L’assedio di Northgar

All’alba del 1275, una spaventosa orda di nere creature discese dalle pendici dei Monti dei Giganti, attraversando il Valico delle Gargolle, per saccheggiare e distruggere le terre occidentali del Regno di Cheemon. La schiumante, mostruosa marea di immondi invasori guidata dal feroce Gadbad si sollevò come una gigantesca onda dagli abissi del Mare Artigliato, e con furia terribile si schiantò sulle solide mura di Northgar. Duecentocinquanta anni prima, una paladina di Libra morì nella difesa di quelle stesse mura, e nelle cronache di quell’anno funesto si racconta che anche in quella tragica occasione una campionessa di Libra oppose la sua fede contro il male che dimora sotto la montagna. Ma chi ha vissuto in quei tempi terribili sa che ella non fu sola in questa impresa, e che nella disperata difesa di Northgar un pugno di avventurieri iniziò a forgiare il proprio fatale destino.

Il cielo stellato brillava sopra Funes, e il druido dell’Antica Fede si fermò ad ammirarlo, cercando di non pensare all’intenso fetore di carne putrefatta che si sollevava dalla base delle mura di Northgar, dove giacevano le pile dei cadaveri del primo, violentissimo attacco dei Goblin. I suoi occhi corsero sulle mura, dove le genti della Rocca si preparavano ad una difesa disperata. Riconobbe molti dei visi che gli erano diventati familiari, tutti gli abitanti della fortezza avevano preso le armi e si erano uniti ai soldati sulla mura, ma difficilmente il numero dei difensori sarebbe stato sufficiente a respingere la smisurata orda di Gadbad. Poi il suo sguardo tornò alle stelle ammiccanti, e il druido pensò che quella poteva essere davvero l’ultima notte che ammirava il firmamento da quella mortale prospettiva. Avrebbe desiderato più tempo, ma i suoi pensieri furono interrotti dai tamburi dei Goblin, che cominciavano a risuonare nell’oscurità della notte. Le nere creature si radunavano per l’ultimo assalto.

Gli spalti vennero aggrediti per primi. Le frecce scagliate dai difensori si rivelarono estremamente imprecise, e gran parte dell’orda giunse alle mura della fortezza, scavalcando i corpi marcescenti del primo assalto. Più di una dozzina di scale d’assedio vennero issate verso gli spalti contemporaneamente: gli archi furono abbandonati e le spade sguainate, e il sangue bagnò nuovamente i merli della Fortezza Bianca.

Nel cortile interno, i robusti portali di Northgar venivano intanto messi a dura prova. Nonostante la forza smisurata dei mostruosi Troll, l’antico doppio battente opponeva una resistenza ostinata, e per qualche disperato momento sembrava che la Rocca non sarebbe stata violata. Ma proprio quando la speranza stava per risorgere, l’orda di Gadbad rivelò la sua arma più temibile e il sortilegio di Calisto investì in pieno i portali, squassando la terra e frantumando il doppio battente in mille pezzi. L’orda stava per sciamare nel Distretto dei Mercanti.

Fu allora che Narth e Falstaff misero in azione le trappole che avevano preparato, trasformando l’ingresso di Northgar in uno spaventoso rogo. Uno dei Troll, avvolto nelle fiamme fece ingresso ruggendo, solo per morire dopo pochi passi. Il barbacane sarebbe stato difeso ancora qualche istante dalle fiamme, ma sugli spalti i Goblin stavano falciando le fragili difese. Victor chiamò la ritirata verso la Cattedrale, e la Compagnia si precipitò oltre i battenti di quel sacro luogo.

La Cattedrale non poteva offrire riparo a lungo, e mentre le vetrate ornamentali venivano fracassate, i difensori fuggirono dal sagrato, ritrovandosi nel Chiostro del Penitente. Una ressa di pellegrini, donne e bambini veniva finalmente accolta nel Distretto della Fontana i cui cancelli erano stati aperti. La Compagnia non aveva altra scelta che unirsi ai fuggitivi.

