Quando l’ultimo erede della Stirpe di Vultur venne esiliato oltre i confini del regno, i nobili di Cheemon si trovarono nuovamente in disaccordo sulla linea di successione della stirpe Reale. Come era lecito attendersi, le bianche strade di Aghijon conobbero presto il rosso colore del sangue.
A distanza di anni, di quel lungo viaggio Theodor avrebbe ricordato soltanto il suo tragico epilogo. Il dolore per lo sforzo di muoversi pervadeva ogni fibra del suo corpo, e gli toglieva la capacità di pensare chiaramente. Quando mi descrisse quegli eventi, aveva solo una vago ricordo di ciò che era accaduto la notte precedente al bivacco: le frecce dalle piume nere e i brillanti occhi rossi nell’oscurità. Goblin, mi disse, queste erano le sgraziate creature che avevano tentato di ucciderli, e forse divorarli. Eppure i coraggiosi le avevano respinte, ma certamente non sarebbero sopravvissuti ad un nuovo attacco, se non avessero trovato un riparo sicuro prima del calare delle nuove tenebre.
Theodor sapeva che la Fortezza Bianca e la sicurezza offerta dalle sue mura non potevano essere lontane. La sua preoccupazione maggiore era che Valenko non riuscisse a sostenere quella marcia forzata. Il vecchio mercante Estalita, il cui corpo era stato squassato in gioventù dalla Peste Rossa, sarebbe potuto scivolare giù dal suo carro ad ogni passo.
Eppure, esortati da Cornelio, il mercenario di Erin, non avevano effettuato che poche brevi soste, ed erano infine riusciti a giungere alla loro destinazione: Northgar, chiamata dalle genti di Cheemon la Fortezza Bianca.