Riltar

Prima del terribile incidente Riltar non aveva mai avuto fissa dimora. Cresciuto da una gruppo di musicanti itineranti, Riltar era abituato a viaggiare costantemente di città in città, ed i suoi occhi mirarono la fierezza dei contrafforti innevati di Alba e le antiche guglie riflesse nei canali della sognante Zarix.

Riltar dimostrò subito un innato talento per la musica ed il canto, e si appassionò all’insolito e ingombrante violoncello dal quale si separava raramente. Quando la compagnia dei musicanti si sciolse molti anni addietro, Riltar, il cui sangue mezz’elfo gli aveva donato una longevità fuori dal comune, continuò le sue peregrinazioni, vivendo la dura ma libera vita dei menestrelli e continuando ad incantare le genti del Vecchio Mondo con la sua musica struggente e malinconica.

All’alba del 1247 una grande guerra si preparava a settentrione e Riltar che non amava la battaglia, desiderò allontanarsene il più possibile. Fu per questo che si incamminò verso il limitare dei deserti Zyrkaniani, ove sperava di vedere con i propri occhi la tanto cantata Remkha, la Città di Rame. Tuttavia mentre transitava la palude del Danarg, il gruppo di pellegrini a cui si accompagnava venne aggredito da un mostruoso Gurghaz che cominciò a mietere le vite di chiunque gli si parasse innanzi. Riltar comprese di non avere le forze per affrontare la malabestia e cercò scampo nella palude, dalla quale emerse soltanto dopo molti giorni di faticoso ed estenuante cammino.

Fu un mero caso che permise a Riltar di sopravvivere a quell’ordalia. Quando giunse alla vista dei cancelli d’ottone di Remkha, egli si imbattè nella scorta di Halima, moglie dell’alto magistrato locale, la quale, commossa dalla sua storia e dalla sua soave musica, decise di accoglierlo come schiavo affinché allietasse con il suo canto le sale del suo palazzo. Il mezz’elfo ancora non sapeva che la ferita riportata nella fuga si era infettata a tal punto da esigere l’amputazione del suo arto, ma riconobbe la verità nelle parole del maestro d’armi dell’alto magistrato e acconsentì alla sanguinosa operazione, intuendo che il fato aveva scelto per lui il luogo nel quale avrebbe trascorso tutti gli anni a venire della propria vita.

Dopo circa quindici anni, Riltar guadagnò nuovamente il privilegio di uomo libero, e acquistò un’abitazione propria nella Città Vecchia. Il temperamento gioviale che il menestrello non aveva mai perduto gli permise di stringere duraturi legami di amicizia tra gli approdi della città di rame, mentre la sua musica viaggiava leggera tra le crudeli strade lastricate di Remkha.