuto sottrarsi a quella prova, la sua mente iniziò a lavorare incessantemente. Perché Atma aveva certo considerato l’idea di fuggire con uno dei suoi tanti amanti, ma alla fine il suo orgoglio prevalse, e decise che prima di allontanarsi avrebbe scagliato sul viso paterno la somma che lui era disposto ad accettare per venderla come schiava.

Quando il giorno giunse, il padre le affidò la taverna Seneth, con la promessa che sarebbe ritornato il giorno successivo. Non appena sparì alla vista, Atma diede ordine alla servitù di vendere al mercato del Suk ogni cosa si trovasse all’interno dell’edificio, comprese le preziose stoffe e i candelieri d’argento, tutto eccetto il vino e i liquori. Dopodiché percorse a lungo i vicoli della città vecchia perché tutti sapessero che quella sera Atma, per la prima e unica volta, avrebbe danzato per gli avventori della Stella del Vespro.

Chi era presente, racconta che quella sera si riunì una torma di avventori come non si era mai vista, così tanti che le provviste della cantina del Seneth non bastarono e gli schiavi servirono acqua piovana mista a succo di mele a coloro che chiedevano sidro; eppure, nessuno protestò, perché Atma sapeva stregare l’animo di chi seguiva la sua danza e poco o niente importava agli avventori di ciò che veniva servito nei loro boccali.

Quando il padre di Atma tornò il giorno dopo, trovò la giovane sfinita sulla soglia e gli schiavi addormentati ai suoi piedi. Si dice che il padre rise nel vedere quello che lei aveva fatto, e senza contare il danaro che aveva raccolto le disse che niente di meno si attendeva da sua figlia e che da quel momento sarebbe stata libera di fare della sua vita ciò che più le aggradava. Solo allora Atma si accorse della fierezza con cui il padre la guardava, e comprese quanto era stata sciocca a non capire subito le sue intenzioni e l’insegnamento che aveva ricevuto. Decise quindi di restare al suo fianco e condurre gli affari della Stella del Vespro come il padre aveva sempre desiderato.