E così gli emissari che il Re Stregone aveva inviato a Luth Golein vennero decapitati, e le loro teste impalate alle porte orientali per giorni e giorni. Quando furono quasi divorate da mille mosche ronzanti, esse vennero inviate a Gundobad, quale eloquente segno della decisone del Signore di Luth Golein. Si racconta però che quando i canopi che contenevano le teste dei suoi emissari vennero scoperchiati, gli occhi di vivo azzurro del Re Stregone si velarono di tristezza; ché egli sapeva già prima del suo ritorno che gli antichi amici sarebbero stati i suoi nuovi avversari, e che la sua ombra avrebbe trascinato anch’essi nella guerra che avrebbe portato il suo nome.
Gilraed osservava il cortile esterno della tenuta dei Dravlok con distrazione, mentre la sua mente involontariamente rievocava ricordi che avrebbe preferito rimuovere. Il mondo cambiava rapidamente, il tempo disfaceva ogni cosa. Persino gli immortali figli di Caino, che avevano avvolto l’intero mondo nella tenebra, erano stati infine dimenticati. Le memorie degli uomini duravano troppo poco, così come come la loro vita. Un rumore strappò Gilraed ai suoi pensieri. Egli si mosse silenziosamente, a suo agio nelle vesti tenebrose e scostò il pesante tendaggio che lo divideva dal retro della sala. I suoi occhi abituati da secoli alla tenebra videro distintamente gli intrusi.
Un sacerdote, un esploratore, due maghi veste e due nani erano davanti a lui, pronti alla battaglia. Lo sguardo di Gilraed si posò qualche istante sul Malus Vizeraj e sebbene l’arcaico demone non potesse nuocergli nella sua forma, escluse che il suo portatore fosse un volgare ladro. Quindi si decise a scoprire qualcosa di più su quegli avventurieri, prima di gettarli nell’abbraccio della morte.
Gli fu presto chiaro che desideravano confrontarsi con Lyanna, forse nell’intento di ucciderla. Sorrise a questa assurdità. La vita di Lyanna era legata a quella delle sue due sorelle, e soltanto Rael avrebbe potuto deciderne il termine. Eppure, quando finalmente il confronto sembrava inevitabile…
Un sinistro messaggero emerse dalle ombre, accompagnato dalla sua terribile lama bianca. Lo spettro riferì ciò che meno si attendeva. E se Rael davvero desiderava che costoro raggiungessero Lyanna, Gilraed comprese che il suo fato poteva finalmente essere cambiato. Si scostò, lasciando che i quattro uomini e i due nani andassero incontro al loro destino.
Quando Narth sfondò la porta che lo divideva dal barone e dalla Lamia, non avrebbe mai immaginato cosa avrebbe visto. Nelle stanze inviolabili di Lyanna, il pavimento cosparso da cadaveri per metà divorati generava un terribile fetore, mentre la Lamia stringeva nelle sue voluttuose spire il corpo di Gelion Crownar, la cui mente era ottenebrata dai potenti incantesimi della donna serpente. Lyanna abbandonò il barone, torreggiando sugli avventurieri nella sua vera forma. Narth comprese che nessuna parola avrebbe evitato quello scontro, e aggredì la mostruosità con la sua scure, mentre i suoi compagni ricorrevano a tutta la potenza dei propri incantesimi e della propria fede.
La battaglia che si scatenò fu terribile ed il fragore richiamò tutti i soldati del barone dai piani sottostanti: quando gli armigeri giunsero nelle sale nascoste, videro il corpo mostruoso di Lyanna crollare, straziato dalle innumerevoli ferite, mentre la Compagnia cercava di riprendersi dal terribile scontro. Deposte le armi, gli avventurieri diedero il tempo ai soldati di comprendere il loro ruolo nella vicenda: e quando fu chiaro che essi avevano sottratto il barone al malefico influsso della Lamia, l’intera Compagnia venne convocata al cospetto del Signore di Luth Golein.
Dopo aver ascoltato con attenzione quali eventi li avevano condotti sino a lui, il barone parlò a lungo, descrivendo i tempi che furono e il Re Stregone, che nel suo cuore non avrebbe mai tradito veramente. Tuttavia, egli avrebbe ordinato che gli emissari di Gundobad fossero decapitati, affinché le dicerie sulla sua lealtà venissero messe a tacere. Tale era infatti il legame del sangue, e mai Gelion avrebbe tradito i propri figli e la propria stirpe.
Una settimana più tardi, rientrando alla taverna del Sole Ridente, uno tra i migliori alloggi per i viandanti di Luth Golein, Falstaff trovò i propri compagni riuniti in una delle sale private, in compagnia di Jorge, abbigliato per l’occasione come un comune paggio. Egli si disse estremamente soddisfatto per la piega che avevano preso gli eventi, ed anche se probabilmente aveva ricavato altri vantaggi per la sua corporazione, era vero che l’operato della Compagnia aveva tratto in salvo da una sorte incerta Alcor e Constantin.
Prima di congedarsi, Jorge rivelò che avrebbe mantenuto la sua parte dell’accordo, a patto che Elene non venisse uccisa. Mentre Narth borbottava taciturno, Falstaff si impegnò a rispettare la vita dell’assassina. Quando Jorge infine si ritirò dalla sala, il cuore del giovane esploratore tremò come non aveva fatto sin da due anni a quella parte, in un ghiacciato cortile all’ombra della Fortezza Bianca.