Sulle mura del Distretto della Fontana i difensori superstiti opposero una feroce resistenza sino all’alba. Quando il sole sorse i Goblin arrestarono gli attacchi, rifugiandosi entro gli edifici rimasti integri nel Distretto dei Mercanti. La prima liena di mura della Rocca era stata invasa, e le nere creature sciamavano per le strade, uccidendo i feriti che non erano riusciti a fuggire. Soltanto la Torre della Sentinella sembrava opporre resistenza, ma ormai i difensori che si trovavano entro le sue mura erano completamente isolati dal resto della Rocca.

In quell’alba disperata, Theodor, Narth, Falstaff, Funes e Crovont decisero di chiedere udienza al Castellano, per scoprire se vi fossero passaggi nascosti sotto la Rocca. Erano in pochi a nutrire quella flebile speranza, ed infatti il Castellano confermò che non esisteva alcun passaggio che avrebbe condotto in salvo i difensori. Tuttavia, Laris, presente all’udienza, rivelò con un certo imbarazzo l’esistenza di un passaggio nella sua dimora, che conduceva all’interno della Corporazione dei Mercanti. A causa dell’urgenza, il Sovrintendente non fu interrogato su quale utilizzo veniva fatto normalmente di quel passaggio, e di quali accordi segreti erano stati presi grazie a quel discreto e comodo espediente, e la Compagnia si concentrò invece sull’utilizzo migliore che avrebbe potuto fare di quell’informazione.

Crovont sostenne che la sera precedente aveva scorto dei bagliori di luce stregata provenire proprio dalla Corporazione Mercantile. Il suo pensiero era che Calisto potesse trovarsi laggiù. Un disperato piano prese forma nelle menti degli avventurieri: sacrificare la propria vita in cambio della morte dello stregone, o persino di Gadbad. Dopo aver argomentato a lungo, la Compagnia decise di incamminarsi immediatamente, nonostante le ferite del giorno precedente non fossero state curate, sperando che anche Calisto avesse consumato gran parte dei propri poteri magici o fosse addirittura ferito.

Laris condusse la Compagnia al passaggio, e promise di attendere il loro ritorno. Il contorto cunicolo conduceva direttamente alla Corporazione Mercantile, dove, ascoltando una conversazione nella lingua nera, Crovont si rese conto che i Goblin stavano cercando qualcosa, che si sarebbe rivelata determinante nella distruzione della Rocca. Attendendo il momento propizio, la Compagnia individuò la sala entro la quale si trovava Gadbad, o almeno così credeva Crovont nell’interpretare il senso della lingua nera che poteva ascoltare oltre la porta.

La Compagnia decise di tentare il tutto per tutto. Fu follia o eroismo quella che li spinse a irrompere nell’ambiente retrostante e caricare furiosamente gli Hobgoblin? La storia ci dice soltanto che la battaglia che ne seguì fu cruenta e terribile, e che Gadbad e Calisto nonostante fossero stati aggrediti in maniera così inaspettata, diedero prova di essere avversari estremamente abili. Durante la battaglia, Funes venne ferito a morte dalla stregoneria di Calisto e cadde, ma non invano: sebbene quasi annientata, la Compagnia prevalse, uccidendo Gadbad e catturando il mago-veste grigia.

Di quella fuga precipitosa attraverso il passaggio segreto ben pochi dettagli sarebbero stati ricordati, se non il terrore che Laris non mantenesse la propria parola, e che li avesse dati per morti, abbandonandoli nell’oscurità dei sotterranei dimenticati di Northgar. Ma inaspettatamente, il Sovrintendente aveva atteso, e il passaggio si dischiuse, per accogliere gli avventurieri nel Distretto della Fontana.

Distrutti nel fisico e nello spirito, privati di uno dei propri compagni, Falstaff, Narth, Theodor e Crovont si prepararono ad assistere all’epilogo dei tragici eventi della Congiura di Northgar, che per tanto tempo sarebbe stata cantata dai bardi negli anni a venire.