Le Caverne Ululanti

La nascita di Edgard Weiss avvenne in circostanze insolite: la sua allora giovane e nobile madre era ancora sulla via del ritorno per Rouen quando dovette affrontare il prematuro parto. Alcuni hanno citato spesso questo singolare evento per giustificare il carattere avventuroso e l’amore per i viaggi che si manifestarono subito in Edgard durante la sua giovinezza. Tuttavia all’età di vent’anni, recatosi in visita nella lontana fortezza di Cabeza del Norte, la sua vita cambiò improvvisamente. Dell’intenso carteggio con il padre rimangono ancora parecchie lettere, chiuse nei forzieri della casata di Weiss, che raccontano minuziosamente gli eventi che trattennero tanto a lungo il giovane viaggiatore nelle terre d’Estalia; soltanto quando la sorella minore, Isabeau, prese marito, Edgard varcò nuovamente i confini di Cheemon. Ormai non più giovane, lo Stregone Edgard Weiss venne invitato ufficialmente da Angus McBride, marito di Isabeau, a prestare i suoi servigi alla fortezza di Northgar, in qualità di consigliere. Edgard, che ormai aveva varcato da tempo i quaranta inverni, accettò di buon grado l’offerta, e ricoprì con onore la carica che gli era stata affidata per i lunghi anni a venire.

Mentre Narth-Urn e Mastro Troll erano intenti ad effettuare gli ultimi preparativi per rendere le armi più affilate e le armature della Compagnia più robuste, Crovont si era diretto alla Torre dello Scrivano, per rendere omaggio a Malachia. Dopo essersi informato sulla salute del sapiente, il Mago-Veste fece cadere la conversazione su eventuali altri stregoni presenti alla Rocca, venendo così a scoprire che ben altri due usufruitori di magia si trovavano a Northgar in quei giorni. Malachia però, conosceva l’identità di uno di loro soltanto, Edgard Weiss, consigliere del Castellano, mentre del secondo, un viaggiatore o un mago itinerante, aveva udito soltanto che apparteneva all’ordine dei Maghi-Veste, e che era giunto alla Fortezza Bianca qualche settimana prima.

Nel frattempo, Funes si recò alla Cappella della Memoria, dove ebbe modo di immergersi in una breve disquisizione teologica con padre Friederich, cogliendo subito dopo l’occasione di confidare le recenti scoperte della Compagnia alla Paladina di Libra, giunta per vegliare come ogni notte le reliquie di Delivrer.

Theodor dal canto suo tentò di ottenere un colloquio con Valenko, ma il vecchio mercante era coinvolto in un seggio con i più influenti mercanti della corporazione, e il giovane sacerdote non potè far altro che lasciare un messaggio agli armigeri sulla porta.

Quando la Compagnia si riunì alla Taverna delle Quattro picche, ebbe modo di discutere innanzi ad una buona cena sull’eventualità di intercedere per la libertà di Kheledran, completando così lo scambio proposto da Orodreth tempo addietro; tutti concordarono sulla bontà dell’idea, riproponendosi di far visita al Capitano Sigurth Lothbrock il giorno successivo. Tuttavia, il destino aveva in serbo ben altro per la Compagnia, e di lì a poco Narth fece il suo ingresso al seguito di Victor.

Il Luogotenente della Torre della Sentinella comunicò rapidamente alla Compagnia che il Capitano era stato convocato alla Torre del Castellano nel pomeriggio, ma non aveva fatto ritorno. Gli era giunta voce che la situazione poteva complicarsi in seguito all’oltraggio perpetrato al viso del Gabelliere del Re, e che fosse necessario affrettare la spedizione alle Caverne Ululanti prima che gli eventi potessero precipitare. In poco meno di mezz’ora l’intera Compagnia era pronta a partire, ed al seguito della fioca luce della lanterna di Falstaff, si lasciò alle spalle gli scuri contrafforti della Fortezza Bianca.

Dopo tre giorni di cammino, seguendo le indicazioni fornite da Kevan Glaster nelle giornate precedenti, i viaggiatori giunsero ad una profonda vallata, circondata da alte pareti di pietra e roccia. Il sibilo del vento, emergendo con forza dalle innumerevoli gallerie, mutava qui in una specie di lamento prolungato, a tratti simile ad un cupo ululato. Raccogliendosi in preghiera, Theodor consigliò al gruppo di affrettare i passi: i Goblin avrebbero infestato le colline circostanti al calare delle tenebre, e nessuno desiderava affrontarli allo scoperto. Victor prese con sè Cornelio, Jaques e Orodreth per esplorare i territori circostanti, mentre il resto della Compagnia avrebbe tentato di scoprire cosa nascondevano le inquietanti gallerie delle Caverne Ululanti.

