Uno degli eventi più eclatanti occorsi alla fine del 1274 nelle Terre di Confine, fu certamente il ritrovamento di Martirio, una delle due lame appartenute al celebre Scudo di Libra. Purtroppo il rinvenimento di una così importante reliquia per seguaci della Dea della Giustizia fu quasi offuscato dagli eventi che si svolsero nello stesso periodo. Per questa ragione esistono numerose versioni del ritrovamento, e non è ancora stato possibile stendere una cronaca accurata di questo avvenimento.
In assenza della Compagnia, Sigurth Lothbrock era stato trattenuto al Distretto del Castellano, e un nuovo Capitano li accolse di malagrazia nelle stanze più alte della Torre della Sentinella: lo sprezzante Valko. A causa dell’alterco avvenuto la settimana precedente, nessuno tra gli avventurieri sembrava disposto a rivelare le scoperte fatte nelle Caverne Ululanti, ma non potendo tenere a lungo nascosta l’identità di Molte, alla fine tutti concordarono nell’informare il Sovrintendente Laris dei pericoli che minacciavano la Rocca. Il giorno successivo gli avventurieri si recarono quindi al Distretto della Fontana, ma temendo per la vita di Molte, quest’ultimo venne lasciato in Locanda, sotto la sorveglianza di Orodreth.
Il colloquio con Laris però non diede i risultati sperati: le rivelazioni degli avventurieri erano talmente sconvolgenti da esigere delle prove. Laris affermò che non avrebbe fatto un solo passo prima di aver interrogato quello che gli avventurieri definivano il ‘vero Molte’, e dopo poco risolutivi scambi di battute, la Compagnia decise di accontentare il Sovrintendente.
Tuttavia, recatisi alla Taverna delle Quattro Picche, gli avventurieri furono costretti a fronteggiare una torma raccoltasi intorno a Molte. Il mercante doveva essere stato riconosciuto, e il suo aspetto malandato aveva suscitato molte domande, le cui inadeguate risposte avevano attirato fin troppe orecchie indiscrete. Orodreth stava facendo del suo meglio per condurre Molte al sicuro, ma oramai sperare di tenere segreto il suo arrivo alla Rocca era impossibile.
Determinati a non lasciare alcuna possibilità di fuga per l’impostore che si era spacciato per Molte, gli avventurieri portarono con sé il mercante sino alla Corporazione. Qui salirono sino all’ampio terrazzo, ricavato da una generosa porzione del tetto merlato della Corporazione Mercantile. Una trentina di mercanti infagottati stava tenendo qui un’insolita riunione sotto un tiepido sole invernale.
L’irruzione della Compagnia generò svariate proteste, ma quando Molte fu rivelato, l’impostore che aveva preso il suo posto alla riunione non ebbe altra scelta che utilizzare la forza; fu così che per la prima volta la sommità della Corporazione dei Mercanti fu abbagliata dalla stregoneria del lampo di un fulmine crepitante.<
Aggredito dall’intera Compagnia, il mago impostore si lanciò oltre il parapetto, atterrando in qualche modo incolume, e si gettò verso le stalle, inseguito dalle maledizioni di Falstaff, privo del suo arco. Non potendo imitare il folle gesto, Narth fece buon uso del rampino e si lanciò all’inseguimento.
Theodor però, precipitandosi per le scale, giunse alla stalla per primo, tosto seguito da Crovont. Fu da qui che vide finalmente emergere l’impostore, privo della sua maschera: avvolto dalle vesti inconfondibili dei maghi-veste, Calisto emerse sul dorso di un destriero scuro.
Il mago-veste rinnegato non rallentò la sua corsa, travolgendo Theodor. Nella confusione Crovont urlava all’indirizzo dei bastioni, ma i cancelli non vennero chiusi. Funes nel frattempo era riuscito a portarsi in posizione di tiro, e la sua freccia colpì con precisione lo stregone, disarcionandolo proprio all’esterno della Rocca.
Nonostante il dispiegamento di forze lanciato all’inseguimento, Calisto pareva essersi dissolto, sicuramente con l’aiuto di una qualche stregoneria. Crovont ritenne possibile che il mago si fosse avvolto con un incantesimo di invisibilità, e la tesi fu corroborata da alcune chiazze di sangue rinvenute da Falstaff. Nonostante questo, seguire le tracce si rivelò troppo difficoltoso, e alle pendici dell’Alto Valico la caccia fu sospesa.
