Anselmo

I primi ricordi di Anselmo sono legati alla grande Notre-Dame, e a quel che egli apprese di se stesso in seguito, altri non era che uno degli sfortunati orfani abbandonati sull’ampia scalinata marmorea dell’imponente cattedrale. Presto le sue compagne di gioco divennero le mostruose gargolle, eterne guardiane delle inviolabili guglie della cattedrale da tempi immemorabili e il suo passatempo preferito accompagnare il venerando sacerdote alla la torre dei campanili, così grandi che avrebbero potuto nasconderlo se solo fosse riuscito a raggiungerli alla loro vertiginosa altezza. L’infanzia di Anselmo trascorse priva di eventi determinanti, ed egli servì come chierico durante le funzioni religiose, assistendo i sacerdoti più anziani durante il tempo del giorno che avanzava.

Dopo alcuni anni, quando la peste rossa consumò la regione, Anselmo venne incaricato di assistere i monaci del monastero di Chartres, e rimase così colpito dalla serenità della vita monastica nonostante quei tempi terribili, da chiedere la possibilità di trattenersi anche quando la mostruosa piaga si allontanò dalle terre di Cheemon. Il permesso gli venne accordato e da allora Anselmo vestì il semplice saio dei frati, e si unì alla laboriosa comunità pensando che avrebbe trascorso il resto della sua vita tra le austere mura di Chartres.

Tuttavia, mentre gli anni passavano e la sua conoscenza si ampliava, Anselmo sentiva la necessità di trovare una risposta alle molte domande che minacciavano di sfaldare la sua fede. Divenuto bibliotecario di Chatres, si apprestò alla lunga opera di catalogazione e studio dei polverosi tomi che rappresentavano una delle ricchezze del monastero, ma dopo aver studiato diligentemente per anni interi dovette riconoscere che i suoi dubbi non erano stato fugati e che forse egli non disponeva della giusta chiave di lettura per disserrare le risposte contenute nei testi sacri.

Quando correva il suo quarantesimo inverno, dopo molti ripensamenti, Anselmo decise di lasciare il monastero per quello che pensava fosse l’ultimo dei suoi viaggi. Aveva udito che un sacerdote benedetto si fosse insediato a Chateay Château d’Anglais, e che egli avesse il dono di curare gli ammalati con il tocco, e risanare le ferite con la sue preghiere. Anselmo decise che prima che la sua vita avesse termine, avrebbe raggiunto il sacerdote, augurandosi in cuor suo che egli detenesse quelle risposte che ancora stringevano il suo cuore nell’angoscia.