L’esplorazione degli stretti cunicoli si rivelò ben più lunga di quanto l’intrepido gruppo di avventurieri avesse potuto prevedere. Le caverne raggiungevano a tratti un’ampiezza considerevole, e sembravano essere utilizzate frequentemente dalle abiette creature delle tenebre. Tuttavia l’oscurità delle cave era quasi deserta: era chiaro che i Goblin si fossero allontanati di recente, ma verso quale destinazione nessuno avrebbe saputo dirlo.

D’un tratto, gemiti umani attrassero la Compagnia fino ad un pozzo verticale, nel quale era prigioniero un uomo, coperto dal fango e dal suo stesso sangue, sgorgato da una dozzina di ferite superficiali. Soccorso il malcapitato dalla crudeltà di alcuni cuccioli di Goblin, la Compagnia si accinse ad esplorare i cunicoli più interni delle Caverne Ululanti. Prima di incamminarsi Narth cedette una scure da lancio all’uomo soccorso: ogni lama in più era bene accetta.

I cuccioli di Goblin, esortati da Crovont a guidare il gruppo sino al Rifugio di Gadbad, condussero la Compagnia in una caverna dall’ampia volta. Ma quando furono all’interno, il suono del metallo snudato dai foderi laceri e il grido di allarme dei Goblin mise gli avventurieri in guardia. Negli attimi successivi i Goblin piombarono sugli avventurieri, emergendo da ogni angolo oscuro della caverna.

La battaglia fu terribile, e l’ascia di Narth-Urn si alzava e abbassava senza posa, tracciando una scia di sangue nero nell’aria, mentre Falstaff, aggredito all’arma bianca, vide il proprio arco fracassato dal violento colpo di uno dei Goblin. Theodor ebbe modo di utilizzare adeguatamente le armi che Orodreth e Narth avevano preparato per lui, e lo scudo con l’emblema della Croce Nera bloccò buona parte dei colpi mortali diretti contro il sacerdote. Crovont diede fondo a tutte le stregonerie di cui era in possesso, ed infine si lanciò coraggiosamente in battaglia contro le abiette creature della notte, mentre Funes, per quanto a disagio nell’ambiente sotterraneo, riuscì ad infondere nel proprio pugnale la forza antica della terra, portando la rovina tra le file dei Goblin.

Annientate le creature della notte, la Compagnia si decise a proseguire l’esplorazione nonostante le numerose ferite riportate, e di lì a poco gli avventurieri giunsero ad un insolito corridoio, bloccato da una massiccia porta di legno. Dopo averla esaminata per breve tempo, Narth risolse di abbattere l’ostacolo a spallate, ed in breve tempo l’intera Compagnia fece rumorosamente irruzione nell’ambiente retrostante, che si rivelò essere il rifugio di Calisto.

Il Mago-Veste messo a morte dalle Torri di Magia però aveva lasciato la cupa stanza sotterranea; la Compagnia ne approfittò immediatamente per frugare in ogni angolo, rinvenendo preziosi carteggi indirizzati a Calisto, che contenevano inquietanti rivelazioni. Ma la più grande sorpresa avvenne quando l’uomo che avevano tratto in salvo rivelò la propria identità: si trattava di Molte, prigioniero da settimane nel covo dei Goblin. Fu allora che la Compagnia comprese che il mercante che si era spacciato per Molte nelle settimane precedenti doveva essere un impostore… forse Calisto stesso, sotto false sembianze!

Mossa da un senso d’urgenza, la Compagnia si affrettò a lasciare le Caverne Ululanti, ricongiungendosi con il gruppo di Victor. Quando il luogotenente della Rocca fu messo al corrente delle scoperte fatte, richiese uno sforzo ulteriore all’intero gruppo, affinché affrettasse quanto più possibile il ritorno alla Fortezza Bianca. Falstaff condusse la Compagnia indietro a tappe forzate, ma quando gli avventurieri giunsero al sicuro oltre le mura della Rocca, ben pochi tra loro potevano immaginare cosa li attendeva oltre i Cancelli di Northgar.