Agguato alla Gola della Scimitarra

Il nome del Valico delle Gargolle, il passo tradizionalmente utilizzato per buona parte dei commerci terrestri durante i mesi più caldi, trae origine dagli antichi mostri di pietra, scolpiti a vertiginose altezze su entrambi i lati dell’Alto Valico. Le sculture vengono generalmente attribuite ad un’antica popolazione che abitava le pendici dei Monti dei Giganti, scomparsa centinaia di anni prima, e alla loro blasfema religione. Il celebre Arthusius in uno dei suoi saggi suggerì una simiglianza tra le gargolle del valico e quelle scolpite sui contrafforti della Torre del Castellano di Northgar, arrivando a supporre che le fondamenta della Torre stessa, pre-esistente alle altre costruzioni della Fortezza Bianca, fossero state gettate dagli stessi artefici delle gargolle sul Valico. I dotti hanno accettato con un certo scetticismo questa tesi, e sin’ora la presenza delle Gargolle sull’Alto Valico costituisce uno dei più enigmatici misteri delle Terre di Confine.

Il gruppo si era messo in marcia di buon mattino, arricchito dal continuo borbottare di Narth-Urn. Il Nano aveva un duplice motivo per lamentarsi: il breve scambio di battute con il Capitano della Torre della Sentinella non era stato amichevole, e come se non bastasse il figlio di Mitran avrebbe dovuto tollerare la presenza del Mezz’Elfo al suo fianco per tutta la marcia. Non che Orodreth non avesse rimostranze da fare per gli stessi motivi, ovviamente. Crovont, che si trovava in mezzo alle due coppie non sapeva se preferire il continuo battibecco di Falstaff e Theodor che aprivano la strada o lo scambio di acidità tra il Nano e il Mezz’Elfo alle sue spalle. Decise di immergersi in una silenziosa meditazione durante tutta la marcia.

I primi due giorni trascorsero privi di eventi, con brevi pause durante le quali Falstaff era solito consultare con attenzione la mappa ricopiata con il carboncino dai tomi di Malachia. Durante il terzo giorno il gruppo risalì l’Alto Valico, e non senza sorpresa Orodreth avvistò la prima gargolla. I mostri di pietra erano stati scolpiti a varie altezze sulle pareti a strapiombo del Valico, e sembravano scrutare perennemente tutto ciò che si muoveva sotto di loro. Chi avesse deciso di scolpire quelle statue mostruose in quel luogo e a quelle vertiginose altezze era un mistero che nessuno aveva svelato nel corso degli anni, ma l’inquietante presenza delle sculture era certamente all’origine del nome del Valico.

Finalmente prima che il sole scomparisse del tutto, Falstaff trovò l’ingresso per la Gola della Scimitarra. Il gruppo lo seguì fiduciosamente, ma dopo poche miglia la gola si interruppe di colpo innanzi ad una fredda e ripida parete di pietra. Era il luogo ideale per un’imboscata, e un senso d’urgenza si impossessò improvvisamente di tutta la Compagnia. Narth cominciò ad esaminare la parete rocciosa, intuendo che un eventuale ingresso potesse essere nascosto ad una prima occhiata, ma i suoi tentativi non diedero i risultati sperati.

Falstaff aveva appena deciso di non accamparsi in un luogo così pericoloso, quando un rumore sinistro raggelò l’intero gruppo di avventurieri. Nove Hobgoblin armati di balestre doppie incedevano sul dorso di altrettanti immensi meta-lupi dal pelo grigio e nero, famelici Warg dagli occhi iniettati di sangue. I Goblin si rivelarono nello stesso istante: oltre quaranta paia di occhi si mostrarono sulla sommità della Gola della Scimitarra, armati con archi d’osso e mortali frecce.

Crovont raccolse tutto il suo coraggio e si fece avanti per parlare con il più vicino degli Hobgoblin. Il breve scambio di battute fece intuire al mago-veste che gli Hobgoblin non avevano alcun interesse a catturarli vivi. Di lì a poco infatti, un gigantesco Troll venne introdotto nella Gola della Scimitarra, e istigato ad aggredire il gruppo.

Nonostante fossero praticamente condannati, nessuno dei membri del gruppo si arrese – anche sconfiggendo il colossale Troll, non vi era alcun modo di emergere dalla stretta gola senza affrontare i Warg e i loro cavalieri, nè di evitare la tempesta di frecce che sarebbe sicuramente piovuta su di loro. Eppure Falstaff, Theodor, Narth, Orodreth e Crovont non risparmiarono alcuna delle proprie forze nella battaglia contro la mastodontica creatura artigliata.