Quando finalmente il gruppo fece ritorno alla Rocca, circa due ore più tardi, la trovò completamente in subbuglio. Uno dei soldati sulla porta si avvicinò al gruppo, per riferire che Laris li stava attendendo. Giunti al Distretto della Fontana, Funes, Narth e Crovont furono ricevuti in una piccola sala privata, e misero al corrente il Sovrintendente degli eventi. Funes però, irritato dalle risposte di Laris decise prima di andarsene, di rivelare la sua posizione alla torma di scossi mercanti che aveva invaso l’abitazione e che richiedevano a gran voce la protezione del Castellano. Narth ebbe ancora da lamentarsi: era stata promessa una ricompensa per aver svelato la vera identità di Calisto, ma del colore dell’oro non si era ancora vista traccia.
Falstaff e Theodor nel frattempo si occuparono della situazione nel Distretto dei Mercanti. L’aiutante stalliere era stato ucciso, e il lampo aveva travolto nel suo percorso cinque mercanti. Una delle guardie alle porte era stata uccisa da Calisto, ma il bizzarro particolare che emerse solo alcune ore più tardi, era che i due soldati addetti alla chiusura del cancello nel secondo piano del barbacane erano stati assassinati: il cranio di entrambi era stato sfondato, come da un pesante colpo di maglio.
Dopo aver informato dettagliatamente il luogotenente Victor sugli eventi che li avevano coinvolti, la Compagnia si ritirò alla Taverna delle Quattro Picche per una notte di riposo. Tuttavia, quella stessa notte il Distretto dei Mercanti fu teatro di nuovi eventi.
Nel cuore della notte, le stalle furono colpite da un violento incendio. L’orsa ammaestrata, custodita nelle stalle, emerse violentemente dall’edificio in fiamme, ma la prontezza di Funes impedì che la furia dell’animale facesse vittime tra i difensori. Utilizzando la sua innata familiarità con le bestie, Funes riuscì a tranquillizzare l’animale e allontanarlo con calma dal rogo, permettendo ai difensori della Rocca di isolare e spegnere le fiamme.
Falstaff comprese che l’incendio doveva essere un diversivo. Ma soltanto quando vide Brienne correre verso la Cappella della Memoria, comprese che le Reliquie, e Frey, potevano essere in pericolo.
Quando spalancarono le porte della Cappella della Memoria, Frey giaceva gravemente ferita innanzi al cadavere di uno dei suoi aggressori, e le Reliquie di Delivrer erano state trafugate. Le tracce lasciate a causa del sangue rappreso conducevano verso la statua di Delivrer. Con la sua innata abilità, Narth riuscì a trovare il meccanismo nascosto che permetteva alla statua di ruotare su un perno. Al di sotto, ben visibile oltre gli ingranaggi che permettevano il movimento della statua, vi era una scala a chiocciola che discendeva in un buio sotterraneo.
Pur essendo stremati dagli accadimenti giornalieri, gli avventurieri decisero di non mollare la ricerca, e si inoltrarono nei cunicoli, seguendo sempre la traccia lasciata dai misteriosi ladri delle Reliquie, sino a giungere ad un gigantesco ossario, il cui pavimento era completamente ricoperto dai resti mortali di svariate creature che potevano benissimo essere umane.
Una delle estremità della sala era illuminata da una lanterna, gettata con noncuranza sulle ossa. Attratti dal bagliore, gli avventurieri si avvicinarono solo per scoprire tre cadaveri, uccisi da pochissimo tempo. Gli indumenti e i tratti li identificavano come complici dell’uomo ucciso nella Cappella della Memoria, ed infatti nello zaino di uno di loro furono ritrovate le reliquie trafugate. Ma la sorpresa più grande fu trovare, stretta nelle mani di uno dei ladri, una spada lunga integra la cui lama risplendeva cupamente alla luce della lanterna: esaminando l’elsa e confrontandola con la reliquia recuperata, gli avventurieri dedussero che doveva trattarsi della spada gemella di Sacrificio, Martirio.
Nonostante la sensazionale scoperta, nessuno poteva distogliere lo sguardo dai tre cadaveri e rabbrividire immaginando quale feroce bestia avesse potuto dilaniarli a quel modo. Temendo di fare la stessa fine, la Compagnia raccolse le reliquie e si affrettò a tornare in superficie.
Prima di riposare, Theodor decise di rivelare quanto scoperto a Frey, alloggiata temporaneamente negli edifici antistanti il Chiostro dei Chierici. Quando la paladina di Libra posò lo sguardo sulla lama integra dello Scudo di Libra i suoi occhi brillarono di gioia. Non avendo alcuna forza per poter custodire le preziose reliquie, pregò la Compagnia di tenerle al sicuro, sino a quando le sue ferite non si fossero rimarginate.
Pur accettando il difficile incarico, era fortissima in tutti loro l’impressione che l’aggressione sventata alla Cappella della Memoria fosse solo il primo atto degli eventi finali della tragedia di Northgar, proprio come avrebbero descritto le cronache delle Terre di Confine durante la fine del 1274.