La Fortezza Bianca

Ispirato dalle leggendarie azioni di Finn McCumhail, Angus McBride conquistò sin da giovanissimo il titolo di Cavaliere del Regno. Per quanto le sue imprese non furono mai paragonabili in importanza alle gesta della Sentinella di Erin, ispirarono comunque ballate e canzoni, soprattutto nella terra di Alba dove era nato. Quando l’incidente al Valico delle Gargolle lo privò di una delle gambe, comprese che la via dei paladini gli era preclusa per sempre. Confinato nella Fortezza Bianca, ebbe però modo di dimostrare i suoi talenti, e nell’arco di una decade fu nominato giustamente Castellano della Rocca.

Le tenebre erano calate da qualche tempo quando Falstaff e Theodor varcarono il cancello della Fortezza Bianca. Erano sfuggiti ai Goblin, nonostante fossero stati obbligati ad abbandonare Jaques e i due muli di scorta sulla Via dei Costruttori.

Di quella sera, mi parlarono entrambi della rinomata taverna delle Quattro Picche, dove si recarono per cercare ristoro dalla lunga marcia. Forse fu il sidro di Jojo, o la compagnia che trovarono a far loro dimenticare i doveri verso Valenko, o semplicemente il fatto che erano entrambi molto giovani all’epoca, ed ogni incontro era per loro fonte di nuove opportunità.

Theodor mi parlò a lungo di Padre Friederich, un monaco o un sacerdote dell’Impero, che aveva viaggiato attraverso quelle lontane terre per confrontare le proprie conoscenze teologiche con i più illustri rappresentanti della Croce Nera, come Padre Xavier DelaCroix. Parlò con rispetto anche di Gwyn Turtle e del pingue Olivier DuMonde, entrambi giovani attendenti nel distretto del Castellano.

Falstaff aveva invece trascorso la serata in compagnia di tre lavandaie, mentre la più sfrontata di esse, Elene, aveva civettato con lui senza badare a quanto fosse conveniente un simile atteggiamento. Soltanto l’arrivo della mastodontica Matilda, l’assistente dell’anziana Governante della Rocca, aveva posto fine a questo poco consono incontro, riportando le tre giovani ai loro posti.

Entrambi mi parlarono poi del vecchio Guardacaccia Dargaglio, il falconiere del Castellano. Egli aveva alzato il gomito e non di poco, e riuscì soltanto a biascicare qualcosa a riguardo i suoi sospetti sui Goblin, prima di congedarsi.

Tornati nelle loro stanze, trovarono i letti più soffici di qualsiasi altro posto nel quale avessero dormito, anche se probabilmente questa impressione era dovuta alle tante notti precedenti passate all’adiaccio, alla mercee dell’implacabile vento del Nord.