La congiura svelata

Ernst Weber è considerato da molti uno tra gli uomini più potenti dell’Impero, secondo soltanto a Frater Alteo o allo stesso Imperatore; eppure sono pochi coloro i quali conoscono il volto del silenzioso Assassino di Corte: la segretezza e il sotterfugio sono le armi più efficaci di una delle spie più temute sia dai nemici che dagli alleati della Corona Imperiale. Si vocifera infatti che egli viaggi sempre sotto mentite spoglie e che i suoi travestimenti varino all’occorrenza da uno scriba itinerante ad un cencioso rigattiere, da una vecchia nobildonna ad un monaco erudito. Nella corte imperiale ci si riferisce a questo temibile servitore dell’Imperatore con il soprannome di “uomo dai mille volti”: Ernst Weber è allo stesso tempo tutti, e nessuno.

La mattina non era cominciata bene per Crovont. I suoi sogni ormai da tempo erano turbati dalla presenza della voce della misteriosa Dreli, ma ciò che è peggio, mentre i suoi compagni decidevano il da farsi, il solo nominare il nome di Melchia aveva richiamato nella sua mente le spaventose grida imprigionate tra le mura dell’antica Torre del Castellano. La mente del mago ne era ancora sconvolta quando, insieme ai suoi compagni, si erano decisi ad affrontare il misterioso Edgard Weiss nelle sue stanze.

Nel frattempo Falstaff era riuscito a rivedere la bella Elene, ma ne era stato vigorosamente allontanato da Pierre, rampollo del casato d’Amberville, i cui intenti nei confronti della donna erano piuttosto espliciti. Riuscendo a far prevalere il buon senso, Falstaff decise di rimandare il confronto con Elene, e si unì ai suoi compagni.

Edgard Weiss si trovava in compagnia di un mago-veste rossa, Etienne de Syonn, probabilmente attratto alla rocca dalla presenza di Calisto nella regione. Decisa a svelare il mistero, la Compagnia parlò con schiettezza dei propri sospetti – ed altrettanto fece il consigliere del Castellano. Mentre il fumo della pipa di Edagard Weiss saturava l’ambiente, le inquietanti rivelazioni degli stregoni gettavano nuove luci sul mosaico di quella che sarebbe stata ricordata come la Congiura di Northgar.

Etienne confermò i sospetti della Compagnia: la Torre del Castellano era stata eretta in tempi molto antichi, forse nell’era passata, da uno degli immortali figli di Caino, Melchia. Il nome stesso di uno dei cinque Signori dei Nosferatu era in grado di risvegliare le anime incatenate delle vittime dissanguate nel corso dei secoli da questa implacabile creatura, e la Compagnia comprese che era molto più saggio non parlarne entro quelle mura un tempo maledette. Edgard Weiss invece, dopo aver visto le lettere indirizzate a Calisto, si decise a rivelare i suoi sospetti: egli riteneva che Ernst Weber, l’Assassino Imperiale, poteva essere coinvolto negli accadimenti di Northgar. Se questo fosse stato vero, il pericolo che correva la Rocca era molto più grande di quanto si potesse pensare in origine. Di comune accordo, l’intero gruppo si recò nelle stanze del Castellano.

Gli eventi stavano precipitando, e quando Angus McBride venne messo a conoscenza di quanto scoperto dalla Compagnia e da Edgard Weiss, si decise ad avanzare la sua richiesta. Egli desiderava che le Reliquie venissero riposte nella Cappella della Memoria, e utilizzate come esca per costringere i cospiratori ad un gesto disperato, che li obbligasse a rivelare la propria identità. La Compagnia sarebbe stata incaricata di proteggere le Reliquie, e di catturare chiunque avesse tentato di violarle. L’incarico sarebbe stato oltremodo pericoloso, ma Crovont, Falstaff, Theodor e Narth compresero che probabilmente era l’unico modo per affrontare faccia a faccia i cospiratori, quindi accettarono, e si recarono alla Cappella della Memoria per prepararsi all’ultimo confronto.

Durante il corso della giornata, i pellegrini visitarono più volte la Cappella, per quanto nessuno osasse toccare le Reliquie. Entro la sera, la Compagnia era certa che la notizia della nuova ubicazione di Sacrificio aveva raggiunto chiunque nella Rocca.

Di quella notte, difficilmente Theodor avrebbe dimenticato i dettagli. Mastro Troll, giunto a pregare sull’altare di Libra, il mastodontico Niklaus, raccoltosi in preghiera davanti all’effige di Ulrik, e l’apparizione di Elene che aveva convinto Falstaff a seguirla, nonostante i rimproveri dell’intera Compagnia.

Poi tutto si era rivelato.

Narth e Crovont, erano a terra, vinti da un letale veleno, emanato da uno degli incensieri. Quando Theodor era rientrato nella Cappella della Memoria, si era trovato finalmente innanzi l’elusivo Ernst Weber, che sino ad allora si era celato sotto i panni di… Padre Friederich.

Raggiunto da un dardo avvelenato, Theodor ebbe il tempo di veder sfilare innanzi a sè tutti i cospiratori del macabro complotto. Niklaus entrò trascinando il corpo di Falstaff, seguito da Elene e dal giovane Jojo. I quattro cospiratori avevano gettato la propria maschera, spie e assassini dell’Impero avevano infine raggiunto e ghermito le Reliquie di Delivrer.

I ricordi di Narth sui giorni che seguirono quella tragica notte erano molto confusi: aveva davvero incontrato Mastro Troll? Qualcuno era comunque entrato nella Cappella della Memoria, e aveva salvato lui e i suoi compagni da morte certa. Tuttavia nei quattordici giorni che erano stati necessari perchè gli effetti del letale veleno venissero meno, molti eventi erano occorsi.

La Rocca era sotto assedio.

Il primo violento assalto dei Goblin aveva decimato i difensori, e i danni alle mura e ad i contrafforti meridionali erano evidenti. Troll discesi dalle montagne si erano uniti a quell’orda malvagia, insieme ai temibili Warg addestrati dagli Hobgoblin. Dalle mura della fortezza, i roghi del villaggio di Croisement erano stati avvistati alcuni giorni prima, segno che l’orda non si sarebbe fermata a Northgar, ed ogni via di fuga sembrava preclusa.

Il Distretto della Fontana era sbarrato come mai era stato visto prima dalla Compagnia, e i cancelli di robusto legno erano serrati. Quando la Compagnia raggiunse Sigurth Lothbrock alla Torre della Sentinella la gravità della situazione si rese manifesta: i difensori non avrebbero resistito ad un secondo assalto. Raggiunti gli spalti, Narth si rese conto che l’attacco dell’orda non sarebbe tardato.

“Arriveranno al tramonto”.