Ma anche se il Troll fosse stato solo, la battaglia sarebbe stata impari. La creatura era in grado di rigenerare le ferite subite, e la sua forza si rinnovava ad ogni assalto, a prescindere da quanto duramente venisse colpita. Quando ogni speranza sembrava perduta, un’apertura nascosta si aprì sul fondo della Gola. Nonostante un grosso lupo bianco si trovasse tra le tenebre della grotta segreta, l’intero gruppo preferì affrontare il la belva dal pelo irsuto anzichè l’invincibile mostruosità catturata dai Goblin.

Il meta-lupo però non sembrava ostile, e li condusse attraverso lo stretto cunicolo, bloccato ad una delle estremità dal famelico Troll, le cui dimensioni gli impedivano di braccare le sue prede. Seguendo il lupo, la Compagnia emerse dall’angusto passaggio, ed oltrepassò nel buio della notte le distese di pietra gelate, sino ad arrivare presso una caverna, la cui presenza era segnata da enigmatici cristalli che restituivano la luce del sole sotto forma di un bagliore bluastro.

Quando gli avventurieri entrarono, trovarono nella grotta un uomo dai lunghi capelli incolti e la barba rossiccia, non rasata da svariate settimane. Avvolto nelle proprie pelli, l’uomo sembrava intento ad assaporare il tabacco innanzi ad un misero fuoco da campo. Sorpreso più degli avventurieri dall’incontro, superata l’iniziale diffidenza, rivelò di essere Kevan Glaster, un uomo del Re della Corte Splendente di Erin. Incaricato di far luce sulle misteriose aggressioni dei Goblin, Kevan era stato salvato dalla morte da Malek e dal suo meta-lupo, ma non prima di aver scoperto in che modo le abiette creature del Valico si procuravano le ami più letali con le quali aggredire le genti delle Terre di Confine. La gamba di Kevan però si era spezzata in più punti nella fuga, ed egli era impossibilitato a lasciare la grotta senza un aiuto che temeva non sarebbe mai arrivato.

Dopo una breve consultazione, il gruppo decise di fermarsi a riposare nella grotta del meta-lupo, che non sembrava infastidito dalla presenza di così tanti ospiti, e di ripartire l’indomani per Northgar, portando in salvo Kevan. E così, dopo una notte finalmente priva di eventi, gli avventurieri si rimisero in marcia, rallentati soltanto dall’incedere zoppicante dell’uomo di Erin. Sorvegliata dal gigantesco meta-lupo, la Compagnia percorse la via del ritorno nei tre giorni successivi, sotto l’infallibile guida di Falstaff.

Quando il gruppo giunse al calar delle tenebre ai Cancelli della Fortezza Bianca le luci e i suoni di una festa li accolsero. Nel Distretto dei Mercanti si stava infatti celebrando la Festa dell’Inverno, che tradizionalmente salutava l’arrivo della stagione più fredda ed esorcizzava il timore delle carestie che sempre minacciavano le genti nei mesi più gelidi dell’anno. Nel cortile, nei pressi del pozzo, un’orsa ammaestrata si esibiva in una farsesca danza al suono del flauto di Brol, un saltimbanco il cui corpo, incluso il viso, era ricoperto minuziosamente da decine di tatuaggi.

Nonostante la stanchezza, il gruppo si diresse ugualmente verso il crocchio di spettatori, e così ebbe modo di incontrare Valenko, che assisteva alla danza dell’orsa ammaestrata in compagnia di Molte. Quest’ultimo sembrava contrariato per il fatto che il Castellano aveva demandato al Sovrintendente il compito di accogliere le proteste dei Mercanti, anziché occuparsene di persona. Dopo un breve scambio di battute, il gruppo decise di concedersi una breve pausa alla Taverna delle Quattro Picche, dove un trafelato Jojo rivelò loro che la milizia aveva arrestato proprio quella sera la figlia di Paul de Galet, trascinandola alla Torre del Condannato.

Nonostante fossero al limite delle forze, tutti concordarono che quell’evento non presagiva nulla di buono, e decisero di non attendere un solo istante per condurre Kevan da Sigurth Lothbrock.

Incontrarono il Capitano alla Torre del Condannato, dove scoprirono che il Goblin prigioniero era stato ucciso, probabilmente con l’uso del veleno. I secondini di guardia e la figlia di Paul de Galet erano stati arrestati con l’accusa di tradimento, e le rivelazioni di Kevan Glaster convinsero ulteriormente Sigurth della presenza di cospiratori all’interno della Rocca.

Le prove raccolte dal gruppo di avventurieri non avrebbero fruttato soltanto l’agognata ricompensa tanto desiderata da Narth e Falstaff, ma un incontro diretto con il Sovrintendente della Rocca, Laris, nel Distretto della Fontana. Kevan venne affidato per la notte alle cure della Compagnia, la guardia migliore che Sigurth potesse offrirgli in quei giorni di tetra oscurità.